13211_11418_000000 ma per contrario lasceranno il fieno e la biada perchè non li conviene per esser contrario alla natura loro voi adunque signor mio lascerete i cibi che alla natura vostra non si convengono e abbracciarete quelli che alla complessione vostra sono convenevoli 13211_11418_000001 là onde il re ordinò che tutti i medici della città venissero alla sua presenzia e liberamente dicesseno il lor parere intesa la voluntà del re tutti i medici di qualunque grado e condizione esser si voglia andorono al palazzo regale e dinanzi al re s'appresentarono 13211_11418_000002 ma bensì si sforzeremo in quanto per noi si potrà di farvi quelle provisioni che possibili saranno a riaver la sanità e riavuta conservarla 13211_11418_000003 la qual restituita mi darete quelli consegli che più idonei vi pareranno a conservarla risposero i medici sacra maestà dar la sanità non è in potestate nostra ma nella mano di colui che sol con un cenno il tutto regge 13211_11418_000004 avvenne che il re gravemente s'infermò ma essendo assai giovane e di gran coraggio nulla o poco estimava quel male or continovando l'infermità e di giorno in giorno facendosi maggiore divenne a tale che quasi non più via la speranza di vita 13211_11418_000005 e perchè egli era mal addobbato non ardiva comparere tra tanti sapienti e eccellentissimi uomini ma per vergogna si puose dietro l'uscio della camera del re che appena si puotea vedere e ivi chetamente stava ad ascoltar quello che dicevano i prudentissimi medici 13211_11418_000006 tra questi medici vi era uno nominato maestro goffreddo uomo di buona vita e di sufficiente dottrina ma povero e mal vestito e peggio calzato 13211_11418_000007 io acciò che riabbiate la pristina sanità non voglio altro da voi eccetto la dieta prendendo un poco di fior di cassia per rinfrescare il sangue il che fatto in otto giorni resterete sano 13211_11418_000008 indi cominciarono i medici a disputare dell'origine dell'infermità del re e de' rimedii che s'hanno a dare e ciascuno di loro siccome è lor usanza particolarmente referiva l'opinione sua allegando galeno ippocrate avicenna e gli altri suoi dottori 13211_11418_000009 riavuta la sanità se voi vorrete lungo tempo conservarvi sano osservarote questi tre precetti il primo che voi teniate il capo ben asciutto 13211_11418_000010 ma se considerasseno con saldo giudicio le cause per le quali vengono l'infermità a gli uomini forse non si riderebbeno ma attenti starebbeno ad ascoltare colui che forse con sua pace il dico è più savio e più perito di loro 13211_11418_000011 appresentati adunque tutti i medici dinanzi al re disse guglielmo eccellentissimi dottori la causa del raunarvi insieme alla presenza mia 13211_11418_000012 il viver da bestia è che l'uomo die mangiare cibi appropriati alla complessione sua si come fanno gli animali irrazionali i quali si nudriscono di cibi convenevoli alla natura sua 13211_11418_000013 e piglio l'esempio dal bove e dal cavallo ai quali se noi appresentiamo un cappone un fasciano una pernice o la carne di buon vitello di altro animale certo non vorranno mangiare perchè non è cibo appropriato alla natura 13211_11418_000014 poi l'uomo dee tenere i piedi caldi acciò l'umidità e freddura che rende la terra non ascenda allo stomaco e dallo stomaco al capo e generi dolor di capo mala disposizione di stomaco e altri innumerabili mali 13211_11418_000015 sappiate signor mio che l'infermità vostra non è a morte perciò che non è causata da fondamento fermo ma da sforzato e non aveduto accidente il quale si come tostamente venne così ancor prestamente si risolverà 13211_11418_000016 signor mio disse gotfreddo questi miei onorandissimi padri molto esperti nell'arte della medicina si maravigliano non poco dell ordine da me dato cerca il viver vostro 13211_11418_000017 donne gentil non vi meravigliate di quel ch'ora da dirvi ho nel concetto perchè quel cliè dirovvi è veritate ancor che paia nien degno soggetto dico che in tanta mia calamitate 13211_11418_000018 penso anzi mi rendo certo graziose donne che mai non abbiate inteso il caso di guglielmo re di bertagna il quale a' tempi suoi né in prodezza né in cortesia non ebbe il pare e mentre ch'egli visse sempre li fu la fortuna favorevole e propizia 13211_11418_000019 bennati anzi divini si suoleno giudicar coloro che con effetti si guardano dalle cose contrarie e col giudicio naturale si accostano a quelle che di beneficio e giovamento li sono 13211_11418_000020 e in tal maniera lo schernivano il re vedendo le tante risa che i medici facevano comandò che ognuno tacesse e dal ridere oramai cessasse e che maestro gotfreddo rendesse la ragione di tutto quello che avea proposto 13211_11418_000021 che quando l'uomo si trova per la stanchezza o per lo gran calore sudato debbe immantinenti asciugarsi acciò che quella umidità che è uscita fuori del corpo più dentro non ritorni e generi l'infermità 13211_11418_000022 altro non è se non ch'io desidero intender da voi la causa di questa mia grave infermità pregandovi che con ogni diligenzia vogliate curarla e darmi quelli opportuni rimedii che si ricercano restituendomi alla pristina sanità 13211_11418_000023 e così facendo viverete sano e lungamente piacque molto al re il consiglio datoli da gotfreddo e prestandoli fede a quello s'attenne e data licenzia agli altri medici lo ritenne appò di sé 13211_11418_000024 venuta isabella al fine della sua favola non senza gran diletto da tutta la compagnia ascoltata prese in mano un bello e arguto enimma e quello con la sua grazia in tal maniera raccontò 13211_11418_000025 avendolo in molta riverenza per le sue degne virtù e di povero lo fece ricco sì come egli meritava e solo rimasto alla cura del signore felicemente visse fine della storia 13211_11418_000026 quasi schernendolo e facendosene beffe di lui e non considerava che spesse volte avviene che l'arte dall'arte è schernita il re fecegli intendere che venisse inanzi alla presenzia sua 13211_11418_000027 perciò che sotto la corteccia altro senso che quello che dimostra contiene un giovane fugato da sbiiti fuggiva e così fuggendo vidde l'uscio di una casa aperto e un altro per salvarlo lo spinse in casa e chiuse l'uscio e pose il cadenazzo nel tondo che è il forame 13211_11418_000028 i medici inteso il bell'ordine dato da gotfreddo al re circa la norma del suo vivere si misero in tanto riso che quasi si smassellavano da ridere e voltatisi verso il re dissero 13211_11418_000029 il secondo ch'abbiate i piedi caldi il terzo che'l cibo vostro sia da bestia le quai cose si voi porrete in essecuzione lungo tempo camparete e sano e gagliardo riverete 13211_11418_000030 rispose maestro gotfreddo sacra maestà quantunque tra questi onorandi padri il più infimo e il men dotto e il men eloquente meritamente dirmi possa per esser povero e di poca estimazione 13211_11418_000031 il re poscia che intese chiaramente la lor opinione volgendo gli occhi verso l'uscio della sua camera vide un non so che di ombra che appariva e addimandò se vi era alcuno che restasse a dir l'opinione sua fulli risposto che no 13211_11418_000032 non prendete adunque maraviglia sacra corona della proposta mia ma abbiate per certo tutte l'infermità che vengono agli uomini nascere o da riscaldamenti o da freddo preso o da superfluità d'umori cattivi imperciò 13211_11418_000033 guglielmo re di bertagna aggravato d'una infermità fa venir tutti e medici per riaver la salute e conservarsi sano maestro gotfreddu medico e povero li dà tre documenti e con quelli si regge e sano rimane 13211_11418_000034 all'ora disse il re maestro gotfreddo voi dovete a bastanza aver inteso il caso mio per la disputazione c'hanno fatto fin'ora questi onorandi medici però non fa bisogno altrimenti riassumere quello ch'è stato detto che dite adunque voi di questa mia infermità 13211_11418_000035 ma rari per l addietro s hanno trovati e oggidì pochi si trovano che una regola nel loro vivere vogliono osservare ma altramente avenne ad uno re il quale per conservar la sanità prese dal medico tre documenti e quelli osservando si re 13211_11418_000036 nondimeno per obbedire a precetti di vostra sublimità mi sforzerò in quanto per me si potrà di dichiarirle l'origine del mal suo indi darolle una norma e una regola che nell'avvenire sano viver potrà 13211_11418_000037 se non glielo spingeva ben da drieto e non glielo ficcava dentro al tondo a pieno era disfatto allor del mondo parve molto lordo e sozzo alle donne il raccontato enimma ma in verità non era 13211_11418_000038 il re ch'aveva adocchiato uno disse farmi veder se non son cieco non so che dietro quella porta e chi è egli a cui rispose uno di quei sapienti est ono quidam 13211_11418_000039 ed egli così mal vestito che un mendico pareva fecessi innanzi e tutto timoroso umilmente s'inchinò dandogli un bel saluto il re fattolo prima onorevolmente sedere lo interrogò del nome suo a cui rispose goffreddo è il mio nome sacra maestà 13211_11418_000040 ma se li porrete dinanzi il fieno e la biada per cibo convenevole a sé subito la gusteranno ma date il cappone il fasciano e la carne al cane over al gatto subito la divoreranno perchè è cibo appropriato a loro 13211_11418_000041 questi sono i canoni queste sono le regole di maestro gotfreddo questi sono gli suoi studii oh che bei rimedii oh che buone provisioni da esser fatte a un tanto re 13211_11418_000042 la signora ordinò ad isabella che colla favola seguitasse la qual non sorda né muta in cotal guisa disse favola 4009_11418_000000 signori miei il vostro piacevole ridere m'indica manifestamente che voi istimate il nostro enimma esser sporco anzi sporchissimo ma nel vero se con le orecchie attenderete 4009_11418_000001 l'enimma da fiordiana raccontato diede amplissimo campo di ridere perciò che se non tutti almeno la maggior parte disonestissimo lo giudicarono ma fiordiana che già s'era accorta per le molte risa mal esser giudicato di lei levatasi in piedi con grazioso viso disse 4009_11418_000002 fine della storia alle donne che l'ascoltarono non molto piacque la favola e massimamente quando intesero il marito aver a pieno tamussata la moglie ma ben si doleano lei esser causa della morte del marito 4009_11418_000003 favola terza federico da pozzuolo che intendeva il linguaggio degli animali astretto dalla moglie a dirle un secreto quella stranamente batte 4009_11418_000004 ed egli non ha salvo che una moglie e non sa ammaestrarla che le sia obediente lascia adunque che egli muoia non credi tu che ella si saprà trovare un altro marito tal sia di lui s'egli è da poco il quale desidera ubedire alla pazza e sfrenata voglia della moglie 4009_11418_000005 le quali parole intese e ben considerate il giovane revocò la sua sentenzia e rendette molte grazie al gallo e facendogli la moglie instanzia di voler intender la causa del suo ridere egli la prese per gli capegli e cominciò a batterla e diedele tante busse che quasi la lasciò per morta 4009_11418_000006 e con le mani fa andar di qua e di là la navicella con la fessura e tira a sé le casse a ciò che la tela si faccia più fissa comendorono tutti il sollevato ingegno di fiordiana e maggiore di quello che giudicavano lo riputorono 4009_11418_000007 ella adunque volendo piuttosto la morte del marito che lasciar la pessima sua volontà andò a chiamare il confessore in questo mezzo giacendosi egli addolorato nel letto udì il cane che disse tai parole al gallo che cantava 4009_11418_000008 la cavalla stese le orecchie e soffiando con le nari fortemente cominciò a nitrire e rispondendogli diceva io porto la padrona che è gravida e anche io ho nel ventre il tuo fratello 4009_11418_000009 non ti vergogni tu disse egli tristo e ribaldo il nostro padrone è poco lontano dalla morte e tu che deveresti e tristarti e star di mala voglia canti di allegrezza 4009_11418_000010 e tu che sei giovane leggero e senza alcun peso soprapostoti ricusi di camminare vieni se vuoi venire se no fai come ti piace 4009_11418_000011 rispose prontamente il gallo e se more il padrone che ne ho a far io sono io forse causa della morte di quello egli vuole spontaneamente morire 4009_11418_000012 ma se pur in qualche caso egli le dicesse la causa di quello ella si tenesse per certo che le parche subito taglierebbero il filo della sua vita e così presto se ne morrebbe 4009_11418_000013 gli uomini savi e avveduti deono tener le loro mogli sotto timore né patire ch'elle li pongano in brache in capo perciò che altrimenti facendo alla fine si troveranno pentiti 4009_11418_000014 non lo troverete così sozzo come voi lo istimate imperciò che altro non dimostra il nostro enigma salvo che la vaga tessaretta la quale con i piedi mena le calcole 4009_11418_000015 non sai tu chi è scritto nel primo della politica la femmina e il servo sono ad un grado medesimo essendo il marito capo della moglie dee la moglie istimare i costumi del marito esser la legge della sua vita 4009_11418_000016 le rispose il marito che ella andasse a chiamar il confessore perchè dovendo egli morir per tal causa voleva prima confessarsi per raccomandarsi a dio il che fatto le direbbe il tutto 4009_11418_000017 per queste promissioni la scellerata e malvaggia moglie s'acchetò poi che furono ritornati a pozzuolo subito ricordatasi della promessa a lei fatta sollecitava il marito che le dovesse mantenere quanto le aveva promesso 4009_11418_000018 la moglie importuna gli rispose che ad ogni modo ella voleva saper la causa di tal ridere se non che ella per la gola s'appiccherebbe il marito all'ora constituito in così dubbioso pericolo le rispose così dicendole 4009_11418_000019 acciò che non si perdesse tempo la signora comandò a fiordiana che una piacevole e amorosa favola cominciasse usando però quella brevità che le altre finora usato hanno ed ella con voce tra denti non ritenuta in tal modo disse 4009_11418_000020 federico da pozzuolo giovane discreto cavalcando un giorno verso napoli sopra una cavalla che per avventura era pregnante menava la sua moglie in groppa la quale parimente era gravida 4009_11418_000021 il tutto dopo ed ella allegra e piana con tal stromento assai si sollacciava piacquemi questo molto e tu noi credi veder tal cosa far con mani e piedi 4009_11418_000022 le qual parole intendendo il giovane perciò che egli intendeva le voci e degli uccelli e degli animali terrestri si sorrise la moglie di ciò maravigliandosi gli addimandò la causa del suo ridere le rispose il marito aver spontaneamente riso da sé 4009_11418_000023 poi che tutti tacquero fiordiana per non turbare l'incominciato ordine in tal guisa raccontò il suo enigma vidi una né vi paia cosa strana che una fessa stringeva ed allargava un non so che dopo lungo una spanna prima la puma del fesso ficcava 4009_11418_000024 io ho cento moglie e facciole per timore tutte obbedientissime a comandamenti miei e gastigo ora una or un'altra e dolle delle busse 4009_2012_000000 povero signor venanzio era un po' uggioso ne convengo ma era un buon uomo e mi dispiace molto che se ne sia andato mi pare di vederlo ancora povero signor venanzio 6698_5281_000000 seguitate seguitate mi diverto burloni ma che burloni signor avvocato ripigliò la donna spiriti infernali deve dire vossignoria tirarci le coperte del letto sederci sullo stomaco la notte percuoterci alle spalle 6698_5281_000001 con la figliuola dall'altro lato si ricascava nel medesimo squallore contegnoso del padre magrissima pallida con gli occhi strabi anche lei sedeva come una gobbina 6698_5281_000002 dagli spiriti sissignore raffermò forte coraggiosamente la moglie agitando in aria le mani zummo scattò in piedi su le furie ma andate là non mi fate ridere perseguitati dagli spiriti io devo andare a mangiare signori miei 6698_5281_000003 il fortunato a cui toccava lo seguiva ossequioso e richiudeva via l'uscio per gli altri ricominciava più smaniosa e opprimente l'attesa capitolo due 6698_5281_000004 tutte queste cose signor avvocato mio le hanno vedute e udite le nostre vicine che sono pronte come le ho detto a testimoniare noi abbiamo veduto e udito ben altro 6698_5281_000005 e dentro dentro l'armadio signor avvocato mi s'aggricciano le carni solo a pensarci risate risate aggiunse la figlia risate il padre e la moglie senza perder tempo seguitò 6698_5281_000006 e con un gesto furioso scacciavano le mosche le quali poverine obbedendo alla loro natura