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L’edificio di quattro piani è stato completamente ripensato. Prima cosa con la colorazione gialla, che spicca nel paesaggio monotono di questa periferia berlinese (“Perché giallo? Perché sì, poteva essere qualsiasi colore”, spiega Mvrdv). Al piano terra un caffè immaginato come spazio di co-working e incontro, con un concierge che accoglie i visitatori del campus e li indirizza se necessario. Salendo gli spazi dedicati agli uffici. Il rooftop viene completamente reinventato, con un padiglione in legno clt e un giardino che si affacciano sulla spianata di Tempelhof e sulla città di Berlino, con il suo accrocchio di edifici riconoscibilissimi ma dove gli elementi simbolici sono rarefatti - che poi è la gloria di questa città vastissima, spesso weird, per vocazione modesta e sempre più gentrificata dal massiccio afflusso di giovani expat. In lontananza, si scorge chiaramente l’inconfondibile torre della tv di Alexanderplatz.
Tutto il progetto è stato realizzato con grande attenzione alla sostenibilità dell’edificio, ovviamente, vista la sua vocazione del luogo di cui fa da cancello. Materiali biobased e legno sostenibile si alternano a quelli ad alta componente di riciclo. Tutte le luci sono led ad alta efficienza energetica.
In una giornata nevosa di fine novembre, nel ristorante degli Atelier Gardens, subito di fianco agli studi di posa dove qualche settimana fa Bmw ha girato un *commercial*, con un menù che fa largo uso di elementi di riuso secondo una filosofia zero-waste, Klaas Hofman di Mvrdv racconta a *Domus* il progetto del campus, del nuovo edificio e prima di tutto della gigantesca scala. “Prima di tutto risolve una questione pratica, quella dell’uscita di emergenza”, spiega l’architetto. E poi ha un altro aspetto funzionale, aggiunge, ovvero quello di creare un nuovo accesso all’ultimo piano, che nella sua configurazione rinnovata è pensato per ospitare eventi - anche la conferenza stampa di Haus 1 si è tenuta lì.
Sicuramente l’elemento più affascinante del progetto della scala, oltre alla sua dimensione, alla particolare collocazione che la trasforma automaticamente in elemento simbolico, e alla particolare configurazione a segmenti - doveva essere circolare, all’inizio, premette Hofman- è la sua abitabilità. Lungo i 57 metri di lunghezza sono stati disseminati tavolini tondi e sedute. Il parapetto è alto e non poteva essere altrimenti per motivi di sicurezza, aggiunge, ma resta l’affaccio notevole sul panorama berlinese - e su quello del campus stesso. Farà zig zag tra gli alberi, racconta Hofman, questa scala che nelle intenzioni di chi l’ha progettata è “iconica, ma non monumentale”.
Con l’arrivo della primavera sarà il verde infatti a inondare l’area degli ex Bufa. In linea con il ridisegno del paesaggio fatto da Harris Bugg Studio, sono stati piantati oltre 57 nuovi alberi e 8300 piante. Sono solo un terzo di quelli che vedremo qui. Un intervento non semplicemente estetico, o che renderà lo spazio più godibile per i visitatori, ma anche funzionale e simbolico, di “resilienza climatica” dell’area, che si accompagna a iniziative come il sistema per il recupero delle acque piovane e il già menzionato focus sul cibo sostenibile servito nella canteen degli Atelier Gardens. “Soil, soul, society” - suolo, anima e società - citazione dell’attivista britannico Satish Kumar, è il motto del campus, che si è posto la missione di coltivare il suolo, non solo metaforicamente, per la trasformazione sociale ed ecologica di Berlino e oltre.
# Icona, la nuova cabina fototessera Pininfarina x Dedem
La cabina che da sessant’anni fotografa volti rinasce adattandosi al presente: accessibile, tecnologica e sostenibile. E con una imprescindibile identità italiana.