si provavano a infastidirli un po' più e a profittare dell'abbondante sudore che l'agosto e il tormento smanioso delle brighe giudiziarie spremono dalle fronti e dalle mani degli uomini 6698_5281_000007 mista ad una certa costernazione ostile quantunque essi già tre volte poverini avessero ceduto il passo lasciando intendere che avevano da parlare a lungo col signor avvocato 6698_5281_000008 rispose piano il piccirilli protendendosi verso la scrivania e ponendosi una mano presso la bocca mentre con l'altra imponeva silenzio alle due donne ssss signor avvocato dagli spiriti da chi fece zummo credendo d'aver sentito male 6698_5281_000009 s'inchinò sospirando il suo nome piccirilli serafino capitolo tre l'avvocato zummo credeva d'aver finito per quel giorno e rassettava le carte sulla scrivania per andarsene quando si vide innanzi quei tre nuovi ignoti clienti 6698_5281_000010 l'avvocato zummo finse al solito di non udire queste ultime parole si stirò per un pezzo ora un baffo ora l'altro poi guardò l'orologio era presso il tocco 6698_5281_000011 tanto la figlia quanto il padre pareva non cascassero a terra perché nel mezzo avevano quel donnone atticciato che in qualche modo li teneva su tutti e tre erano osservati dagli altri clienti con intensa curiosità 6698_5281_000012 la figlia col capo basso e con le labbra strette aggiunse una persecuzione siedi mammà perseguitati sissignore rincalzò il padre siedi mararò perseguitati è la parola 6698_5281_000013 mamma fece timidamente la figlia per esortarla a tacere o a parlar più pacata il piccirilli guardò la moglie e con quella autorità che la meschinissima corporatura gli poteva conferire aggiunse 6698_5281_000014 onesto ho capito creda sissignore consentito finanche dalla santa chiesa ma questo non c'entra il granella proprietario della casa dice che noi gliel'abbiamo infamata perché in tre mesi in quella casa maledetta ne abbiamo vedute di tutti i colori signor avvocato 6698_5281_000015 altri ancora sperando di distrarsi guardavano le finestre dalle stuoie verdi abbassate donde venivano i rumori della via della gente che andava spensierata e felice mentr'essi qua auff 6698_5281_000016 noi siamo stati per tre mesi perseguitati a morte in quella casa perseguitati da chi gridò zummo perdendo alla fine la pazienza signor avvocato 6698_5281_000017 dal farne chiasso o vi fulmino proprio così e ci ha fulminato concluse il marito scotendo il capo amaramente ora signor avvocato noi ci rimettiamo nelle sue mani vossignoria può fidarsi di noi siamo gente dabbene sapremo fare il nostro dovere 6698_5281_000018 più d'un cliente aveva cercato di spingere il molestissimo figlio dell'avvocato verso quei tre ma il ragazzo adombrato da quel funebre squallore s'era tratto indietro arricciando il naso 6698_5281_000019 l'uomo si tolse finalmente la tuba e all'improvviso scoprendo il capo calvo scoprì anche il martirio che quella terribile finanziera gli aveva fatto soffrire infiniti rivoletti di sudore gli sgorgarono dal roseo cranio fumante e gl'inondarono la faccia esangue spiritata 6698_5281_000020 storie ci ha risposto gli spiriti mangiate dice buone bistecche dice e curatevi i nervi lo abbiamo invitato a vedere con gli occhi suoi a sentire con le sue orecchie niente non ha voluto saperne anzi ci ha minacciati guardatevi bene dice 6698_5281_000021 afferrarci per le braccia e poi scuotere tutti i mobili sonare i campanelli come se dio liberi e scampi ci fosse il terremoto avvelenarci i bocconi buttando la cenere nelle pentole e nelle casseruole 6698_5281_000022 i topi non sospettano l'insidia della trappola vi cascherebbero se la sospettassero ma non se ne capacitano neppure quando vi son cascati 6698_5281_000023 lor signori domandò di mala grazia piccirilli serafino ripeté l'uomo funebre inchinandosi più profondamente e guardando la moglie e la figliuola per vedere come facevano la riverenza 6698_5281_000024 e i miei allora saltò a gridare la moglie dandosi una manata furiosa sul petto e spalancando gli occhiacci io ce li ho giusti per grazia di dio e belli grossi signor avvocato e li ho veduti anch'io sa 6698_5281_000025 la famiglia di là lo aspettava da un'ora per il desinare signori miei disse capirete benissimo che io non posso credere ai vostri spiriti allucinazioni storielle da femminucce 6698_5281_000026 accanto a lui la moglie aveva invece un atteggiamento fierissimo nella lampante balordaggine grassa popputa prosperosa col faccione affocato e un po' anche baffuto e un pajo d'occhi neri spalancati volti al soffitto 6698_5281_000027 lo cerco per tutta la casa e non lo trovo tre giorni a cercarlo che a momenti ci perdevo anche la testa niente quando una notte mentre stavo a letto sotto la zanzariera 6698_5281_000028 perché ci sono anche le zanzare in quella casa signor avvocato interruppe la madre e che zanzare appoggiò il padre socchiudendo gli occhi e tentennando il capo 6698_5281_000029 e che aspettano per entrare ah fece l'uomo levandosi in piedi con le due donne possiamo ma sicuro che possono sbuffò lo scrivano avrebbero potuto già da tanto tempo si sbrighino perché l'avvocato desina a mezzogiorno scusino il loro nome 6698_5281_000030 non s'era voluto levar dal capo una vecchia tuba dalle tese piatte spelacchiata e inverdita forse per non scemar solennità all'abito nero all'ampia greve antica finanziera che esalava un odore acuto di naftalina 6698_5281_000031 ciascuno avrebbe voluto tutto per sé per la sua lite il signor avvocato ma prevedeva che questi dovendo dare udienza a tanti nella mattinata gli avrebbe accordato pochissimo tempo e che stanco esausto dalla troppa fatica con quella temperatura di quaranta gradi 6698_5281_000032 tu come ti chiami vincenzo oh che brutto nome e questo ciondolo è d'oro si apre come si apre e che c'è dentro oh guarda capelli e di chi sono e perché ce li tieni 6698_5281_000033 che copiava in gran fretta una memoria col colletto sbottonato e un fazzoletto sotto il mento alzava gli occhi all'orologio a pendolo due o tre sbuffavano e più d'una seggiola scricchiolava 6698_5281_000034 l'uomo che ricorre alla legge sa invece di cacciarsi in una trappola il topo vi si dibatte l'uomo che sa sta fermo fermo col corpo s'intende dentro cioè con l'anima fa poi come il topo e peggio 6698_5281_000035 ecco signor avvocato siamo venuti cominciò contemporaneamente la figlia e la madre con gli occhi al soffitto sbuffò cose dell'altro mondo insomma parli uno disse zummo accigliato chiaramente e brevemente di che si tratta 6698_5281_000036 veduti e sentiti siamo stati martoriati tre mesi e zummo scrollandosi rabbiosamente ma andate vi dico sono pazzie siete venuti da me al manicomio al manicomio signori miei 6698_5281_000037 confuso frastornato dall'esame di tante questioni non avrebbe più avuto per il suo caso la solita lucidità di mente il solito acume e ogni qualvolta lo scrivano 6698_5281_000038 nossignore rispose umilmente il piccirilli al contrario abbiamo pagato sempre la pigione puntualmente anticipata ce ne siamo andati da noi contro la volontà del proprietario anzi 6698_5281_000039 eppure c'era qualcuno più molesto delle mosche nella sala d'aspetto quella mattina il figlio dell'avvocato brutto ragazzotto di circa dieci anni il quale era certo scappato di soppiatto dalla casa annessa allo studio senza calze scamiciato col viso sporco per rallegrare i clienti di papà 6698_5281_000040 come come fece zummo rabbuiandosi e guardando questa volta la moglie ve ne siete andati voi gli avete infamato la casa e il proprietario non capisco parliamoci chiaro signori miei l'avvocato è come il confessore commercio illecito 6698_5281_000041 tutti nella sala d'aspetto si levavano in piedi e guardavano con occhi supplici l'avvocato il quale alzando le mani diceva prima di rientrare nello studio un po' di pazienza signori miei uno per volta 6698_5281_000042 il caso è nuovo e speciosissimo e mi tenta ve lo confesso ma bisognerà trovare nel codice un qualche appoggio mi spiego un fondamento giuridico alla causa lasciatemi vedere studiare prima di prenderne l'accollo ora è tardi ritornate domani e vi saprò dare una risposta va bene così 6698_5281_000043 sissignore con gli occhi miei affermò subito non interrogato il piccirilli anch'io coi miei aggiunse la figlia con lo stesso gesto ma forse coi vostri non poté tenersi dallo sbuffare l'avvocato zummo con gl'indici tesi verso i loro occhi strabi 6698_5281_000044 tre soltanto che parevano marito moglie e figliuola non davano alcun segno d'impazienza l'uomo sui sessant'anni aveva un aspetto funebre 6698_5281_000045 come ora vedo lei ah sì fece zummo come tanti avvocati e va bene sospirò la donna vossignoria non ci crede ma abbiamo tanti testimoni sa 6698_5281_000046 mararò ti prego parlo io una citazione signor avvocato noi abbiamo dovuto lasciar la casa in cui abitavamo perché ho capito sfratto domandò zummo per tagliar corto 6698_5281_000047 poi sentendo dietro l'uscio dello studio i passi di papà che veniva ad accompagnare fino alla porta qualche cliente di conto si cacciava sotto il tavolino tra le gambe dello scrivano 6698_5281_000048 li chiama burloni lei non ci hanno potuto né il prete né l'acqua benedetta allora ne abbiamo parlato al granella scongiurandolo di scioglierci dal contratto perché non volevamo morire là dallo spavento dal terrore sa che ci ha risposto quell'assassino 6698_5281_000049 per esempio seggiole muoversi senza che nessuno le toccasse seggiole sissignore quella seggiola là per esempio sissignore quella seggiola là mettersi a far le capriole per la stanza come fanno i ragazzacci per istrada 6698_5281_000050 tutto il vicinato che potrebbe venire a deporre zummo aggrottò le ciglia testimoni che hanno veduto veduto e udito sissignore ma veduto che cosa per esempio domandò zummo stizzito 6698_5281_000051 tal quale come si fanno saltare le palle di gomma che si dà loro un colpetto e rivengono alla mano poi seguitò la figlia come lanciato più forte il mio ditalino dal cielo della zanzariera va a schizzare al soffitto e casca per terra ammaccato 6698_5281_000052 guardo il caso adesso dal lato giuridico voi dite d'aver veduto non diciamo spiriti per carità dite d'avere anche testimoni e va bene dite che l'abitazione in quella casa vi era resa intollerabile da questa specie di persecuzione diciamo strana ecco 6698_5281_000053 la miseria no di certo la moglie era sovraccarica d'oro grossi orecchini le pendevano dagli orecchi una collana doppia le stringeva il collo un gran fermaglio a lagrimoni le andava su e giù col petto che pareva un mantice 6698_5281_000054 ammaccato ripeté la madre e il padre ammaccato scendo dal letto tutta tremante per raccoglierlo e appena mi chino al solito dal tetto risate risate risate terminò la madre 6698_5281_000055 ma se ci hanno citato gemette a mani giunte il piccirilli hanno fatto benone gli gridò zummo sul muso che dice signor avvocato s'intromise la moglie scostando tutti è questa l'assistenza che vossignoria presta alla povera gente perseguitata oh signore vossignoria parla così perché non ha veduto come noi 6698_5281_000056 sento riprese la figlia sento qualcosa che salta sul cielo della zanzariera a questo punto il padre la fece tacere con un gesto della mano doveva attaccar lui era un pezzo concertato quello sa signor avvocato 6698_5281_000057 mi vengono mi vengono i brividi solo a pensarci oh signore scampatene e liberatene tutte le creature della terra esclamò con un formidabile sospiro la moglie levandosi in piedi levando le braccia e poi facendosi con la mano piena d'anelli il segno della croce 6698_5281_000058 il proprietario ora ci chiama a rispettare il contratto di locazione e per di più responsabili di danni e interessi perché dice la casa noi gliel'abbiamo infamata 6698_5281_000059 nel caldo soffocante la loro muta impazienza assillata dai pensieri segreti si esasperava di punto in punto fermi però là si lanciavano tra loro occhiate feroci 6698_5281_000060 e una lunga catena le reggeva il ventaglio e tanti e tanti anelli massicci quasi le toglievano l'uso delle tozze dita sanguigne ormai nessuno più domandava loro il permesso di passare avanti era già inteso ch'essi sarebbero entrati dopo di tutti 6698_5281_000061 e così facevano quella mattina d'agosto nella sala d'aspetto dell'avvocato zummo i numerosi clienti tutti in sudore mangiati dalle mosche e dalla noia 6698_5281_000062 ecco signor avvocato riprese il piccirilli dando un'ingollatina abbiamo ricevuto una citazione assassinio signor avvocato proruppe di nuovo la moglie 6698_5281_000063 e poi per esempio che debbo dire un portaspilli per esempio di velluto in forma di melarancia fatto da mia figlia tinina volare dal cassettone sulla faccia del povero mio marito come lanciato come lanciato da una mano invisibile l'armadio a specchio scricchiolare e tremar tutto come avesse le convulsioni 6698_5281_000064 evidentemente s'era parato così perché aveva stimato di non poterne fare a meno venendo a parlare col signor avvocato ma non sudava pareva non avesse più sangue nelle vene tanto era pallido e che avesse le gote e il mento ammuffiti per una peluria grigia e rada che voleva esser barba 6698_5281_000065 quelli allora alzandosi anche loro lo circondarono per trattenerlo e presero a parlare tutti e tre insieme supplici sissignore sissignore vossignoria non ci crede ma ci ascolti spiriti spiriti infernali li abbiamo veduti noi coi nostri occhi 6698_5281_000066 l'avvocato zummo restò a pensare col capo basso e le mani dietro la schiena poi si riscosse guardò negli occhi i tre clienti si grattò il capo con un dito e disse con un risolino nervoso spiriti burloni dunque 6698_5281_000067 a pendolo segnava già quasi le dodici quando andati via più o meno soddisfatti tutti gli altri clienti lo scrivano vedendoli ancora lì immobili come statue domandò loro 6698_5281_000068 ci sono creda pure ci sono gli spiriti ci sono e nessuno meglio di noi lo può sapere voi li avete veduti le domandò zummo con un sorriso di scherno 6698_5281_000069 i tre sedettero subito innanzi alla scrivania imbarazzatissimi la contrazione del timido sorriso nella faccia cerea del piccirilli era orribile stringeva il cuore chissà da quanto tempo non rideva più quel pover uomo 6698_5281_000070 tinina il ditale suggerì a questo punto il padre ah sissignore prese a dire la figlia riscotendosi con un sospiro avevo un ditalino d'argento ricordo della nonna sant'anima lo guardavo come la pupilla degli occhi un giorno lo cerco nella tasca e non lo trovo 6698_5281_000071 aveva gli occhi strabi chiari accostati a un gran naso a scarpa e sedeva curvo col capo basso come schiacciato da un peso insopportabile le mani scarne diafane appoggiate al bastoncino 6698_5281_000072 nossignore s'affrettò a rispondere il piccirilli ponendosi le mani sul petto che commercio niente noi non siamo commercianti solo mia moglie dà qualche cosina così in prestito ma a un interesse 6698_5281_000073 la fecero bene e istintivamente egli accompagnò col corpo la loro mossa da bertucce ammaestrate seggano seggano disse l'avvocato zummo sbarrando tanto d'occhi allo spettacolo di quella mimica è tardi debbo andare 6698_5281_000074 altri già sfiniti dal caldo e dalla lunga attesa guardavano oppressi le alte scansie polverose sovraccariche d'incartamenti litigi antichi procedure flagello e rovina di tante povere famiglie 6698_5281_000075 ed essi aspettavano pazientissimi assorti anzi sprofondati nel loro cupo affanno segreto solo di tanto in tanto la moglie si faceva un po' di vento e poi lasciava ricadere il ventaglio e l'uomo si protendeva per ripetere alla figlia tinina ricordati del ditale 6698_5281_000076 quale sciagura li aveva colpiti chi li perseguitava l'ombra d'una morte violenta che gridava loro vendetta la minaccia della miseria 6698_5281_000077 e una casa perduta come andata in rovina ma ora egli avrebbe dimostrato a tutto il paese che il tribunale condannando alle spese e al risarcimento dei danni quegli imbecilli gli aveva reso giustizia là egli solo 6698_5281_000078 ma serafino piccirilli veniva anche lui ora con la moglie ora con la figliuola quasi ogni giorno a sollecitarlo a raccomandarglisi studio studio rispondeva loro zummo sulle furie non mi distraete perdio state tranquilli sto pensando a voi 6698_5281_000079 di giorno poteva essere invidiata da tutti coloro che abitavano in quelle case ammucchiate invidiata la solitudine e anche la casa per se stessa non solo per la libertà della vista e dell'aria ma anche per il modo com'era fabbricata per l'agiatezza e i comodi che offriva 6698_5281_000080 la causa crollava è vero ma egli fuori di sé gridava ai suoi clienti a ogni fine di seduta ma che ve n'importa signori miei pagate pagate miserie sciocchezze qua perdio abbiamo la rivelazione dell'anima immortale 6698_5281_000081 una grave questione gli si parò davanti e lo sconcertò non poco sulle prime in tutti gli esperimenti la manifestazione dei fenomeni avveniva costantemente per la virtù misteriosa d'un medium certo uno dei tre piccirilli doveva essere medium senza saperlo 6698_5281_000082 gli abitanti del quartiere notarono che s'era armato di ben due pistole e perché se la casa fosse stata minacciata dai ladri eh quelle armi avrebbero potuto servirgli ed egli avrebbe potuto dire che se la portava per prudenza ma contro gli spiriti casomai a che gli sarebbero servite 6698_5281_000083 da un pezzo non trovava più nell'esercizio dell'avvocatura che pur gli aveva dato qualche soddisfazione e ben lauti guadagni non trovava più nella vita ristretta di quella 6698_5281_000084 il locatore è tenuto per la natura del contratto e senza bisogno di speciale stipulazione primo a consegnare al conduttore la cosa locata secondo a mantenerla in istato di servire all'uso per cui viene locata 6698_5281_000085 attraversando le molte stanze vuote silenziose rintronanti per entrare in quella nella quale aveva allogato i pochi mobili tenne fisso lo sguardo su la fiamma tremolante riparata con una mano per non veder l'ombra del proprio corpo mostruosamente ingrandita fuggente lungo le pareti e sul pavimento 6698_5281_000086 invece sbalordì i giudici i colleghi il pubblico che stipava l'aula del tribunale con una inaspettata estrosa fervida professione di fede parlò di allan kardech come d'un novello messia definì lo spiritismo la religione nuova dell'umanità 6698_5281_000087 capitolo quattro subito il pensiero di quella strana causa si mise a girar nella mente dell'avvocato zummo come una ruota di molino a tavola non poté mangiare dopo tavola non poté riposare come soleva d'estate ogni giorno buttato sul letto 6698_5281_000088 ma potevano quei poveri piccirilli condividere questo generoso entusiasmo del loro avvocato lo presero per matto da buoni credenti essi non avevano mai avuto il minimo dubbio sull'immortalità delle loro afflitte e meschine animelle 6698_5281_000089 solo solo sì perché la vecchia serva che stava da tant'anni con lui grazie all'infamia dei piccirilli lo aveva piantato dichiarandosi pronta a servirlo dovunque foss'anche in una grotta tranne che in quella povera casa infamata da quei signori là 6698_5281_000090 non pensava più a nessuno invece rinviava le cause rimandava anche tutti gli altri clienti per debito di gratitudine tuttavia verso quei poveri piccirilli i quali senza saperlo gli avevano aperto innanzi allo spirito la via della luce si risolse alla fine a esaminare attentamente il loro caso 6698_5281_000091 senz'altro dunque dovevano essere respinte le eccezioni dei convenuti il pubblico commosso ancora e profondamente impressionato dalle rivelazioni dell'avvocato zummo disapprovò unanimemente questa sentenza che nella sua meschinità pur presuntuosa sonava come un'eresione 6698_5281_000092 quantunque non fossero noti al locatore al tempo della locazione se da questi vizii o difetti proviene qualche danno al conduttore il locatore è tenuto a farnelo indenne salvo che provi d'averli ignorati 6698_5281_000093 accettate dai più grandi luminari della scienza fisici chimici psicologi fisiologi antropologi psichiatri soggiogando e spesso atterrendo addirittura il pubblico che ascoltava a bocca aperta e con gli occhi spalancati 6698_5281_000094 a molto minor prezzo di quelle altre che non ne avevano né punto né poco dopo l'abbandono del piccirilli il granella l'aveva rimessa tutta a nuovo 6698_5281_000095 e qui l'avvocato zummo con drammaticissima eloquenza entrò a parlare delle più meravigliose manifestazioni spiritiche attestate controllate 6698_5281_000096 e anche nelle case precedentemente abitate i piccirilli assicuravano d'essere stati sempre tranquilli perché dunque nella sola casa del granella si erano verificate quelle paurose manifestazioni evidentemente doveva esserci qualcosa di vero nella credenza popolare delle case abitate dagli spiriti 6698_5281_000097 il locatore è tenuto a garantire al conduttore il pacifico godimento della cosa locata nel caso in esame come avrebbe potuto il locatore stesso garantir la casa dagli spiriti che sono ombre vaganti e incorporee come scacciare le ombre 6698_5281_000098 dedotte dai fenomeni così detti spiritici non erano ancora ammesse e accettate dalla scienza moderna eminentemente positiva che del resto venendo a considerar più da vicino il processo se per 6698_5281_000099 e non gli era riuscito di trovare in tutto il paese un'altra serva o un servo che fosse i quali avessero il coraggio di stare con lui ecco il bel servizio che gli avevano reso quegli impostori 6698_5281_000100 uno degli stessi giudici dopo la sentenza uscendo dal tribunale s'era avvicinato all'avvocato zummo che aveva ancora un diavolo per capello e sissignori aveva ammesso anche lui che non pochi fatti riferiti in certi giornali col presidio di insospettabili testimonianze di scienziati famosi lo avevano scosso sicuro 6698_5281_000101 accendiamo un sigaro per cacciar via col fumo il turbamento e la malinconia la scienza s'arresta anch'essa là ai limiti della vita come se la morte non ci fosse e non ci dovesse dare alcun pensiero dice voi siete ancora qua attendete a vivere voialtri 6698_5281_000102 un carrettiere era ricoverato quella sera che lo vide uscire con tanta paura e tanta cautela e lo vide poi rientrare ai primi albori impressionato del fatto e di quei modi costui ne parlò nel vicinato con alcuni che il giorno avanti erano andati a testimoniare in favore dei piccirilli 6698_5281_000103 prese una seggiola e andò a sedere al balcone al fresco zrì accidenti al pipistrello ma riconobbe subito eh che quello era uno strido di pipistrello attirato dal lume della candela che ardeva nella camera 6698_5281_000104 sono molto nervoso e qualche volta sissignore trovandomi solo io ho avuto paura paura di che non lo so ho avuto paura 6698_5281_000105 aperto pian piano il portone guardò nello sterrato nessuno tirò a sé il portone e rasentando il muro della casa sgattaiolò per il viottolo fuori delle mura al buio 6698_5281_000106 e questi testimoni allora si recarono in gran segreto dall'avvocato zummo ad annunziargli la fuga del granella spaventato zummo accolse la notizia con esultanza 6698_5281_000107 lesse dapprima una storia sommaria dello spiritismo dalle origini delle mitologie fino ai dì nostri e il libro del jaccolliot su i prodigi del fachirismo poi tutto quanto avevano pubblicato i più illustri e sicuri sperimentatori dal crookes al wagner all'aksakof 6698_5281_000108 aveva fatto male ecco ad andarci a dormire così in prima per una bravata domani sera credeva il granella che nessuno si fosse accorto della sua fuga ma in quel fondaco dirimpetto alla casa 6698_5281_000109 faccende bisogni abitudini tutte le minute brighe quotidiane non ci lasciano tempo di riflettere a queste cose che pure dovrebbero interessarci sopra tutte le altre 6698_5281_000110 la quale chi sa perché friggeva ardendo come se qualcuno vi soffiasse su per spegnerla non s'accorgeva granella che aveva un ansito da cavallo e che soffiava lui con le nari su la candela 6698_5281_000111 muore un amico ci arrestiamo là davanti alla sua morte come tante bestie restie e preferiamo di volgere indietro il pensiero alla sua vita rievocando qualche ricordo per vietarci d'andare oltre con la mente oltre il punto cioè che ha segnato per noi la fine del nostro amico 6698_5281_000112 insomma tutta la cittadinanza era rimasta profondamente scossa dalle affermazioni e dalle rivelazioni di zummo e granella ora si sentiva solo solo e stizzito come se tutti lo avessero abbandonato vigliaccamente 6698_5281_000113 capitolo cinque lo sostenne di fatti il vizio occulto della casa ma senz'alcun calore di convinzione certo com'era ormai della medianità della signorina piccirilli 6698_5281_000114 voi gente positiva non volete curarvi di noi non volete più darvi pensiero della morte e noi allegramente dal regno della morte veniamo a bussare alle porte dei vivi a sghignazzar dentro gli armadii a far rotolare sotto gli occhi vostri le seggiole come se fossero tanti monellacci 6698_5281_000115 e d'altra parte riguardo all'articolo millecinquecentosettantasette potevano gli spiriti costituire uno di quei vizi occulti che impediscono l'uso dell'abitazione erano forse ingombranti e quali rimedi avrebbe potuto usare il locatore contro di essi 6698_5281_000116 dovrei ora almeno ammettere il dubbio contro ogni mia precedente asserzione e che figura ci faccio vediamo un po' noi spesso fingiamo con noi stessi come con gli altri io lo so bene 6698_5281_000117 e che spiegazione poteva dare la scienza di quei fatti l'avvocato zummo interrogò di nuovo minutamente i piccirilli raccolse le testimonianze indicategli e accettata la causa si mise a studiarla appassionatamente 6698_5281_000118 ma i giudici purtroppo si vollero tenere terra terra forse per reagire ai voli troppo sublimi dell'avvocato difensore con irritante presunzione sentenziarono che le teorie tuttora incerte 6698_5281_000119 ad atterrir la povera gente e a mettere in imbarazzo oggi un avvocato che passa per dotto domani un tribunale chiamato a dar su noi una novissima sentenza 6698_5281_000120 auff si soffocava dal caldo là dentro e poi c'era ancora un tanfo di vernice sì sì un tantino il balcone e nel mentre che la camera prendeva un po' d'aria egli avrebbe rifatto il letto con la biancheria che s'era portata 6698_5281_000121 poteva l'anima di un trapassato tornare per un istante a materializzarsi e venire a stringergli la mano sì a stringere la mano a lui zummo incredulo cieco fino a ieri per dirgli zummo sta' tranquillo 6698_5281_000122 il cuore gli batteva forte era tutto in un bagno di sudore che fare adesso prima di tutto chiudere quell'uscio e metterci il paletto sì perché sempre per abitudine prima d'andare a letto egli si chiudeva così in camera 6698_5281_000123 le avrebbe spalancate domani intanto da questo primo spiraglio all'umanità sgomenta in angosciosa ansia venivano ombre ancora incerte e paurose a rivelare il mondo di là strane luci strani segni 6698_5281_000124 avanzò il braccio con la pistola impugnata attese un tratto poi si mise a ispezionare dalla soglia quella camera accanto c'era solamente una scala in quella camera appoggiata alla parete di contro la scala di cui s'erano serviti gli operai per riattaccar la carta da parato nelle stanze 6698_5281_000125 figurarsi zummo a una tale dichiarazione dopo la sentenza contraria e allora quel giudice imbecille s'era stretto nelle spalle e gli aveva detto ma capirà caro avvocato allo stato delle cose 6698_5281_000126 fuori di questa porta era un largo spiazzo sterrato e qui sorgeva solitaria la casa del granella dirimpetto aveva soltanto un fondaco abbandonato il cui portone imporrito e sgangherato 6698_5281_000127 è vero che di là adesso non c'era nessuno ma l'abitudine ecco e perché in tanto aveva ripreso in mano la candela per andare a chiudere quell'uscio nella stessa stanza ah già distratto non sarebbe stato bene ora aprire un tantino il balcone 6698_5281_000128 la vista dello sterrato deserto dopo il quale l'alto colle su cui sorge la città strapiomba in ripidissimo pendio su un'ampia vallata con quell'unico lampioncino la cui fiammella vacillava come impaurita dalla tenebra densa che saliva dalla valle 6698_5281_000129 ora egli vi fece trasportare un letto un cassettone un lavamano e alcune seggiole che allogò in una delle tante camere vuote e venuta la sera dopo aver fatto il giro del quartiere per far vedere a tutti che manteneva la parola andò a dormire solo in quella sua povera casa infamata 6698_5281_000130 più viva soddisfazione di quella non poteva dare a zummo l'esercizio della sua professione d'avvocato quella notte stessa poco dopo le undici egli sorprese il granella che usciva scalzo dal portone della sua casa proprio scalzo quella notte in maniche di camicia 6698_5281_000131 quasi sprecato lì tra le meschinità di quel piccolo centro smaniava da un pezzo scontento di sé di tutto e di tutti cercava un puntello un sostegno morale e intellettuale 6698_5281_000132 s'era isterilito o dava frutti che imbozzacchivano e sapevano di cenere e tosco perché nessun calore di fede più li maturava ma ora ecco il mistero cominciava a schiudere le sue porte tenebrose 6698_5281_000133 attese un po' col cuore in tumulto silenzio ma gli parve misteriosamente animato quel silenzio granella raccolse tutte le forze aggrottò le ciglia 6698_5281_000134 la città aveva lassù una porta il cui nome arabo divenuto stranissimo nella pronunzia popolare bibirrìa voleva dire porta dei venti 6698_5281_000135 quegli esperimenti a cui si prestavano da vittime per obbedienza sembravano loro pratiche infernali e invano zummo cercava di rincorarli fuggendo dalla casa del granella essi credevano d'essersi liberati dalla tremenda persecuzione 6698_5281_000136 i signori spiriti che fanno vengono a bussare alla porta del mio studio ehi signor avvocato ci siamo anche noi sa vogliamo ficcare anche noi il naso nel suo codice civile 6698_5281_000137 poteva accettarli seppure glieli avessero fatti vedere e toccar con mano avrebbe piuttosto confessato d'essere un allucinato anche lui ma ora ora che li sapeva confortati dall'autorità di scienziati come il lombroso come il richet ah perdio la cosa cambiava d'aspetto 6698_5281_000138 complottò subito per quella notte stessa l'agguato cinque o sei con lui cinque o sei non si doveva essere in più tutto stava a cacciarsi in quel fondaco senza farsi scorgere dal granella e zitti per carità non una parola con nessuno durante tutta la giornata giurate giuriamo 6698_5281_000139 zummo per il momento non pensò più alla lite dei piccirilli e si sprofondò tutto a mano a mano sempre più convinto e con fervore crescente nei nuovi studi 6698_5281_000140 per ammetter gli spiriti bisogna presupporre l'immortalità dell'anima c'è poco da dire l'immortalità dell'anima ci credo o non ci credo dico e ho detto sempre di no 6698_5281_000141 non riusciva più a chiudersi bene e dove solo di tanto in tanto qualche carrettiere s'avventurava a passar la notte a guardia del carro e della mula un solo lampioncino a petrolio stenebrava a malapena nelle notti senza luna quello spiazzo sterrato 6698_5281_000142 una qualche fede sì un pascolo per l'anima uno sfogo per tutte quelle energie ed ecco ora leggendo quei libri perdio il problema della morte il terribile essere o non essere d'amleto la terribile questione era dunque risolta 6698_5281_000143 zummo convulso coi capelli irti su la fronte atterrito e beato poté assistere a tutte o quasi le manifestazioni più stupefacenti registrate e descritte nei libri da lui letti con tanta passione 6698_5281_000144 disse che la scienza co' suoi saldi ma freddi ordigni col suo formalismo troppo rigoroso aveva sopraffatto la natura che l'albero della vita allevato artificialmente dalla scienza aveva perduto il verde 6698_5281_000145 l'anima sospirò a un certo punto stirando le braccia verso il cielo della zanzariera e lasciandole poi ricader pesantemente sul letto l'anima immortale eh già 6698_5281_000146 ci credi ora imbecille all'anima immortale gli ruggì zummo scrollandolo per il petto la giustizia cieca ti ha dato ragione ma tu ora hai aperto gli occhi che hai visto parla ma il povero granella tutto tremante piangeva e non poteva parlare 6698_5281_000147 e ora nella nuova casa per opera del signor avvocato eccoli di nuovo in commercio coi demonii in preda ai terrori di prima con voce piagnucolosa scongiuravano l'avvocato di non farne trapelar nulla di quelle sedute di non tradirli per carità 6698_5281_000148 se non che nel voltarsi così sorridente a guardar dentro la camera vide non comprese bene che fosse in prima balzò in piedi esterrefatto s'afferrò rinculando alla