Di Alessandro Scarano
~[PININFARINA_CABINA FOTOTESSERE DEDEM – Dropbox](https://www.dropbox.com/scl/fo/shy54een5dnpmoia88spv/h?rlkey=x7tk97mbyy0ns7983ml2c6yqj&dl=0)~
Oggi è facile farsi un selfie. Si alza una mano e si apre una app, click e via. Sessant’anni fa la storia era tutta diversa. Ci volevano 5 minuti per lo sviluppo e le foto, rigorosamente in bianco e nero, risultavano appiccicose al tatto. Sarebbero rimaste così fino all’avvento del digitale. E indovina? I puristi della fototessera non la presero neanche troppo bene. Lo spiega Silvio Angori, Coo di Dedem, l’azienda che per prima ha installato una cabina per fototessera in Italia (era il 1962), nella storica sede di Pininfarina, icona globale del progetto italiano, a Cambiano, alle porte di Torino.
L’occasione è la presentazione di Icona, una nuova cabina, “un oggetto che viene dalla storia e va verso il futuro” (Sandro Lama, direttore marketing Dedem). Oggi Dedem ha 3600 cabina installate in tutta Italia, per un totale da fare girare la testa, 10 milioni di foto tessere stampate all’anno. Dal 2024, circa metà delle 150 nuove cabine saranno Icona.
Pininfarina ne ha curato il nuovo disegno e Nicola Girotti, responsabile product design dello storico marchio partito dall’automotive, spiega che tre sono i punti focali di questa nuova cabina, che ricorda una L rovesciata e si presenta con un’estetica tra l’high tech e un certo brutalismo da film di fantascienza anni Ottanta, con schermi, linee dritte e forme stondate, e inserti metallici tra le predominanti cromatiche del bianco e del nero. La vecchia cabina squadrata e rivestita in simil-legno, con la grande scritta fototessera sulla sommità, e un feeling da fotoautomat berlinese, può rimanere sullo sfondo.
Tre dunque i punti focali nell’approccio di design di Icona: il primo è l’accessibilità. Sparisce il vecchio sgabello metallico che lascia spazio a una seduta a scomparsa. Ora è più facile usare la cabina per chi ha mobilità ridotta. “Un sistema AI regola la fotocamera in base all’altezza del viso”, dice Girotti. Poi c’è il passaggio dalla pulsantiera al touchscreen, con l’eliminazione di ogni pulsante fisico. Questo darà sicuramente la possibilità di ulteriori funzioni e personalizzazioni in futuro. Oltre ad avere previsto un grosso sforzo nel ridisegnare l’intera esperienza. Infine, un occhio all’aspetto ambientale: la cabina è realizzata con acciaio ed elementi stampati in 3d, ed è pensata per essere il meno energivora possibile. Il tutto nasce dal lavoro congiunto tra Dedem e Pininfarina durato quasi due anni.
“Non facciamo solo auto”, dice Silvio Angori, Amministratore Delegato di Pininfarina. Anzi: “Diamo realtà ai sogni”, sottolinea, spiegando la traiettoria di un marchio che nasce con l’automotive, si estende poi al product design e all’architettura e oggi allarga al design delle esperienze. E questa cabina che ricorda un mondo “in cui non c’erano i selfie”, o meglio erano un’altra cosa, conclude, “non è un prodotto, ma una intera esperienza”.
# Cosa ce ne facciamo dell’audio e cosa Sony non ha capito
Gli auricolari flagship Wf-1000xm5 hanno una resa sonora encomiabile. Ma ascoltare non ci basta più, vogliamo interagire e queste cuffie lo dimostrano perfettamente.
Una premessa: l’ultima versione delle Wf-1000x, le cuffiette di Sony oramai alla loro quinta versione (la terza totalmente senza cavetti), hanno un suono incredibile. Difficile trovare qualcosa di meglio sul mercato. Non soltanto per la resa dell’audio e per la capacità di restituire in maniera dettagliata e insieme emozionante passaggi musicali complessi con suoni a cascata, ma anche perché a differenza di tanti altri auricolari che puoi comprare oggi, questi riescono a dare una fisicità alla musica che, in tempi di digitale a tutti i costi, è rara. Il sito specializzato Soundguys ne elogia la complessiva quantità e soprattutto la capacità di creare “un soundstage”.
Senza dubbio va riconosciuto a Sony anche di avere finalmente raggiunto il migliore compromesso tra misure e performance. La versione precedente degli auricolari era ancora un po’ ingombrante e qualcuno poteva sentire fatica nell’indossarle a lungo, per peso e vestibilità, ora invece scatola e bussolotti hanno trovato una dimensione perfettibile ma totalmente soddisfacente. Ed è comparso anche un pairing button fisico sulla custodia per semplificare l’associazione con nuovi dispositivi.