ringhiera del balcone 6698_5281_000149 e poi c'era la prova di fatto negando nel modo più assoluto la dote della medianità alla famiglia piccirilli egli avrebbe dimostrato falsa la spiegazione biologica che alcuni scienziati schizzinosi avevan tentato di dare dei fenomeni spiritici 6698_5281_000150 ma riconobbe subito ugualmente che quello scricchiolio era della carta appiccicata di fresco alle pareti e ci si divertì un mondo ah erano uno spasso gli spiriti a quella maniera 6698_5281_000151 il pover uomo alle risa sgangherate degli altri appostati si lasciò cader le scarpe di mano prima una e poi l'altra e restò con le spalle al muro avvilito basito addirittura 6698_5281_000152 voleva vederli in faccia questi signori spiriti e sghignazzava capitolo sei la casa sorgeva nel quartiere più alto della città in cima al colle 6698_5281_000153 ah per dio esclamò zummo già tutto acceso e vibrante qua la cosa cambia d'aspetto finché quei fenomeni gli erano stati riferiti da gentuccia come i piccirilli e i loro vicini egli uomo serio uomo colto nutrito di scienza positiva li aveva derisi e senz'altro respinti 6698_5281_000154 di provincia nessun pascolo intellettuale nessuno sfogo a tante scomposte energie che si sentiva fremere dentro e di cui egli esagerava a se stesso l'intensità esaltandole come documenti del proprio valore via 6698_5281_000155 terzo a garantirne al conduttore il pacifico godimento per tutto il tempo della locazione l'altro articolo diceva il conduttore debb'essere garantito per tutti quei vizi o difetti della cosa locata che ne impediscano l'uso 6698_5281_000156 senonché eccependo questi due articoli non c'era via di mezzo bisognava provare l'esistenza reale degli spiriti c'erano i fatti e c'erano le testimonianze ma fino a qual punto erano queste attendibili 6698_5281_000157 all'alba sarebbe rincasato di giorno con tutte le finestre aperte non avrebbe avuto più di certo quella sciocchissima paura e venendo di nuovo la sera avendo già preso confidenza con la casa sarebbe stato tranquillo senza dubbio che diamine 6698_5281_000158 e rise granella della paura che questa volta non aveva avuto e alzò gli occhi per discerner nel buio lo svolazzio del pipistrello in quel mentre gli giunse all'orecchio dalla camera uno scricchiolio 6698_5281_000159 l'avvocato zummo lasciò il letto in preda a una viva eccitazione e rientrò nello studio per compulsare il codice civile due soli articoli potevano offrire un certo fondamento alla lite l'articolo millecinquecentosettantacinque e il millecinquecentosettantasette il primo diceva 4009_5281_000000 comperava libri e libri e libri strumenti per il suo gabinetto e poi non sapeva spiegarsi come mai il suo stipendio non bastasse a sopperire ai bisogni d'una famiglia ormai così ristretta 4009_5281_000001 ma il verona lo interruppe subito non mi ringrazi e sopra tutto non mi chiami eccellenza e licenziandolo lo assicurò che la signora silvia donna di carattere avrebbe mantenuto senza dubbio le promesse che gli aveva fatte 4009_5281_000002 come egli era divenuto tutto di lei gli balzò innanzi molto diversa da quella che s'era immaginata s'accorse insomma il lori che ella non lo amava che s'era lasciata sposare come in un sogno strano da cui ora si destava aspra cupa irrequieta che aveva sognato 4009_5281_000003 mah non bella purtroppo questa ragione il professor ascensi era stato tradito e abbandonato dalla moglie tristissima donna molto danarosa la quale s'era messa a convivere con un altro uomo degno di lei da cui aveva avuto due o tre figli 4009_5281_000004 che opinioni gli gridava scrollandosi sdegnosamente tu non puoi avere opinioni caro mio sei senza nervi che c'entravano i nervi con le opinioni il povero lori restava a bocca aperta ella lo stimava duro e freddo perché taceva è vero 4009_5281_000005 e me la contentasse a ogni modo perché lo merita ma se era venuto appunto per questo il cavalier martino lori trasferirla a roma però non poteva in nessun modo se era lecito ecco desiderava di conoscere la vera ragione per cui per cui la signorina voleva andar via da perugia 4009_5281_000006 silvia evidentemente non aveva avuto questo ritengo e sapendo ch'egli sarebbe stato a capo della pubblica istruzione era forse andata da lui per farsi riammettere nell'insegnamento 4009_5281_000007 il lori scrupolosissimo impiegato era molto ben visto dai superiori e dai subalterni per la squisita cordialità dei modi per l'indole mite che gli traspariva dallo sguardo dal sorriso dai gesti e per la correttezza anche esteriore della persona linda curata con diligenza amorosa 4009_5281_000008 era superba sicura di sé di potere e di saper bastare a se stessa col proprio lavoro e sei o sette volte in quei primi tre anni lo minacciò di riprendere l'insegnamento e di separarsi da lui un giorno alla fine pose anche ad effetto la minaccia 4009_5281_000009 non era possibile tra loro nemmeno il compatimento reciproco che se egli amandola era disposto a rispettare il carattere vivacissimo lo spirito indipendente di lei ella che non lo amava non sapeva aver neppure sofferenza dell'indole e delle opinioni di lui 4009_5281_000010 la signorina silvia ascensi venuta a roma per ottenere il trasferimento dalla scuola normale di perugia in altra sede qualunque o dovunque fosse magari in sicilia magari in sardegna 4009_5281_000011 oh ella avrebbe potuto ripetergli ancora parola per parola tutto ciò ch'egli era venuto a chiedere al babbo in quelle visite il verona si mostrò dolentissimo di non aver seguitato gli studi pei quali il professor ascensi aveva saputo ispirargli in quel tempo tanto fervore 4009_5281_000012 due giorni dopo silvia ascensi ritornò sola al ministero s'era accorta subito che per il cavalier lori non aveva proprio bisogno di alcun'altra raccomandazione 4009_5281_000013 si mostrò seccatissimo d'essere stato preso come lui diceva al laccio ministro no no per fortuna sottosegretario non avrebbe voluto assumersi neanche questa minore responsabilità date le condizioni di quel momento politico 4009_5281_000014 di ben altro il lori s'accorse col tempo che ella cioè non solo non lo amava ma non poteva neanche amarlo perché le loro nature erano proprio opposte 4009_5281_000015 è venuta a trovarmi e mi ha esposto i suoi fieri propositi disse sempre sorridendo le ho parlato a lungo e ma sì ma sì non c'è proprio bisogno che lei si discolpi cavaliere 4009_5281_000016 egli così corretto in tutto separato ora dalla moglie esposto alla malignità della gente che avrebbe potuto sospettare chi sa quali torti in lui quando dio era testimonio di quanta longanimità di quanta condiscendenza avesse dato prova in quei tre anni che fare 4009_5281_000017 ma non credeva di non trovare in ufficio il capo-divisione neppure il capo-sezione dovette contentarsi di parlare col cavalier martino lori segretario di prima classe che reggeva in quel momento lui solo l'intera divisione 4009_5281_000018 che nulla vi è di sacro al mondo se finanche la madre la madre dio mio ah sì povera silvia meritava scusa compatimento anche se vedeva il male dove non era e si dimostrava perciò ingiusta verso di lui 4009_5281_000019 ella notava con dispetto che a poco a poco le sue parole il suo ragionamento non avevano più efficacia poiché chi stava ad ascoltarla era tratto piuttosto ad ammirare quella grazia e a bearsene 4009_5281_000020 e d'altro ancora le ho parlato vada via tranquillo cavaliere ritroverà a casa la signora eccellenza io non so come ringraziarla si provò a dire commosso il lori inchinandosi 4009_5281_000021 appena introdotto per nascondere l'imbarazzo prese a dir calorosamente all'onorevole verona che la sua protetta chiedeva proprio l'impossibile ecco 4009_5281_000022 ma no perché mi pare anzi che si esprima benissimo s'affrettò a dirle il cavalier martino lori e promise all'onorevole verona che avrebbe fatto di tutto per contentar la signorina e procurarsi il piacere di rendere un servizio a lui 4009_5281_000023 ma più egli con la mite bontà cercava d'accostarsi a lei per ispirarle una maggior fiducia nella vita per persuaderla a più equi giudizi e più ella s'inaspriva e si rivoltava 4009_5281_000024 ora nella lettera lasciata in casa ella gli annunziava il proposito irremovibile di romperla per sempre e che avrebbe fatto di tutto per riottenere il posto di maestra e in fine perché egli non desse in vane smanie e non facesse chiassose ricerche 4009_5281_000025 l'ascensi s'era tenuta con sé naturalmente l'unica figliuola restituendo a colei tutto il suo avere grand'uomo ma sprovvisto del tutto di senso pratico il professor ascensi aveva avuto un'esistenza tribolatissima tra angustie e amarezze d'ogni genere 4009_5281_000026 e così la signorina silvia ascensi venuta a roma per ottenere un trasferimento vi trovò invece marito capitolo due il matrimonio però almeno nei primi tre anni fu disgraziatissimo tempestoso 4009_5281_000027 la signorina ascensi a tal ricordo s'invermigliò tutta piccolina altro che aveva nientemeno che quattordici anni lei allora e lui l'onorevole verona quanti poteva averne venti ventuno al più 4009_5281_000028 ma ella era orgogliosa e giustamente della fama del padre che a fronte alta poteva contrapporre alla vergogna materna ora però morto sciaguratamente il padre è rimasta senza presidio 4009_5281_000029 si era in crisi ministeriale e da alcuni giorni alla minerva si faceva con insistenza il nome del verona come probabile sottosegretario di stato qualcuno lo preconizzava anche ministro 4009_5281_000030 so bene che il torto è della signora e gliel'ho detto sa francamente anzi l'ho fatta piangere sì perché le ho parlato del padre di quanto il padre sofferse per il tristo disordine della famiglia 4009_5281_000031 era sicura che il verona conoscendo bene i motivi per cui ella voleva andar via dalla città natale avrebbe fatto valere in suo favore la grande autorità che in poco tempo era riuscito ad acquistarsi in parlamento 4009_5281_000032 sì a una malevola interpretazione s'affrettò a dire che intendeva parlare della signorina ascensi ah la signorina ascensi ma allora sì protetta gli rispose l'onorevole verona sorridendo e accrescendo l'imbarazzo del povero cavalier martino lori 4009_5281_000033 ma egli taceva per cansar liti taceva perché s'era chiuso nel cordoglio rassegnato già al crollo del suo bel sogno d'avere cioè una compagna affettuosa e premurosa una casetta linda sorrisa dalla pace e dall'amore 4009_5281_000034 il liberarsi però di quella donna sarebbe stato sì forse un sollievo ma anche un indicibile dolore egli la amava e dunque un sollievo momentaneo 4009_5281_000035 non ricordavo più d'avergliela raccomandata e non ho indovinato in prima di chi intendesse parlarmi io venero la memoria dell'illustre professore padre della signorina e mio maestro e vorrei che anche lei cavaliere ne proteggesse la figliuola proteggesse proprio 4009_5281_000036 e che non solo le scene spiacevoli non si sarebbero più rinnovate ma che ella gli avrebbe dimostrato in tutti i modi il pentimento delle ingiuste amarezze che gli aveva finora cagionate 4009_5281_000037 questi sorrise alzandosi e gli posò lievemente una mano sulla spalla eh sì qualcos'altro voleva pazienza voleva e perdono per la signora silvia via ragazzate 4009_5281_000038 senza che lei lo volesse anche su le sue labbra scoteva con una rabbietta il capo si stringeva nelle spalle e troncava il discorso dichiarando di non saper parlare di non sapersi esprimere 4009_5281_000039 volgendosi poi a guardare la signorina e sapendo ch'era figlia del compianto e illustre professore dell'ateneo perugino il cavalier lori provò un'altra gioia non meno viva 4009_5281_000040 egli aveva poco più di trent'anni e la signorina silvia ascensi aveva un curioso modo di parlare pareva che con gli occhi d'uno strano color verde quasi fosforescenti spingesse le parole a entrar bene nell'anima di chi l'ascoltava e s'accendeva tutta 4009_5281_000041 ma se non amore buon dio almeno un po' di gratitudine per lui che alla fin fine le aveva ridato una casa una famiglia togliendola a una vita randagia e insidiosa no neppure gratitudine 4009_5281_000042 pallido per l'emozione e con le orecchie infocate il lori non seppe come ringraziarlo dell'onore che gli faceva della fiducia che gli dimostrava 4009_5281_000043 non si era mai addentrato negli oscuri e profondi meandri della vita e forse perciò non sapeva diffidare né di se stesso né d'alcuno la moglie all'incontro aveva assistito fin dall'infanzia a scene orribili e imparato purtroppo che tutto può esser tristo 4009_5281_000044 poi esortò la signorina a farsi animo poiché ella al ricordo della sciagura recente non aveva saputo trattener le lagrime infine per raccomandarla con maggiore efficacia volle accompagnarla 4009_5281_000045 egli accolse l'onorevole verona con molti ossequii e rosso in volto per la gioja non solo perché prevedeva che questo deputato senza dubbio un giorno o l'altro sarebbe stato suo capo supremo ma perché veramente da anni era ammiratore fervido dei discorsi di lui alla camera 4009_5281_000046 rimaneva stupito martino lori del concetto che sua moglie s'andava man mano formando di lui delle interpretazioni che dava dei suoi atti delle sue parole 4009_5281_000047 e poi una gran pena e un gran vuoto per tutta la vita sapeva sentiva bene che non avrebbe potuto più amare alcun'altra donna mai e lo scandalo inoltre che non si meritava 4009_5281_000048 la solennità tragica delle rovine e di certe vie antiche come l'appia e la chiara freschezza del tevere s'era innamorata di roma insomma e voleva esservi trasferita senz'altro impossibile perché impossibile sarebbe stato difficile via impossibile no 4009_5281_000049 si guardava i guanti si guardava le scarpine si tirava fuori i polsini con le punte delle dita molto irrequieto aspettando l'usciere che doveva introdurlo 4009_5281_000050 ma tuttavia profondendo questi ringraziamenti aveva negli occhi una domanda ansiosa lasciava intender chiaramente con lo sguardo ch'egli in verità si aspettava un altro discorso non voleva proprio nient'altro da lui l'onorevole verona anzi sua eccellenza 4009_5281_000051 deliberò di non muoversi per quella sera la notte avrebbe portato a lui consiglio a lei forse il pentimento il giorno dopo non andò all'ufficio e attese tutta la mattinata in casa 4009_5281_000052 e con la più ingenua semplicità del mondo andò a dirgli che non poteva più assolutamente lasciare roma aveva tanto girato in quei tre giorni senza mai stancarsi e tanto ammirato le ville solitarie vegliate dai cipressi la soavità silenziosa degli orti dell'aventino e del celio 4009_5281_000053 ma proprio a scomodarsi fino a tal punto sì sì lui in persona volle accompagnarla al ministero della pubblica istruzione d'estate però erano tutti in vacanza quell'anno alla minerva per il ministro e il sottosegretario di stato l'onorevole verona lo sapeva 4009_5281_000054 ma già da un mese circa si addensava la tempesta ch'era scoppiata quella mattina ella era stata stranissima tutto quel mese di fosche maniere e aveva finanche mostrato un'acerba ripugnanza per lui senza ragione al solito 4009_5281_000055 il verona difatti la accolse non solo cortesemente ma con vera benevolenza ebbe finanche la degnazione di ricordarle le visite che da studente egli aveva fatto al compianto professore 4009_5281_000056 nel licenziarsi gli lasciò intravedere il proposito di ricompensare del suo meglio della fanciulla tanto del sacrifizio e delle amarezze quanto della meravigliosa devozione filiale 4009_5281_000057 dif-fi-ci-lis-si-mo là ma volendo via anche comandata in qualche classe aggiunta sì sì doveva farle questo piacere sarebbe venuta tante tante tante volte a seccarlo altrimenti non lo avrebbe lasciato più in pace un comando era facile no dunque 4009_5281_000058 allora nel volto infocato un po' per la stizza un po' per l'ebbrezza che istintivamente e suo malgrado le cagionava il trionfo della sua femminilità ella si confondeva il sorriso di chi la ammirava si rifletteva 4009_5281_000059 rivelava parlando un ingegno lucido e preciso un'anima imperiosa ma quella lucidità man mano era turbata e quella imperiosità vinta e sopraffatta da una grazia irresistibile che le affiorava in volto vampando 4009_5281_000060 martino lori si rabbuiò pensando che forse il verona avvalendosi adesso dell'autorità di suo prossimo superiore volesse ordinargli di non interporsi negli uffici contro il desiderio della moglie ma invece marco verona lo accolse alla camera con molta benignità 4009_5281_000061 nel pomeriggio si disponeva ad uscire senza aver bene tuttavia fermato l'animo ad alcuna deliberazione quando gli pervenne dalla camera dei deputati un invito dell'onorevole marco verona 4009_5281_000062 per non affliggere il babbo con privazioni la signorina ascensi s'era veduta costretta a darsi anche lei all'insegnamento oh la vita di quella ragazza fino alla morte del padre era stata un continuo esercizio di pazienza e di virtù 4009_5281_000063 ritornando quel giorno dall'ufficio il lori non trovò in casa la moglie la mattina aveva avuto con lei un nuovo e più aspro litigio per un lieve rimprovero che aveva osato di muoverle 4009_5281_000064 dunque la conclusione fu un'altra dopo sei o sette di quelle visite un dopopranzo il cavalier martino lori si assentò dall'ufficio s'abbigliò come per le grandi occasioni e andò a montecitorio a domandare dell'onorevole verona 4009_5281_000065 certi giorni quasi quasi dubitava fra sé ch'egli non fosse quale si riteneva quale si era sempre ritenuto e che avesse senz'accorgersene tutti quei difetti tutti quei vizii che ella gli rinfacciava aveva avuto sempre vie piane innanzi a sé 4009_5281_000066 si rivolse per aiuto al giovane deputato del collegio onorevole marco verona che era stato discepolo devotissimo del suo povero babbo il professor ascensi dell'università di perugia illustre fisico morto da un anno appena per uno sciagurato accidente di gabinetto 4009_5281_000067 la mia protetta lo interruppe l'onorevole verona quale protetta il lori riconoscendo addoloratissimo d'aver usato senz'ombra di malizia però una parola che poteva prestarsi veramente a una 4009_5281_000068 la disciplina del partito lo aveva forzato orbene egli avrebbe voluto almeno nel gabinetto l'ausilio di un uomo onesto a tutta prova ed espertissimo e aveva perciò pensato subito a lui al cavalier lori accettava 4009_5281_000069 al lori tra le tante idee era venuta anche quella di recarsi dal verona per consiglio se n'era astenuto immaginando a quali brighe egli dovesse trovarsi in mezzo di quei giorni 4009_5281_000070 quasi povera e sola non sapeva più adattarsi a vivere a perugia dove stava anche la madre ricca e svergognata ecco tutto martino lori commosso a questo racconto commosso veramente anche prima d'ascoltarlo dalla bocca autorevole d'un deputato di grande avvenire 4009_5281_000071 perché ad alcune di queste visite se non s'ingannava ella era stata presente giovinetta allora ma non tanto piccolina se già ma sicuro se già faceva da segretaria al babbo 4009_5281_000072 gl'indicava l'albergo ove provvisoriamente aveva preso alloggio ma che non andasse a trovarla perché sarebbe stato inutile il lori rimase a lungo a riflettere con quella lettera in mano perplesso aveva troppo sofferto e ingiustamente 428_529_000000 dolce color d'oriental zaffiro che s'accoglieva nel sereno aspetto del mezzo puro infino al primo giro 428_529_000001 così sparì e io io su mi levai sanza parlare e tutto mi ritrassi al duca mio e gli occhi a lui strizzai 428_529_000002 allor che ben conobbe il galeotto gridò fa fa che le ginocchia calì ecco l'angel di dio piega le mani omai vedrai di sì fatti officiali 428_529_000003 lo mio maestro ed io e quella gente ch'eran con lui parevan sì contente come a nessun toccasse altro la mente 428_529_000004 ma s'io fosse fuggito inver la mira quando fu sovragiunto ad oriaco ancor sarei di là dove si spira corsi al palude e le cannucce e 'l braco m'impigliar sì ch'i' caddi e lì vid'io de le mie vene farsi in terra laco 428_529_000005 leva diss'io maestro gli occhi tuoi ecco di qua chi ne darà consiglio se tu da te medesmo aver nol puoi guardò allora e con libero piglio rispuose andiamo in là ch'ei vegnon piano e tu ferma la spene dolce figlio 428_529_000006 che quante grazie volse da me fei or che di là dal mal fiume dimora più 428_529_000007 vedi che sdegna gli argomenti umani sì che remo non vuol né altro velo che all'ali sue tra liti sì lontani vedi come l'ha dritte 428_529_000008 là ve 'l vocabol suo diventa vano arriva io forato ne la gola fuggendo a piede e sanguinando il piano quivi perdei la vista e la parola nel nome di maria finì e quivi caddi e rimase la mia carne sola 428_529_000009 ambo le mani in su l'erbetta sparte soavemente 'l mio maestro pose 428_529_000010 se castore e poluce fossero in compagnia di quello specchio che su e giù del suo lume conduce tu vedresti il zodiaco rubecchio ancora all'orse più stretto rotare se non uscisse fuor del cammin vecchio 428_529_000011 venimmo poi in sul lito diserto che mai non vide navicar sue acque omo che di tornar sia poscia esperto 428_529_000012 se voi sapete mostratene la via di gire al monte e virgilio rispuose 428_529_000013 somigliante ohi ombre vane fuor che ne l'aspetto tre volte dietro a lei le mani avvinsi e tanti mito omai con esse al petto 428_529_000014 l'aura morta che m'aveva contristati li occhi e il petto lo bel pianeto che d'amar conforta faceva tutto 428_529_000015 ve che non par che luca lo raggio da sinistra a quel di sotto e come vivo par che si conduca li occhi rivolsi al suon di questo motto e vidile guardar per maraviglia pur me pur me e 'l lume ch'era rotto 428_529_000016 quando s'accorser ch'i' non dava loco per lo mio corpo al trapassar d'i raggi mutar lor canto in un oh lungo e roco e due di loro in forma di messaggi corsero incontr'a noi e dimandarne 428_529_000017 canto quarto quando per dilettanze o ver per doglie che alcuna virtù nostra comprenda l'anima bene ad essa si raccoglie 428_529_000018 goder pareva il ciel di lor fiammelle oh settentrional vedovo sito poi che privato se di mirar quelle 428_529_000019 canto quinto io era già da quell'ombre partito e seguitava l'orme del mio duca quando di retro a me drizzando il dito una gridò 428_529_000020 che molto poco tempo a volger era sì com'io dissi fui mandato ad esso per lui campare e non li era altra via 428_529_000021 vassi in sanleo e discendesi in noli montasi su in bismantova e i cacume con esso i pie' ma qui convien ch'om voli dico con l'ale snelle e con le piume del gran disio di retro a quel condotto che speranza mi dava e facea lume 428_529_000022 che sempre l'omo in cui pensier rampolla sovra pensier da sé dilunga il segno perché la foga l'un de l'altro insolla che potea io ridir se non io vegno 428_529_000023 come le pecorelle escon del chiuso a una a due a tre e l'altre stanno timidette atterrando l'occhio e 'l muso e ciò che fa la prima e l'altre fanno addossandosi a lei s'ella s'arresta 428_529_000024 matto è chi spera che nostra ragione possa trascorrer la infinita via che tiene una sustanza in tre persone state contenti umana gente al quia 428_529_000025 d'un giunco schietto e che dilavi li viso si che ogne sucidume quindi stinge 428_529_000026 se per veder la sua ombra restaro com'io avviso assai e lor risposto faccianli onore ed essere può lor caro vapori accesi non vid'io sì tosto di prima notte mai fender sereno 428_529_000027 ma se donna del ciel ti muove e regge come tu di' non c'è mestier lusinghe 428_529_000028 or ti piaccia gradir la sua venuta libertà va cercando ch'è sì cara 428_529_000029 per lor maladizion sì non si perde che non possa tornar l'etterno amore mentre che la speranza ha fior del verde 428_529_000030 io mi volsi ver lui e guardail fiso biondo era e bello e di gentile aspetto ma l'un de' cigli un colpo avea diviso 428_529_000031 oh dolce segnor mio diss'io adocchia colui che mostra sé più negligente che se pigrizia fosse sua serocchia allor si volse a noi e puose mente movendo 'l viso pur su per la coscia e disse or va' tu su che se' valente 428_529_000032 son le leggi d'abisso così rotte o è mutato in ciel novo consiglio che dannati venite alle mie grotte 428_529_000033 là ci traemmo e ivi eran persone che si stavano a l'ombra dietro al sasso come l'uom per negghienza a star si pone e un di lor che mi sembiava lasso sedeva e abbracciava le ginocchia tenendo 'l viso giù tra esse basso 428_529_000034 noi eravam tutti fissi ed attenti e le sue note ed ecco il veglio onesto gridando 428_529_000035 e canterò di quel secondo regno dove l'umano spirito si purga e di salir al ciel diventa degno 428_529_000036 e di sotto a poco a poco un altro a lui uscio lo mio maestro ancor non facea motto mentre che i primi bianchi apparver ali 428_529_000037 oh ben finiti oh già spiriti eletti virgilio incominciò per quella pace ch'i' credo che per voi tutti s'aspetti ditene dove la montagna giace sì che possibil sia l'andare in suso che perder tempo a chi più sa più spiace 428_529_000038 della bella aurora per troppa etate divenivan rance noi eravam lunghesso mare ancora 428_529_000039 allor sarai al fin d'esto sentiero quivi di riposar l'affanno aspetta più non rispondo e questo so per vero 428_529_000040 quand'io mi fui umilmente disdetto d'averlo visto mai el disse or vedi e mostrommi una piaga a sommo il petto poi sorridendo disse 428_529_000041 onde la strada che mal non seppe carreggiar feton vedrai come a costui convien che vada dall'un quando a colui dall'altro fianco se lo 'ntelletto tuo ben chiaro bada 428_529_000042 perché pur diffidi a dirmi cominciò tutto rivolto non credi tu me teco e ch'io ti guidi vespero è già colà dov'è sepolto lo corpo dentro al quale io facea ombra napoli l'ha e da brandizio è tolto 428_529_000043 quando li piedi suoi lasciar la fretta che l'onestade ad ogn'atto dismaga la mente mia che prima era ristretta lo 'ntento rallargò sì come vaga e diedi 'l viso mio incontr'al poggio che 'nverso l ciel più alto si dislaga 428_529_000044 ancor era quel popol di lontano i' dico dopo i nostri mille passi quanto un buon gittator trarria con mano quando si strinser tutti ai duri massi dell'alta ripa e stetter fermi e stretti com'a guardar chi va dubbiando stassi 428_529_000045 maggiore aperta molte volte impruna con una forcatella di sue spine l'uom de la villa quando l'uva imbruna che non era la calla onde saline lo duca mio e io appresso soli come da noi la schiera si partine 428_529_000046 ed elli a me nessun tuo passo caggia pur su al monte dietro a me acquista fin che n'appaia alcuna scorta saggia lo sommo era alto che vincea la vista e la costa superba più assai che da mezzo quadrante a centro lista 428_529_000047 conobbi allor chi era e quella angoscia che m'avacciava un poco ancor la lena non m'impedì l'andare a lui e poscia ch'a lui fu' giunto alzò la testa a pena dicendo hai ben veduto come 'l sole da l'omero sinistro il carro mena 428_529_000048 li raggi delle quattro luci sante fregiavan sì la sua faccia di lume ch'i' il vedea come il sol fosse davante 428_529_000049 come ciò sia se 'l vuoi poter pensare dentro raccolto imagina sion con questo monte in su la terra stare sì ch'amendue hanno un solo orizzon e diversi emisperi 428_529_000050 con le saette conte di mezzo il ciel cacciato capricorno quando la nova gente alzò la fronte ver noi dicendo a noi 428_529_000051 vero è che quale in contumacia more di santa chiesa ancor ch'al fin si penta star li convien da questa ripa in fore per ognun tempo ch'elli è stato trenta in sua presunzion se tal decreto più corto per buon prieghi non diventa 428_529_000052 muover non mi può per quella legge che fatta fu quando me n'usci fora 428_529_000053 voi credete forse che siamo esperti d'esto loco ma noi siam peregrin come voi siete 428_529_000054 et el sen gio come venne veloce la turba che rimase lì selvaggia parea del loco rimirando intorno come colui 428_529_000055 come sa chi per lei vita rifiuta tu lo sai che non ti fu per lei amara in utica la morte ove lasciasti la vesta 428_529_000056 fatti mi fuoro in grembo ali antenori là dov'io più sicuro esser credea quel da esti il fé far che m'avea in ira assai piu là che dritto non volea 428_529_000057 come gente che pensa a suo cammino che va col cuore e col corpo dimora ed ecco qual sorpreso dal mattino per gli grossi vapor marte rosseggia 428_529_000058 casella mio per tornar altra volta là dov'io son fò io questo viaggio diss'io ma a te com'è tanta ora tolta 428_529_000059 semplici e quete e lo mperché non sanno sì vid'io muovere a venir la testa di quella mandra fortunata allotta pudica in faccia e ne l'andare onesta 428_529_000060 e quel sospinse ne l'arno e sciolse al mio petto la croce ch'i' fé di me quando il dolor mi vinse voltommi per le ripe e per lo fondo poi di sua preda mi coperse e cinse 428_529_000061 se orazione in prima non m'aita che surga su di cuor che in grazia viva l'altra che val che in ciel non è udita e già il poeta innanzi mi saliva e dicea 428_529_000062 se l pastor di cosenza che a la caccia di me fu messo per clemente allora avesse in dio ben letta questa faccia l'ossa del corpo mio sarieno ancora in co del ponte presso a benevento sotto la guardia de la grave mora 428_529_000063 or le bagna la pioggia e move il vento di fuor dal regno quasi lungo 'l verde dov'ei le trasmutò a lume spento 428_529_000064 vidi presso di me un veglio solo degno di tanta reverenza in vista che più non dee a padre alcun figliuolo 428_529_000065 lunga la barba e di pel bianco mista portava ai suoi capelli simigliante de' quai cadeva al petto doppio lista 428_529_000066 scende virtù che m'aiuta conducerlo a vederti e a udirti 428_529_000067 li occhi prima drizzai ai bassi liti poscia li alzai al sole e ammirava che da sinistra n'eravam feriti ben s'avvide il poeta ch'io stava stupido tutto al carro de la luce ove tra noi e aquilone intrava ond'elli a me 428_529_000068 questa gente che preme a noi è molta e vegnonti a pregar disse il poeta però pur va e in andando ascolta oh anima che vai per esser lieta con quelle membra con le quai nascesti venian gridando un poco il passo queta 428_529_000069 e come a messagger che porta ulivo tragge la gente per udir novelle e di calcar nessun si mostra schivo 428_529_000070 io era lasso quando cominciai oh dolce padre volgiti e rimira com'io rimango sol se non restai figliuol mio disse infin quivi ti tira additandomi un balzo poco in sue che da quel lato il poggio tutto gira 428_529_000071 quinci si parte verso settentrion quanto li ebrei vedevan lui verso la calda parte ma se a te piace volontier saprei quanto avemo ad andar che 'l poggio sale più che salir non posson gli occhi miei 428_529_000072 deh quando tu sarai tornato al mondo e riposato de la lunga via seguito il terzo spirito al secondo ricorditi di me che son la pia 428_529_000073 che il muover suo nessun volar pareggia dal qual com'io un poco ebbi ritratto l'occhio per domandar lo duca mio rividi 'l 428_529_000074 canto terzo avvegna che la subitana fuga dispergesse color per la campagna rivolti al monte ove ragion ne fruga 428_529_000075 cerchio coverchia ierusalem col suo più alto punto e la notte che opposita a lui cerchia uscia 428_529_000076 ora se innanzi a me nulla s'aombra non ti maravigliar più che d'i cieli che l'uno all'altro raggio non ingombra a sofferir tormenti caldi e geli simili corpi la virtù dispone che come fa non vuol ch'a noi si sveli 428_529_000077 giù che ponente sovra il suol marino cotal m'apparve s'io ancor lo veggia un lume per lo mar venir sì ratto 428_529_000078 ma qui la morta poi si resurga oh sante muse poi che vostro sono e qui 428_529_000079 chi siete voi che contro al cieco fiume fuggita avete la pregione etterna diss'el movendo quelle oneste piume 428_529_000080 io dico d'aristotile e di plato e di molt'altri e qui chinò la fronte e più non disse e rimase turbato noi divenimmo intanto a piè del monte quivi trovammo la roccia sì erta che 'ndarno vi sarien le gambe pronte 428_529_000081 e uno incominciò ciascun si fida del beneficio tuo sanza giurarlo purché il voler non possa non ricida ond'io che solo innanzi agli altri parlo ti priego se mai vedi quel paese che siede tra romagna e quel di carlo 428_529_000082 che di qua dichina questa pianura ai suoi termini bassi l'alba vinceva l'ora ma 428_529_000083 certo maestro mio diss'io unquanco non vid'io chiaro sì com'io discerno là dove mio ingegno parea manco che 'l mezzo cerchio del moto superno che si chiama equatore in alcun'arte e che sempre riman tra 'l sole e 'l verno per la ragion che dì 428_529_000084 noi salavam per