*DIDASCALIA FOTO Le cuffie vengono vendute in una deliziosa scatoletta in materiale riciclato e sono fornite di tre taglie aggiuntive di gommini in schiuma di poliuretano, per il miglior isolamento passivo dal rumore possibile.*
Le Wf-1000xm5 supportano il nuovo standard Bluetooth 5.3, standard comuni come Sbc e Aac, l’efficiente Le e il Ldac, il formato di Sony ad alta qualità.. Le vere gioie in qualche modo finiscono qui. Che è un bel punto dove finire: le Sony wf-1000xm5 sono forse le migliori cuffiette sul mercato se ascoltate molta musica e di generi diversi. E magari qualche podcast.
==**Hardware e software** (questa parte possibile dida per una gallery interna di tre foto)==
==La app di Sony Headphones è il vero scrigno delle meraviglie dei dispositivi del brand e soprattutto delle serie flagship Wh (cuffie) e Wf (questi appunto, gli auricolari), con una cascata di opzioni che permettono di personalizzare a fondo l’esperienza d’uso e di ascolto del dispositivo.==
==Ecco per esempio speak-to-chat, l’opzione che permette di interrompere l’ascolto semplicemente parlando (un po’ un problema in realtà se canticchiate o avete il raffreddore); il motore di miglioramento sonoro Dsee; la possibilità di collegare funzioni diverse ai comandi touch. Da questo modello, c’è anche la possibilità di connettersi a due diversi dispositivi e di utilizzare un movimento della testa per rispondere a una telefonata (ed è subito fantascienza).==
==C’è un equalizzatore che si disegna in base ai vostri gusti, utilissimo in realtà perché gli auricolari Sony hanno un suono out-of-the-box che accontenta pochissimi e in maniera variabile (basta un giro tra Reddit e recensioni). E poi c’è il suono adattativo, asset intelligente in continuo miglioramento che fa la differenza sui dispositivi Sony, adattando la modalità di ascolto a cosa state facendo, o dove siete.==
### Perfette per ascoltare
Possiamo dire che se usassimo gli auricolari con le stesse funzioni delle cuffiette cuffiette del Walkman negli anni ’80, ovvero per ascoltare musica (o magari un podcast, o l’audio di un film), gli auricolari flagship di Sony sarebbero semplicemente perfetti.
Ma oggi gli auricolari sono degli strumenti multifunzione che devono passare da un impiego all’altro nella maniera più fluida possibile. Devono rispondere alla nostra necessità di interagire costantemente con la tecnologia.
E quindi le cuffiette ci servono non solo per ascoltare, ma anche per parlare. Usiamo gli auricolari per chiamare e mandare messaggi vocali e nonostante una opzione che lavora proprio su una migliore resa della voce che puoi selezionare nell’app, non è raro il caso in cui la voce catturata dalle Wf-1000xm5 - soprattutto mentre invii un breve vocale o se parli velocemente - risulti annichilita o si dissolva sullo sfondo.
### Il senso dell’audio
Ma il problema principale di utilizzo dei Wf-1000xm5 è la “trasparenza”, ovvero quell’opzione che permette di scavalcare la barriera acustica degli auricolari e ascoltare il mondo esterno come se non li stessimo indossando, passando fluidamente dal paesaggio elettronico e tempestoso dell’ultimo di Aphex Twin a una chiacchiera con la vicina ultrasettantenne sullo stato di riparazione dell’ascensore condominiale (che poi è anche la sintesi di come viviamo in questi anni Venti).
In questo, le AirPods Pro di Apple, che hanno un suono ottimo ma comunque meno esaltante dei flagship Sony, lavorano alla perfezione. È proprio sull’interazione con l’esterno che danno forse il loro meglio: basta un click sullo stelo e sei dentro alla tua musica (o puoi usarli anche solo come deterrente per i disturbi esterni, [come abbiamo raccontato qui](https://www.domusweb.it/it/design/2023/02/15/silenzio-contro-larroganza-del-rumore-ci-restano-solo-le-airpods-.html)); con un altro click, è come non averli addosso. Dopo averli usati, cambia la tua aspettativa su cosa aspettarti da un paio di auricolari.