entro 'l sasso rotto e d'ogne lato ne stringea lo stremo e piedi e man volea il suol di sotto poi che noi fummo in sull'orlo suppremo dell'alta ripa alla scoperta piaggia maestro mio diss'io che via faremo 428_529_000085 vassene l tempo e l'uom non se n'avvede ch'altra potenza è quella che l'ascolta e altra è quella c'ha l'anima intera questa è quasi legata e quella è sciolta 428_529_000086 poscia non sia di qua vostra reddita lo sol mi mosterrà che surge omai prendere il monte a più lieve salita 428_529_000087 guarda s'alcun di noi unqua vedesti sì che di lui di la novella porti deh perché vai deh perché non t'arresti noi fummo tutti già per forza morti e peccatori infino all'ultima ora 428_529_000088 che tu mi sie di tuoi prieghi cortese in fano sì che ben per me s'adori pur ch'i' possa purgar le gravi offese quindi fu' io ma li profondi fori ond'uscì 'l sangue in sul quale io sedea 428_529_000089 e com'elli ebbe sua parola detta una voce di presso sonò forse che di sedere in pria avrai distretta al suon di lei ciascun di noi si torse e vedemmo a mancina un gran petrone del qual né io né ei prima s'accorse 428_529_000090 dissilo alquanto del color consperso che fa l'uom di perdon talvolta degno e 'ntanto per la costa di traverso venivan genti innanzi a noi un poco cantando miserere a verso a verso 428_529_000091 né sol calando nuvole d'agosto che color non tornasser suso in meno e giunti là con li altri a noi dier volta come schiera che scorre sanza freno 428_529_000092 quivi lume del ciel ne fece accorti sì che pentendo e perdonando fora di vita uscimmo a dio pacificati che del disio di sé veder n'accora 428_529_000093 che questi vive e minos me non lega ma son del cerchio ove son li occhi casti di marzia tua che 'n vista ancor ti priega 428_529_000094 amor che ne la mente mi ragiona cominciò elli allor sì dolcemente che la dolcezza ancor dentro mi suona 428_529_000095 o indurasse vi puote aver vita però ch'a le percosse non seconda 428_529_000096 lo sol che dietro fiammeggiava roggio rotto m'era dinanzi a la figura ch'avea in me de suoi raggi l'appoggio io mi volsi dallato con paura d'essere abbandonato quand'io vidi solo dinanzi a me la terra oscura e 'l mio conforto 428_529_000097 così il maestro e quella gente degna tornate disse intrate innanzi dunque coi dossi de le man faccendo insegna e un di loro incominciò chiunque tu se' così andando volgi 'l viso pon mente se di là mi vedesti unque 428_529_000098 giunse quel mal voler che pur mal chiede con lo 'ntelletto e mosse il fummo e il vento per la virtù che sua natura diede indi la valle come il dì fu spento da pratomagno al gran giogo coperse di nebbia 428_529_000099 ma da ch'è tu' voler che più si spieghi di nostra condizion com'ell'è vera esser non puote 428_529_000100 vedi oggimai se tu mi puoi far lieto revelando a la mia buona costanza come m'hai visto e anco esto divieto che qui per quei di là molto s'avanza fine del canto terzo 428_529_000101 sì mi spronaron le parole sue ch'i' mi sforzai carpando appresso lui tanto che 'l cinghio sotto i piè mi fue a seder ci ponemmo ivi ambedui volti a levante ond'eravam saliti che suole a riguardar giovare altrui 428_529_000102 e 'l ciel di sopra fece intento sì che 'l pregno aere in acqua si converse la pioggia cadde e a' fossati venne di lei ciò che la terra non sofferse 428_529_000103 a quella foce ha elli or dritta l'ala però che sempre quivi si ricoglie qual verso acheronte non si cala 428_529_000104 di vostra condizion fatene saggi è 'l mio maestro voi potete andarne e ritrarre a color che vi mandaro che 'l corpo di costui è vera carne 428_529_000105 che questa per la quale i' mi son messo mostrata ho lui tutta la gente ria 428_529_000106 io dirò vero e tu 'l ridi tra vivi l'angel di dio mi prese e quel d'inferno gridava oh tu del ciel perché mi privi tu te ne porti di costui l'etterno per una lagrimetta che 'l mi toglie 428_529_000107 perché l'animo tuo tanto s'impiglia disse il maestro che l'andare allenti che ti fa ciò che quivi si pispiglia vien dietro a me e lascia dir le genti sta come torre ferma che non crolla giammai la cima per soffiar di venti 428_529_000108 ed elli oh frate andar in su che porta che non mi lascerebbe ire a martiri l'angel di dio che siede in su la porta prima convien che tanto il ciel m'aggiri di fuor da essa quanto fece in vita perch'io 'ndugiai al fine i buon sospiri 428_529_000109 ma io farò de l'altro altro governo ben sai come ne l'aere si raccoglie quell'umido vapor che in acqua riede tosto che sale dove 'l freddo il coglie 428_529_000110 cantavan tutti insieme ad una voce con quanto di quel salmo è poscia scripto poi fece il segno lor di santa croce ond'ei si gittar tutti in su la piaggia 428_529_000111 li atti suoi pigri e le corte parole mosser le labbra mie un poco a riso poi cominciai belacqua a me non dole di te omai ma dimmi perché assiso qui ritto se' attendi tu iscorta oppur lo modo usato t'ha ripriso 428_529_000112 di ciò ti piaccia consolare alquanto l'anima mia che con la sua persona venendo qui è affannata tanto 428_529_000113 di gange fuor con le bilance che le caggion di man quando soverchia sì che le bianche e le vermiglie guance là dov'i' era 428_529_000114 son da maggior cura così vid'io quella masnada fresca lasciar lo canto e fuggir ver la costa 428_529_000115 i' mi ristrinsi a la fida compagna e come sarei io sanza lui corso chi m'avria tratto su per la montagna el mi parea da se stesso rimorso oh dignitosa coscienza e netta come t'è piccio il fallo amaro morso 428_529_000116 che se potuto aveste veder tutto mestier non era parturir maria e disiar vedeste sanza frutto tai che sarebbe lor disio quetato ch'etternalmente è dato lor per lutto 428_529_000117 e io a lui qual forza o qual ventura ti traviò sì fuor di campaldino che non si seppe mai tua sepultura oh rispuos'elli a pie' del casentino traversa un'acqua c'ha nome l'archiano che sovra l'ermo nasce in apennino 428_529_000118 più lucente e maggior fatto poi d'ogne lato ad esso m'appario un non sapeva che bianco 428_529_000119 come color dinanzi vider rotta la luce in terra dal mio destro canto sì che l'ombra era da me alla grotta restaro e trasser sé indietro alquanto e tutti gli altri che venieno appresso non sappiendo 'l perché fenno altrettanto 428_529_000120 ed io se nuova legge non ti toglie memoria o uso a l'amoroso canto che mi solea quetar tutte mie doglie 428_529_000121 e io perché ne' vostri visi guati non riconosco alcun ma s'a voi piace cosa ch'io possa spiriti ben nati voi dite e io farò per quella pace che dietro a piedi di sì fatta guida di mondo in mondo cercarmi si face 428_529_000122 ed elli a me questa montagna è tale che sempre al cominciar di sotto è grave e quant'om più va su e men fa male però quand'ella ti parrà soave tanto che su andar ti fia leggero come a seconda giù andar per nave 428_529_000123 poscia ch'io ebbi rotta la persona di due punte mortali io mi rendei piangendo a quei che volontier perdona orribil furon li peccati miei ma la bontà infinita ha sì gran braccia che prende ciò che si rivolge a lei 428_529_000124 di maraviglia credo mi dipinsi perché l'ombra sorrise e si ritrasse ed io seguendo lei oltre mi pinsi 428_529_000125 che di giusto voler lo suo si face veramente da tre mesi elli ha tolto chi ha voluto intrar con tutta pace 428_529_000126 oh santo petto che per tua la tegni per lo suo amore adunque a noi ti piega 428_529_000127 sanza vostra domanda io vi confesso che questo è corpo uman che voi vedete perché il lume del sole in terra è fesso non vi maravigliate ma credete che non sanza virtù che da ciel vegna cerchi di soverchiar questa parete 428_529_000128 caliope alquanto surga seguitando il mio canto con quel suono di cui le piche misere sentiro lo colpo tal che disperar perdono 428_529_000129 l'anime che si fuor di me accorte per lo spirare ch'i' era ancor vivo maravigliando diventaro smorte 428_529_000130 che non si converria l'occhio sorpriso d'alcuna nebbia andar dinanzi al primo ministro 428_529_000131 i' mi volsi a man destra e puosi mente a l'altro polo e vidi quattro stelle non viste mai fuor ch'a la prima gente 428_529_000132 vienne omai vedi ch'è tocco meridian dal sole e a la riva cuopre la notte già col piè morrocco fine del canto quarto 428_529_000133 poi disse un altro deh se quel disio si compia che ti tragge all'alto monte con buona pietate aiuta il mio io fui di montefeltro io son bonconte giovanna o altri non ha di me cura per ch'io vo tra costor con bassa fronte 428_529_000134 e mentre ch'e' tenendo 'l viso basso essaminava del cammin la mente e io mirava suso intorno al sasso da man sinistra m'apparì una gente d'anime che movieno i pie ver noi e non pareva sì venian lente 428_529_000135 il mio che a te si nieghi questi non vide mai l'ultima sera ma per la sua follia le fu sì presso 428_529_000136 che fuggia innanzi sì che di lontano conobbi il tremolar 428_529_000137 io son manfredi nepote di costanza imperadrice ond'io ti priego che quando tu riedi vadi a mia bella figlia genitrice de l'onor di cicilia e d'aragona e dichi il vero a lei s'altro si dice 428_529_000138 dianzi venimmo innanzi a voi un poco per altra via che fu sì aspra e forte che lo salire omai ne parrà gioco 428_529_000139 par ch'a nulla potenza più intenda e questo è contra quello error che crede ch'un'anima sovr'altra in noi s'accenda e però quando s'ode cosa o vede che tegna forte a sé l'anima volta 428_529_000140 per correr miglior acque alza le vele omai la navicella del mio ingegno che lascia dietro a sé mar sì crudele 428_529_000141 di ciò ebb'io esperienza vera udendo quello spirto e ammirando che ben cinquanta gradi salito era lo sole e io non m'era accorto quando venimmo ove quell'anime ad una gridaro a noi qui è vostro dimando 428_529_000142 lo vidi una di lor trarresi avante per abbracciarmi con si grande affetto che mosse me a far 428_529_000143 lo duca mio allor mi diè di piglio e con parole e con mani e con cenni reverenti mi fè le gambe e 'l ciglio 428_529_000144 e come ai rivi grandi si convenne ver lo fiume real tanto veloce si ruinò che nulla la ritenne lo corpo mio gelato in su la foce trovò l'archian rubesto 646_529_000000 entra nel petto mio e spira tue sì come quando marsia traesti de la vagina de le membra sue o divina virtù se mi ti presti tanto che l'ombra del beato regno segnata nel mio capo io manifesti 646_529_000001 che nel fermar tra dio e l'uomo il patto vittima fassi di questo tesoro tal quale io dico e fassi col suo atto dunque che render puossi per ristoro se credi bene usar quel c'hai offerto di maltolletto vuo' far buon lavoro 646_529_000002 perfetta vita e alto merto inciela donna più su mi disse a la cui norma nel vostro mondo giù si veste e vela perchè fino al morir si vegghi e dorma con quello sposo ch'ogne voto accetta che caritate a suo piacer conforma 646_529_000003 e quest'altro splendor che ti si mostra da la mia destra parte e che s'accende di tutto il lume de la spera nostra ciò ch'io dico di me di sé intende sorella fu e così le fu tolta di capo l'ombra de le sacre bende 646_529_000004 parev'a me che nube ne coprisse lucida spessa solida e pulita quasi adamante che lo sol ferisse per entro sé l'etterna margarita ne ricevette com'acqua recepe raggio di luce permanendo unita 646_529_000005 quivi la donna mia vid'io sì lieta come nel lume di quel ciel si mise che più lucente se ne fè 'l pianeta e se la stella sì cambiò e rise qual mi fec'io che pur da mia natura trasmutabile son per tutte guise 646_529_000006 ringrazio lui lo qual dal mortal mondo m'ha remoto ma ditemi che son li segni bui di questo corpo che la giuso in terra fan di cain favoleggiare altrui 646_529_000007 ne hanno a l'esser lor più o meno anni ma tutti fanno bello il primo giro e differentemente han dolce vita per sentir più e men l'etterno spiro qui si mostraro non perché sortita sia questa spera lor ma per far segno de la celestial c'ha men salita 646_529_000008 per triunfare o cesare o poeta colpa e vergogna de l'umane voglie che parturir letizia in su la lieta delfica deità dovria la fronda peneia quando alcun di sé asseta 646_529_000009 per la natura lieta onde deriva la virtù mista per lo corpo luce come letizia per pupilla viva da essa vien ciò che da luce a luce par differente non da denso e raro essa è formal principio che produce conforme a sua bontà lo turbo e 'l chiaro 646_529_000010 e io per confessar corretto e certo me stesso tanto quanto si convenne leva' il capo a proferer più erto ma visione apparve che ritenne a sé me tanto stretto per vedersi che di mia confession non mi sovvenne 646_529_000011 come almeone che di ciò pregato dal padre suo la propria madre spense per non perder pietà si fé spietato a questo punto voglio che tu pense che la forza al voler si mischia e fanno sì che scusar non si posson l'offense 646_529_000012 l'altra che per materia t'è aperta puote ben esser tal che non si falla se con altra materia si converta ma non trasmuti carco alla sua spalla per suo arbitrio alcun sanza la volta e della chiave bianca e della gialla 646_529_000013 s'io fui del primo dubbio disvestito per le sorrise parolette brevi dentro ad un nuovo più fu inretito e dissi già contento requievi di grande ammirazion ma ora ammiro com'io trascenda questi corpi levi 646_529_000014 dentro dal ciel de la divina pace si gira un corpo ne la cui virtute l'esser di tutto suo contento giace lo ciel seguente c'ha tante vedute quell'esser parte per diverse essenze da lui distratte e da lui contenute 646_529_000015 quando la rota che tu sempiterni desiderato e sì mi fece atteso con l'armonia che temperi e discerni parvemi tanto allor del cielo acceso della fiamma del sol che pioggia o fiume lago non fece alcun tanto disteso 646_529_000016 e ogne permutanza credi stolta se la cosa dimessa in la sorpresa come 'l quattro nel sei non è raccolta però qualunque cosa tanto pesa per suo valor che tragga ogne bilancia sodisfar non si può con altra spesa 646_529_000017 fine del canto primo oh voi che siete in piccioletta barca desiderosi d'ascoltar seguiti dietro al mio legno che cantando varca tornate a riveder li vostri liti non vi mettete in pelago che forse perdendo me rimarreste smarriti 646_529_000018 tali vid'io più facce a parlar pronte per ch'io dentro a l'error contrario corsi a quel ch'accese amor tra l'omo e 'l fonte subito sì com'io di lor m'accorsi quelle stimando specchiati sembianti per veder di cui fosser li occhi torsi 646_529_000019 e però quella cui non potea mia cura essere ascosa volta ver me sì lieta come bella drizza la mente in dio grata mi disse che n'ha congiunti con la prima stella 646_529_000020 poi sopra 'l vero ancor lo piè non fida ma te rivolve come suole a voto vere sustanze son ciò che tu vedi qui rilegate per manco di voto però parla con esse e odi e credi che la verace luce che li appaga da sé non lascia lor torcer li piedi 646_529_000021 e per te vedrai come da questi m'era in disio d'udir lor condizioni sì come a li occhi mi fur manifesti o bene nato a cui veder li troni del triunfo etternal concede grazia prima che la milizia s'abbandoni 646_529_000022 così da questo corso si diparte talor la creatura c'ha podere di piegar così pinta in altra parte e sì come veder si puo cadere foco di nube sì l'impeto primo l'atterra torto da falso piacere 646_529_000023 ma poi che pur al mondo fu rivolta contra suo grado e contra buona usanza non fu dal vel del cor già mai disciolta quest'è la luce de la gran costanza che del secondo vento di soave generò 'l terzo e l'ultima possanza così parlommi e poi cominciò ave maria cantando 646_529_000024 questo diss'io diritto alla lumera che pria m'avea parlato ond'ella fessi lucente più assai di quel ch'ell'era sì come il sol che si cela elli stessi per troppa luce come il caldo ha rose le temperanze d'i vapori spessi per più letizia sì mi si nascose 646_529_000025 vedra'mi al pie' del tuo diletto legno venire e coronarmi delle foglie che la materia e tu mi farai degno sì rade volte padre se ne coglie 646_529_000026 poi dietro ai sensi vedi che la ragione ha corte l'ali ma dimmi quel che tu da te ne pensi e io ciò che n'appar qua su diverso credo che fanno i corpi rari e densi ed ella certo assai vedrai sommerso nel falso il creder tuo se bene ascolti l'argomentar ch'io li farò avverso 646_529_000027 né pur le creature che son fore d'intelligenza quest'arco saetta ma quelle c'hanno intelletto e amore la provedenza che cotanto assetta del suo lume fa il ciel sempre quieto nel qual si volge quel c'ha maggior fretta 646_529_000028 onde si muovono a diversi porti per lo gran mar de l'essere e ciascuna con istinto a lei dato che la porti questi ne porta il foco inver la luna questi ne' cor mortali e permotore questi la terra in sé stringe e aduna 646_529_000029 esto pianeto o sì come comparte lo grasso e 'l magro d'un corpo così questo nel suo volume cangerebbe carte se 'l primo fosse fora manifesto ne l'eclissi del sol per trasparere lo lume come in altro raro ingesto questo non è 646_529_000030 quali per vetri trasparenti e tersi o ver per acque nitide e tranquille non si profonde che i fondi sien persi tornan d'i nostri visi le postille debili sì che perla in bianca fronte non vien men forte a le nostre pupille 646_529_000031 avete il novo e 'l vecchio testamento e 'l pastor de la chiesa che vi guida questo vi basti a vostro salvamento se mala cupidigia altro vi grida uomini siate e non pecore matte sì che 'l giudeo di voi tra voi non rida 646_529_000032 perché appressando sé al suo disire nostro intelletto si profonda tanto che dietro la memoria non puo ire veramente quant'io del regno santo ne la mia mente potei far tesoro sarà ora materia del mio canto 646_529_000033 e a beatrice tutta si converse ma quella folgorò nel mio sguardo sì che da prima il viso non sofferse e ciò mi fece a dimandar più tardo fine del canto terzo 646_529_000034 intra due cibi distanti e moventi d'un modo prima si morria di fame che liber'omo l'un recasse ai denti sì si starebbe un agno intra due brame di fieri lupi igualmente temendo sì si starebbe un cane intra due dame 646_529_000035 e la sua volontade è nostra pace ell'è quel mare al qual tutto si move ciò ch'ella cria o che natura face chiaro mi fu allor come ogne dove in cielo e paradiso etsi la grazia del sommo ben d'un modo non vi piove 646_529_000036 da questa instanza può deliberarti esperienza se già mai la provi ch'esser suol fonte ai rivi di vostr'arti tre specchi prenderai e i due rimovi da te d'un modo e l'altro più rimosso tr'ambo li primi li occhi tuoi ritrovi 646_529_000037 dal mondo per seguirla giovinetta fuggi'mi e nel suo abito mi chiusi e promisi la via de la sua setta uomini poi a mal piu ch'a bene usi fuori rapiron de la dolce chiostra iddio si sa qual poi mia vita fusi 646_529_000038 poca favilla gran fiamma seconda forse di retro a me con miglior voci si pregherà perché cirra risponda surge ai mortali per diverse foci la lucerna del mondo ma da quella che quattro cerchi giugne con tre croci 646_529_000039 perché s'ella si piega assai o poco segue la forza e così queste fero possendo rifuggir nel santo loco se fosse stato lor volere intero come tenne lorenzo in su la grada e fece muzio a la sua man severo 646_529_000040 sì che del viso tuo vinco il valore non ti maravigliar che ciò procede da perfetto veder che come apprende così nel bene appreso move il piede io veggio ben sì come già resplende ne l'intelletto tuo l'etterna luce che vista sola e sempre amore accende 646_529_000041 beatrice tutta ne l'etterne rote fissa colli occhi stava e io in lei le luci fissi di là su rimote nel suo aspetto tal dentro mi fei qual si fè glauco nel gustar de l'erba che 'l fè consorto in mar degli altri dei 646_529_000042 se disiassimo esser più superne foran discordi li nostri disiri dal voler di colui che qui ne cerne che vedrai non capere in questi giri s'essere in carità è qui e necesse 646_529_000043 e cantando vanio come per acqua cupa cosa grave la vista mia che tanto lei seguio quanto possibil fu poi che la perse volsesi al segno di maggior disio 646_529_000044 la gloria di colui che tutto move per l'universo penetra e risplende in una parte più e meno altrove nel ciel che più de la sua luce prende fui io e vidi cose che ridire né sa né può chi di lassù discende 646_529_000045 la spera ottava vi dimostra molti lumi li quali e nel quale e nel quanto notar si posson di diversi volti se raro e denso ciò facesser tanto una sola virtù sarebbe in tutti più e men distributa e altrettanto 646_529_000046 non prende alli mortali il voto a ciancia siate fedeli e a ciò far non bieci come iepté a la sua prima mancia cui più si convenia dicer mal feci che servando far peggio e cosi stolto ritrovar puoi il gran duca de' greci 646_529_000047 del lume che per tutto il ciel si spazia noi semo accesi e però se disii di noi chiarirti a tuo piacer ti sazia così da un di quelli spirti pii detto mi fu e da beatrice dì dì sicuramente e credi come a dii 646_529_000048 non dei più ammirar sebbene stimo lo tuo salir se non come d'un rivo se d'alto monte scende giuso ad imo maraviglia sarebbe in te se privo d'impedimento giù ti fossi assiso com'a terra quiete in foco vivo quinci rivolse inver lo cielo il viso 646_529_000049 onde pianse efigenia il suo bel volto e fè pianger di sé i folli e i savi ch'udir parlar di così fatto colto siate cristiani a muovervi più gravi non siate come penna ad ogne vento e non crediate ch'ogne acqua vi lavi 646_529_000050 cosi l'intelligenza sua bontate multiplicata per le stelle spiega girando sé sovra sua unitate virtù diversa fa diversa lega col prezioso corpo ch'ella avviva nel qual sì come vita in voi si lega 646_529_000051 ond'ella appresso d'un pio sospiro li occhi drizzò ver me con quel sembiante che madre fa sovra figlio deliro e cominciò le cose tutte quante hanno ordine tra loro e questo è forma che l'universo a dio fa simigliante 646_529_000052 la concreata e perpetua sete del deiforme regno cen portava veloci quasi come 'l ciel vedete beatrice in suso e io in lei guardava e forse in tanto in quanto un quadrel posa e vola e dalla noce si dischiava giunto mi vidi ove mirabil cosa mi torse il viso a sé 646_529_000053 oh buono appollo all'ultimo lavoro fammi del tuo valor sì fatto vaso come dimandi a dar l'amato alloro infino a qui l'un giogo di parnaso assai mi fu ma or con amendue m'è uopo intrar ne l'aringo rimaso 646_529_000054 quando beatrice in sul sinistro fianco vidi rivolta e riguardar nel sole aquila sì non li s'affisse unquanco e sì come secondo raggio suole uscir dal primo e risalire in suso pur come pelegrin che tornar vuole 646_529_000055 e sì come ciascuno a noi venia vedeasi l'ombra piena di letizia nel folgor chiaro che di lei uscia pensa lettor se quel che qui s'inizia non procedesse come tu avresti di più savere angosciosa carizia 646_529_000056 e s'altra cosa vostro amor seduce non è se non di quella alcun vestigio mal conosciuto che quivi traluce tu vuo' saper se con altro servigio per manco voto si puo render tanto che l'anima sicuri di letigio 646_529_000057 s'io era corpo e qui non si concepe com'una dimensione altra patio ch'esser convien se corpo in corpo repe accender ne dovria più il disio di veder quella essenza in che si vede come nostra natura e dio s'unio 646_529_000058 e se la sua natura ben rimiri anzi è formale ad esto beato esse tenersi dentro a la divina voglia per ch'una fansi nostre voglie stesse sì che come noi sem di soglia in soglia per questo regno a tutto il regno piace com'a lo re che 'n suo voler ne 'nvoglia 646_529_000059 pronta e con occhi ridenti la nostra carità non serra porte a giusta voglia se non come quella che vuol simile a sé tutta sua corte i' fui nel mondo vergine sorella e se la mente tua ben se riguarda non mi ti celerà l'esser piu bella ma riconoscerai ch'i' son piccarda 646_529_000060 virtù diverse esser convegnon frutti di principi formali e quei for ch'uno seguiterieno a tua ragion distrutti ancor se raro fosse di quel bruno cagion che tu dimandi o d'oltre in parte fora di sua materia sì digiuno 646_529_000061 li altri giron per varie differenze le distinzion che dentro da sé hanno dispongono a lor fini e lor semenze questi organi del mondo così vanno come tu vedi omai di grado in grado che di su prendono e di sotto fanno 646_529_000062 l'altra dubitazion che ti commuove ha men velen però che sua malizia non ti poria menar da me altrove parere ingiusta la nostra giustizia negli occhi d'i mortali è argomento di fede e non d'eretica nequizia ma perché puote vostro accorgimento ben penetrare a questa veritate 646_529_000063 qui veggion l'alte creature l'orma de l'etterno valore il qual è fine al quale è fatta la toccata norma ne l'ordine ch'io dico sono accline tutte nature per diverse sorti più al principio loro e men vicine 646_529_000064 trasumanar significar per verba non si poria però l'essemplo basti a cui esperienza grazia serba s'i' era sol di me quel che creasti novellamente amor che 'l ciel governi tu 'l sai che col tuo lume mi levasti 646_529_000065 dentro al suo raggio la figura santa e così chiusa chiusa mi rispuose nel modo che 'l seguente canto canta fine del canto quinto 646_529_000066 con miglior corso e con migliore stella esce congiunta e la mondana cera piu a suo modo tempera e suggella fatto avea di là mane e di qua sera tal foce e quasi tutto era là bianco quello emisperio e l'altra parte nera 646_529_000067 io veggio ben sì come tu t'annidi nel proprio lume e che de li occhi il traggi perch'e' corusca sì come tu ridi ma non so chi tu se' né perché aggi anima degna il grado de la spera che si vela a' mortai con altrui raggi 646_529_000068 e ora lì come a sito decreto cen porta la virtù di quella corda che ciò che scocca drizza in segno lieto vero è che come forma non s'accorda molte fiate a l'intenzion de l'arte perch'a risponder la materia è sorda 646_529_000069 diss'io appresso il cui parlar m'inonda e scalda sì che più e più m'avviva non è l'affezion mia tanto profonda che basti a render voi grazia per grazia ma quei che vede e puote a ciò risponda 646_529_000070 tu stesso ti fai grosso col falso imaginar sì che non vedi ciò che vedresti se l'avessi scosso tu non se' in terra sì come tu credi ma folgore fuggendo il proprio sito non corse come tu ch'ad esso riedi 646_529_000071 e nulla vidi e ritorsili avanti dritti nel lume de la dolce guida che sorridendo ardea negli occhi santi non ti maravigliar perch'io sorrida mi disse appresso il tuo pueril coto 646_529_000072 io veggio ben che già mai non si sazia nostro intelletto se 'l ver non lo illustra di fuor dal qual nessun vero si spazia posasi in esso come fera in lustra tosto che giunto l'ha e giugner puollo se non ciascun disio sarebbe frustra 646_529_000073 dice che l'alma a la sua stella riede credendo quella quindi esser decisa quando natura per forma la diede e forse sua sentenza è d'altra guisa ché la voce non suona ed esser puote con intenzion da non esser derisa 646_529_000074 che posta qui con questi altri beati beata sono in la spera più tarda li nostri affetti che solo infiammati son nel piacer de lo spirito santo letizian del suo ordine formati 646_529_000075 così parlar conviensi al vostro ingegno però che solo da sensato apprende ciò che fa poscia d'intelletto degno per questo la scrittura condescende a vostra facultate e piedi e mano attribuisce a dio e altro intende 646_529_000076 fine del canto secondo quel sol che pria d'amor mi scaldò 'l petto di bella verità m'avea scoverto provando e riprovando il dolce aspetto 646_529_000077 e questa sorte che par giù cotanto però n'è data perché fuor negletti li nostri voti e voti in alcun canto ond'io a lei ne' mirabili aspetti vostri risplende non so che divino che vi trasmuta da' primi concetti 646_529_000078 or come ai colpi de li caldi rai de la neve riman nudo il suggetto e dal colore e dal freddo primai così rimaso te ne l'intelletto voglio informar di luce sì vivace che ti tremolera nel suo aspetto 646_529_000079 tu sei ormai del maggior punto certo ma perché santa chiesa in ciò dispensa che par contra lo ver ch'i' t'ho scoverto convienti ancor sedere un poco a mensa però che il cibo rigido c'hai preso richiede ancora aiuto a tua dispensa 646_529_000080 apri la mente a quel ch'io ti paleso e fermalvi dentro ché non fa scienza senza lo ritenere avere inteso due cose si convegnono all'essenza di questo sacrificio l'una è quella di che si fa l'altr'è la convenenza 646_529_000081 ma or ti s'attraversa un altro passo dinanzi agli occhi tal che per te stesso non usciresti pria saresti lasso io t'ho per certo nella mente messo ch'alma beata non poria mentire però ch'è sempre al primo vero appresso 646_529_000082 lo suo tacere e il trasmutar sembiante puoser silenzio al mio cupido ingegno che già nuove questioni avea davante e sì come saetta che nel segno percuote pria che sia la corda queta così corremmo nel secondo regno 646_529_000083 come in peschiera ch'è tranquilla e pura traggonsi i pesci a ciò che vien di fori per modo che lo stimin lor pastura sì vid'io ben piu di mille splendori trarsi ver noi e in ciascun s'udia ecco chi crescerà li nostri amori 646_529_000084 con quelle altr'ombre pria sorrise un poco da indi mi rispuose tanto lieta ch'arder parea d'amor nel primo foco frate la nostra volontà quieta virtù di carità che fa volerne sol quel ch'avemo e d'altro non ci asseta 646_529_000085 riguarda bene omai sì com'io vado per questo loco al vero che disiri sì che poi sappi sol tener lo guado lo moto e la virtù d'i santi giri come dal fabbro l'arte del martello da' beati motor convien che spiri 646_529_000086 io vo saper se l'uom può sodisfarvi ai voti manchi sì con altri beni ch'a la vostra statera non sien parvi beatrice mi guardò con gli occhi pieni di faville d'amor così divini che vinta mia virtute die le reni e quasi mi perdei cogli occhi chini 646_529_000087 rivolto ad essi fa che dopo il dosso ti stea un lume che i tre specchi accenda e torni a te da tutti ripercosso ben che nel quanto tanto non si stenda la vista più lontana lì vedrai come convien ch'igualmente risplenda 646_529_000088 voglia assoluta non consente al danno ma consentevi in tanto in quanto teme se si ritrae cadere in più affanno però quando piccarda quello spreme de la voglia assoluta intende e io de l'altra sì che ver diciamo insieme 646_529_000089 ma sì com'elli avvien s'un cibo sazia e d'un altro rimane ancor la gola che quel si chere e di quel si ringrazia così fec'io con atto e con parola per apprender da lei qual fu la tela onde non trasse infino a co la spuola 646_529_000090 e l ciel cui tanti lumi fanno bello de la mente profonda che lui volve prende l'image e fassene suggello e come l'alma dentro a vostra polve per differenti membra e conformate a diverse potenze si risolve 646_529_000091 e santa chiesa con aspetto umano gabriel e michel vi rappresenta e l'altro che tobia rifece sano quel che timeo de l'anime argomenta non è simile a ciò che qui si vede però che come dice par che senta 646_529_000092 e poi potesti da piccarda udire che l'affezion del vel costanza tenne sì ch'ella par qui meco contradire molte fiate già frate addivenne che per fuggir periglio contra grato si fè di quel che far non si convenne 646_529_000093 fu della volontà la libertate di che le creature intelligenti e tutte e sole fuoro e son dotate or ti parrà se tu quinci argomenti l'alto valor del voto s'è sì fatto che dio consenta quando tu consenti 646_529_000094 fine del canto quarto s'io ti fiammeggio nel caldo d'amore di là dal modo che 'n terra si vede 646_529_000095 però non fui a rimembrar festino ma or m'aiuta ciò che tu mi dici sì che raffigurar m'è piu latino ma dimmi voi che siete qui felici disiderate voi più alto loco per più vedere e più farvi amici 646_529_000096 come disiri ti farò contento se violenza è quel che pate niente conferisce a quel che sforza non fuor quest'alme per essa scusate ché volontà se non vuol non s'ammorza ma fa come natura fece in foco se mille volte violenza il torza 646_529_000097 s'elli intende tornare a queste ruote l'onor de la influenza e 'l biasmo forse in alcun vero suo arco percuote questo principio male inteso torse già tutto il mondo quasi sì che giove mercurio e marte a nominar trascorse 646_529_000098 la novità del suono e il grande lume di lor cagion m'accesero un disio mai non sentito di cotanto acume ond'ella che vedea me sì com'io a quietarmi l'animo commosso pria ch'io a dimandar la bocca aprio e cominciò 646_529_000099 però è da vedere de l'altro e s'elli avvien ch'io l'altro cassi falsificato fia lo tuo parere s'elli è che questo