Apple ha messo sul tavolo una soluzione coerente con la filosofia della tecnologia di consumo di oggi (che non a caso ha definito più di chiunque altro): il dispositivo c’è, ma non è pesante, non è un ingombro, sparisce velocemente all’occorrenza. È fluido, come tutto in questi giorni di continuo adattamento e adattabilità. È sempre abilitante, mai una zavorra.
Sony riduce l’esperienza di “trasparenza” sulle Wf all’opzione “quick attention” con cui si può interagire con il mondo esterno per qualche secondo tenendo premuto un auricolare con il dito. Ma la resa non è fantastica, è oggettivamente scomodo - pensate se dovete avete qualcosa in mano - e la sensazione è che sia troppo poco, come se ci si potesse solo affacciare alla finestra, e non entrare e uscire di casa liberamente.
**Nota**: accoppiando gli auricolari (ultimo firmware al momento della recensione, 2.0.1) con un iPhone 15 Pro, abbiamo notato talvolta l’audio sganciarsi per qualche secondo da una o entrambe le cuffiette e qualche pausa di troppo nel passaggio di modalità del suono adattivo. Sono problemi che non avevamo riscontrato nei modelli precedenti e che ci auguriamo saranno presto risolti da aggiornamenti software.
# Random International at Nxt
[Images high res](https://www.dropbox.com/sh/1itrg4kooct73zj/AAC6AcQclSoVBoUuABtqJr9qa?dl=0)
# E se lo smartphone fosse una it bag? Honor trasforma il telefono in un wearable
Il nuovo concept di telefono foldable del brand è pensato per essere indossato con un alto margine di personalizzazione, grazie a display intercambiabili come quello creato dalla grande artista cinese Xiao Hui Wang, che *Domus* ha incontrato.
Si chiama Honor V Purse il nuovo concept phone del brand tecnologico, che strizza l’occhio alla moda ma anche all’arte con questo nuovo dispositivo presentato all’Ifa di Berlino. Il telefono si ispira ai bestseller della moda di oggi, le borsette. Una serie di accessori come cinturini e catene lo rendono trasportabile e soprattutto indossabile. Ma l’elemento di personalizzazione più rilevante è costituito dai display always on intercambiabili, che possono riprodurre il pattern di una vera borsetta, ma anche paesaggi o figure. Ovviamente, possono essere scelti a seconda del momento della giornata, dell’outfit, della giornata e così via.
Abbiamo visto negli ultimi anni crescere la tendenza del telefono portato a tracolla, grazie ad apposite custodie. Ma lo schermo è sempre nero o al massimo tracciato dalle linee essenziali degli always on display come li abbiamo conosciuti fin qui. Honor vuole sparigliare le carte e farne un elemento di forte personalizzazione del telefono, con questo concept in cui lo schermo si allunga sotto una elegante cornice che contiene le fotocamere. I display possono anche animarsi con l’oscillazione del telefono e all’ambiente circostante, riproducendo effetti realistici in base alle informazioni raccolte dal giroscopio o dal sensore di luminosità, o permettendo a chi le disegna di esplodere la propria creatività.
“Il futuro della moda è digitale”, spiega Giles Deacon, tra i volti della moda coinvolti da Honor per questo importante lancio, che corre in parallelo a quello dell’Honor Magic V2, il telefono pieghevole più sottile del mondo (meno di un centimetro di spessore). Abbiamo avuto spesso occasione di raccontare sulle piattaforme digitali di *Domus* gli esperimenti della moda in ambito tecnologico, trascinate sicuramente [dall’hype del metaverso](https://www.domusweb.it/it/design/gallery/2021/09/28/dalla-passerella-a-fortnite-quando-la-moda-si-fa-nel-metaverso.html). In questo caso è la tecnologia che guarda alla moda come un riferimento, anche con un interessante uso di materiali sostenibili.
Una mossa coraggiosa per Honor, che così consacra la sua presenza nel campo della creatività. Come ha avuto modo di sottolineare il capo marketing dell’azienda Guo Rui durante un panel che si è tenuto a Berlino in concomitanza con la presentazione del Magic V Purse, arte e design sono un asset sostanziale per Honor.
Lo dimostrano i Global Design Awards di Honor Talents, che sono nati nel 2020 e coinvolgono più di 40 paesi e 160 università al grido di “ispira il futuro”. Durante il panel, l’artista multimediale Yunuen Esparza, che negli ultimi anni si è specializzata in opere in realtà aumentata, ha presentato i due display che ha realizzato per il Magic V Purse, ispirati uno al Messico, dove è nata, e il secondo alla regione indonesiana di Bali.
Esparza è giudice di Honor Talents, come lo è l’artista interdisciplinare cinese Xiao Hui Wang, anche lei presente a Berlino, che ha una lunga collaborazione con Honor, come racconta a *Domus* in tedesco – divide il suo tempo tra la Cina, dove due musei portano il suo nome a Shanghai e Suzhou, e la Germania. “Hai sempre usato il telefono per una funzione, come mandare un messaggio o una mail”, spiega l’artista, “ma le nuove tecnologie trascendono queste funzioni”. Il risultato sono dispositivi che danno via a esperienze completamente diverse. E modi completamente diversi di viverli. E indossarli.
Per il display che ha realizzato per V Purse, Wang ha preso ispirazione dalla filosofia cinese e dai concetti complementari dello yin e dello yang: l’immagine always on che compare all’esterno del telefono è adatta a un mondo frenetico e sociale in cui bisogna essere trendy e sul pezzo, mentre quando lo smartphone viene aperto, ci si immerge in una sfera di intimità. Non a caso, questa opera d’arte in forma di display è intitolata *Deep breath*. Se Honor ha fatto la scommessa giusta, ne vedremo sicuramente molti altri in futuro.
# I nuovi speaker vintage di JBL sono “disegnati per la realtà”
La nuova linea Authentics recupera il passato ma parla direttamente con il presente, spiega a *Domus* il vicepresidente design di Harman, di cui Jbl è parte, Christian Schleunder.
Foto:[JBL Authentics: What your home looks like says a lot, what it sounds like says more](https://news.jbl.com/en-CEU/228862-jbl-authentics-what-your-home-looks-like-says-a-lot-what-it-sounds-like-says-more)
Jbl è un brand molto popolare. Lo è soprattutto grazie ai suoi speaker portatili che abbiamo visto ovunque e in mano a chiunque negli ultimi anni. È anche il marchio che ha firmato un’operazione nostalgia come[[ il comparto audio della Panderis ]]e al tempo stesso un prodotto innovativo come primi auricolari con uno schermo sulla custodia (Jbl Tour Pro 2). Il suo ultimo lancio lo rimette in dialogo [con oltre 75 anni di storia](https://www.domusweb.it/en/news/gallery/2021/04/07/the-most-iconic-jbl-products-of-all-time.html). I nuovi speaker connessi Authentics, una lineup di 3 pezzi di diverse dimensioni, riproducono musica con un suono immersivo grazie all’audio spaziale e al Dolby Atmos sul modello 500; sono le prime al mondo che possono attivare sia Alexa sia Google Assistant – gli assistenti vocali, spiega il brand, giocano un ruolo importante nell’85% delle case europee. Soprattutto gli speaker si distinguono dalla gran parte della produzione recente di Jbl perché presentano “echi discreti del design retrò degli anni Settanta”. Anche qui ci sono delle ricerche tra i consumatori a supporto della scelta – Jbl non sembra muoversi mai a caso: per il 64% degli intervistati europei il design è importante ed è fondamentale nel creare un’esperienza audio “immersiva e raffinata”, e per il 55% ha importanza che l’aspetto abbia dei richiami vintage.
È la newstalgia, il trend che fonde linee retrò e nuove tecnologie, spiega Christian Schluender, SVP e General manager del design del colosso dell’audio Harman (di cui Jbl è parte). Lo fa dal palco dell’evento che Jbl ha organizzato per il lancio di Authentics, nei giorni di Ifa, la più grande fiera di tecnologia di consumo d’Europa, dove un tempo il brand (con Harman) aveva una presenza centrale. Ma post-Covid le cose sono cambiate e si preferisce una presentazione per i media in cui il racconto del prodotto si intreccia a dj set e a un divertente karaoke, in una location cool che è un ex garage multipiano di un’area nobile di Berlino (dietro Savignyplatz), con inviti mirati a giornalisti e influencer internazionali, che si mescolano sotto cassa o in fila per un drink.