raro non trapassi esser conviene un termine da onde lo suo contrario più passar non lassi 646_529_000100 tu argomenti se il buon voler dura la violenza altrui per qual ragione di meritarmi scema la misura ancor di dubitar ti dà cagione parer tornarsi l'anime a le stelle secondo la sentenza di platone 646_529_000101 e indi l'altrui raggio si rifonde così come color torna per vetro lo qual di retro a sé piombo nasconde or dirai tu ch'el si dimostra tetro ivi lo raggio più che in altre parti per esser lì refratto più a retro 646_529_000102 metter potete ben per l'altro sale vostro navigio servando mio solco dinanzi a l'acqua che ritorna equale que' gloriosi che passaro al colco non s'ammiraron come voi farete quando iason vider fatto bifolco 646_529_000103 così dell'atto suo per gli occhi infuso ne l'imagine mia il mio si fece e fissi li occhi al sole oltre nostr'uso molto e licito là che qui non lece a le nostre virtù mercé del loco fatto per proprio de l'umana spece 280_529_000000 chiamando buon vulcano aiuta aiuta sì com'el fece alla pugna di flegra e me saetti con tutta sua forza non ne potrebbe aver vendetta allegra 280_529_000001 ma ficca gli occhi a valle che s'approccia la riviera del sangue in la qual bolle qual che per violenza in altrui noccia 280_529_000002 d'anime nude vidi molte gregge che piangean tutte assai miseramente e parea posta lor diversa legge supin giacea in terra alcuna gente alcuna si sedea tutta raccolta e altra andava continuamente 280_529_000003 ma quello ingrato popolo maligno che discese di fiesole ab antico e tiene ancor del monte e del macigno ti si farà per tuo ben far nimico ed è ragion che tra li lazzi sorbi si disconvien fruttare al dolce fico 280_529_000004 io sentia d'ogne parte trarre guai e non vedea persona che 'l facesse per ch'io tutto smarrito m'arrestai io credo ch'ei credette ch'io credesse che tante voci uscisser tra quei bronchi da gente che per noi si nascondesse 280_529_000005 ed elli a me se tu segui tua stella non puoi fallire a glorioso porto se ben m'accorsi nella vita bella e s'io non fossi sì per tempo morto veggendo il cielo a te così benigno dato t'avrei all'opera conforto 280_529_000006 allor soffiò il tronco forte e poi si convertì quel vento in cotal voce brevemente sarà risposto a voi 280_529_000007 il qual per vero fu spento dal figliastro su nel mondo allor mi volsi al poeta e quei disse questi ti sia or primo e io secondo 280_529_000008 ciascuna parte fuor che l'oro è rotta d'una fessura che lagrime goccia le quali accolte foran quella grotta 280_529_000009 lo spazzo era una rena arida e spessa non d'altra foggia fatta che colei che fu da' pie' di caton già soppressa o vendetta di dio quanto tu dei esser temuta da ciascun che legge ciò che fu manifesto agli occhi miei 280_529_000010 lo mio maestro disse la risposta farem noi a chiron costà di presso mal fu la voglia tua sempre sì tosta poi mi tentò e disse 280_529_000011 di rietro a loro era la selva piena di nere cagne bramose e correnti come veltri ch'uscisser di catena in quel che s'appiattò miser li denti e quel dilaceraro a brano a brano poi sen portar quelle membra dolenti 280_529_000012 ed elli a noi oh anime che giunte siete a veder lo strazio disonesto c'ha le mie fronde sì da me disgiunte raccoglietele al piè del tristo cesto 280_529_000013 e più non cheggio poi si rivolse e parve di coloro che corrono a verona il drappo verde per la campagna e parve di costoro quelli che vince non colui che perde 280_529_000014 qual io fui vivo tal son morto se giove stanchi il suo fabbro da cui crucciato prese la folgore aguta onde l'ultimo dì percosso fui e s'elli stanchi gli altri a muta a muta in mongibello alla fucina negra 280_529_000015 puote omo avere in sé man violenta e ne' suoi beni e però nel secondo giron convien che sanza pro si penta qualunque priva sé del vostro mondo biscazza e fonde la sua facultade 280_529_000016 prima che più entre sappi che se nel secondo girone mi cominciò a dire e sarai mentre che tu verrai ne l'orribil sabbione però riguarda ben sì vederai cose che torrien fede al mio sermone 280_529_000017 dei violenti il primo cerchio è tutto ma perché si fa forza a tre persone in tre gironi è distinto e costrutto a dio a sé al prossimo si pone far forza dico in loro ed in lor cose come udirai con aperta ragione 280_529_000018 chiron si volse in su la destra poppa e disse a nesso torna e si li guida e fa cansar s'altra schiera v'intoppa 280_529_000019 se l'uom ti faccia liberamente ciò che 'l tuo dir priega spirito incarcerato ancor ti piaccia di dirne come l'anima si lega in questi nocchi e dinne se tu puoi se alcuna mai di tai membra si spiega 280_529_000020 qual è quella ruina che nel fianco di qua da trento l'adice percosse o per tremoto o per sostegno manco che da cima del monte onde si mosse al piano e sì la roccia discoscesa ch'alcuna via darebbe a chi su fosse 280_529_000021 lor corso in questa valle si diroccia fanno acheronte stige e flegetonta poi sen van giù per questa stretta doccia infin là dove più non si dismonta fanno cocito e qual sia quello stagno 280_529_000022 tacendo divenimmo la ve spiccia fuor della selva un picciol fiumicello lo cui rossore ancor mi raccapriccia quale del bulicame esce ruscello che parton poi tra lor le peccatrici tal per la rena più sen giva quello 280_529_000023 anche vedervi se avessi avuto di tal tigna brama colui potei che dal servo dei servi fu trasmutato d'arno in bacchiglione dove lasciò di mal protesi nervi di più direi ma il venire e il sermone più lungo esser non può 280_529_000024 per l'altro modo quell'amor s'oblia che fa natura e quel ch'è poi aggiunto di che la fede spezial si cria onde nel cerchio minore ov'è l punto de l'universo in su che dite siede qualunque trade in etterno e consunto 280_529_000025 queicittadin che poi la rifondarno sovra 'l cener che d'attila rimase avrebber fatto lavorare indarno io fei gibbetto a me de le mie case fine del canto tredicesimo 280_529_000026 presemi allor la mia scorta per mano e menommi al cespuglio che piangea per le rotture sanguinenti in vano o iacopo dicea da santo andrea che t'è giovato di me fare schermo che colpa ho io de la tua vita rea 280_529_000027 e infiammati infiammarsi a mosto che lieti onor tornaro in tristi lutti l'animo mio per disdegnoso gusto credendo col morir fuggir disdegno ingiusto fece me contra me giusto 280_529_000028 che mena il vento e che batte la pioggia e che s'incontran con sì aspre lingue perché non dentro da la città roggia sono ei puniti se dio li ha in ira e se non li ha perchè sono a tal foggia ed elli a me 280_529_000029 dicendo colui fesse in grembo a dio lo cor che 'n sul tamigi ancor si cola poi vidi gente che di fuor del rio tenean la testa e ancor tutto il casso e di costoro assai riconobb'io 280_529_000030 poi che la carità del natio loco mi strinse raunai le fronde sparte e rende'le a colui ch'era già fioco indi venimmo al fine ove si parte lo secondo giron dal terzo e dove si vede di giustizia orribil arte 280_529_000031 uomini fummo e or siam fatti sterpi ben dovrebb'esser la tua man più pia se state fossimo anime di serpi 280_529_000032 ora è deserta come cosa vieta rea la scelse già per cuna fida del suo figliuolo e per celarlo meglio quando piangea gli facea far le grida 280_529_000033 allor porsi la mano un poco avante e colsi un ramicel da un gran pruno e 'l tronco suo gridò perché mi schiante da che fatto fu poi di sangue bruno ricominciò a dir perché mi scerpi non hai tu spirto di pietade alcuno 280_529_000034 se fosse tutto pieno il mio dimando rispuosi lui voi non sareste ancora dell'umana natura posto in bando che 'n la mente m'è fitta e or m'accora 280_529_000035 ma per quella virtù per cui io movo li passi miei per sì selvaggia strada danne un dei tuoi a cui noi siamo a provo e che ne mostri là dove si guada e che porti costui in su la groppa che non è spirto che per l'aere vada 280_529_000036 un poco attese e poi da ch'el si tace disse 'l poeta a me non perder l'ora ma parla e chiedi a lui se più ti piace 280_529_000037 lo nostro scender conviene esser tardo sì che s'ausi un poco in prima il senso al tristo fiato e poi no i fia riguardo cosi 'l maestro e io alcun compenso dissi lui trova che 'l tempo non passi perduto ed elli vedi ch'a ciò penso 280_529_000038 era lo loco ov'a scender la riva venimmo alpestro e per quel che vi er'anco tal ch'ogni vista ne sarebbe schiva 280_529_000039 sì col dolce dir m'adeschi ch'i' non posso tacere e voi non gravi perch'io un poco a ragionar m'inveschi io son colui che tenni ambo le chiavi del cor di federigo 280_529_000040 i cominciai maestro tu che vinci tutte le cose fuor che demon duri ch'a l'intrar de la porta incontra uscinci 280_529_000041 i' fui de la città che nel batista mutò il primo padrone ond'ei per questo sempre con l'arte sua la farà trista e se non fosse che 'n sul passo d'arno rimane ancor di lui alcuna vista 280_529_000042 ch'i' non avrei visto dov'era perch'io indietro rivolto mi fossi quando incontrammo d'anime una schiera che venian lungo l'argine e ciascuna ci riguardava come suol da sera guardare uno altro sotto nuova luna 280_529_000043 ed elli a me tu sai che il luogo è tondo e tutto che tu sie venuto molto pur a sinistra giù calando al fondo non s'è ancor per tutto il cerchio volto 280_529_000044 come d'un stizzo verde ch'arso sia da l'un de' capi che dall'altro geme e cigola per vento che va via sì de la scheggia rotta usciva insieme parole e sangue ond'io lasciai la cima cadere e stetti come l'uom che teme 280_529_000045 lo fondo suo ed ambo le pendici fatt'era 'n pietra e margini da lato per ch'io m'accorsi che il passo era lici tra tutto l'altro ch'i' t'ho dimostrato poscia che noi intrammo per la porta lo cui sogliare a nessuno è negato 280_529_000046 figliuol mio dentro da cotesti sassi cominciò poi a dir son tre cerchietti di grado in grado come quei che lassi tutti son pien di spirti maladetti ma perché poi ti basti pur la vista intendi come e perché son costretti 280_529_000047 dintorno al fosso vanno a mille a mille saettando qual anima si svelle del sangue più che sua colpa sortille noi ci appressammo a quelle fiere snelle chiron prese uno strale e con la cocca fece la barba indietro alle mascelle 280_529_000048 così a più a più si facea basso quel sangue sì che cocea pur li piedi e quindi fu del fosso il nostro passo 280_529_000049 qui le trascineremo e per la mesta selva saranno i nostri corpi appesi ciascuno al prun de l'ombra sua molesta 280_529_000050 in somma sappi che tutti fur cherci e litterati grandi e di gran fama d'un peccato medesmo al mondo lerci priscian sen va con quella turba grama e francesco d'accorso 280_529_000051 quando 'l maestro fu sovr'esso fermo disse chi fosti che per tante punte soffi con sangue doloroso sermo 280_529_000052 per che se cosa n'apparisce nova non de' addur maraviglia al tuo volto e io ancor maestro ove si trova flegetonta e letè ché de l'un taci e l'altro di' che si fa d'esta piova 280_529_000053 la frode ond'ogne coscienza è morsa può l'omo usare in colui che in lui fida e in quel che fidanza non imborsa questo modo di retro par ch'uccida pur lo vinco d'amor che fa natura 280_529_000054 io già pensando e quei disse tu pensi forse a questa ruina ch'è guardata da quell'ira bestial ch'i' ora spensi or vo' che sappi che l'altra fiata ch'i' discesi qua giù nel basso inferno questa roccia non era ancor cascata 280_529_000055 quelli è nesso che morì per la bella deianira e fè di sé la vendetta elli stesso e quel di mezzo ch'al petto si mira è il gran chiron il qual nodrì achille quell'altro è folo che fu sì pien d'ira 280_529_000056 la divina giustizia di qua punge quell'attila che fu flagello in terra e pirro e sesto ed in eterno munge le lagrime che col bollor diserra a rinier da corneto a rinier pazzo che fecero a le strade tanta guerra 280_529_000057 se egli avesse potuto creder prima rispuose il savio mio anima lesa ciò c'ha veduto pur con la mia rima non averebbe in te la man distesa 280_529_000058 ciò che narrate di mio corso scrivo e serbolo a chiosar con altro testo a donna che saprà s'a lei arrivo tanto vogl'io che vi sia manifesto pur che mia coscienza non mi garra che a la fortuna come vuol son presto 280_529_000059 quella che giva intorno era più molta e quella men che giaceva al tormento ma più al duolo avea la lingua sciolta sovra tutto il sabbion d'un cader lento piovean di foco dilatate falde come di neve in alpe sanza vento 280_529_000060 a ben manifestar le cose nove dico che arrivammo ad una landa che dal suo letto ogni pianta rimove la dolorosa selva l'è ghirlanda intorno come il fosso tristo ad essa quivi fermammo i passi a randa a randa 280_529_000061 e però lo minor giron suggella del segno suo e soddoma e caorsa e chi spregiando dio col cor favella 280_529_000062 sì come tu da questa parte vedi lo bulicame che sempre si scema disse 'l centauro voglio che tu credi che da quest'altra a più a più giù prema lo fondo suo infin ch'el si raggiunge ove la tirannia convien che gema 280_529_000063 cotal di quel burrato era la scesa e in su la punta della rotta lacca l'infamia di creti era distesa che fu concetta nella falsa vacca e quando vide noi se stesso morse sì come quei cui l'ira dentro fiacca 280_529_000064 ma certo poco pria se ben discerno che venisse colui che la gran preda levò a dite del cerchio superno da tutte parti l'alta valle feda tremò sì 280_529_000065 me per tanto di men parlando vommi con ser brunetto e dimando chi sono le sue compagne più note e più somme ed elli a me saper d'alcuno è buono degli altri fia laudabile tacerci che 'l tempo saria corto a tanto suono 280_529_000066 quando si parte l'anima feroce dal corpo ond'ella stessa s'è disvelta minos la manda a la settima foce cade in la selva e non l'è parte scelta 280_529_000067 e come incontenenza men dio offende e men biasimo accatta se tu riguardi ben questa sentenza e rechiti a la mente chi son quelli che su di fuor sostegnon penitenza tu vedrai ben perché da questi felli sien dipartiti 280_529_000068 oh figliuol disse qual di questa greggia s'arresta punto giace poi cent'anni senz'arrostarsi quando il foco il feggia però va oltre i' ti verrò a panni e poi rigiugnerò la mia masnada che va piangendo i suoi etterni danni 280_529_000069 la cara e buona imagine paterna di voi quando nel mondo ad ora ad ora m'insegnavate come l'uom s'eterna e quant'io l'abbia in grado mentre io vivo convien che nella mia lingua si scerna 280_529_000070 e io maestro assai chiara procede la tua ragione ed assai ben distingue questo baratro e 'l popol ch'e' possiede ma dimmi quei de la palude pingue 280_529_000071 faccian le bestie fiesolane strame di lor medesme e non tocchin la pianta s'alcuna surge ancora in lor letame in cui riviva la sementa santa di que' roman che vi rimaser quando fu fatto il nido di malizia tanta 280_529_000072 or ci movemmo con la scorta fida lungo la proda del bollor vermiglio dove i bolliti facieno alte strida io vidi gente sotto infino al ciglio e 'l gran centauro disse e' son tiranni che dier nel sangue e nell'aver il piglio 280_529_000073 non era ancor di là nesso arrivato quando noi ci mettemmo per un bosco che da neun sentiero era segnato non fronda verde ma di color fosco non rami schietti ma nodosi e 'nvolti non pomi v'eran ma stecchi con tosco 280_529_000074 lo savio mio inver lui gridò forse tu credi che qui sia il duca d'atene che su nel mondo la morte ti porse pàrtiti bestia che questi non vene ammaestrato dalla tua sorella ma vassi per veder la vostre pene 280_529_000075 quel dinanzi or accorri accorri morte e l'altro cui pareva tardar troppo gridava lano sì non furo accorte le gambe tue a le giostre dal toppo e poi che forse di far via la lena di sè e d'un cespuglio fece un groppo 280_529_000076 allora il duca mio parlò di forza tanto ch'io non l'avea sì forte udito oh capaneo in ciò che non s'ammorza la tua superbia se tu più punito nullo martiro fuor che la tua rabbia sarebbe al tuo furor dolor compito 280_529_000077 io vidi un'ampia fossa in arco torta come quella che tutto il piano abbraccia secondo ch'avea detto la mia scorta e tra il pie' della ripa ed essa in traccia correan centauri armati di saette come solean nel mondo andare a caccia 280_529_000078 i' dissi lui quanto posso ven preco e se volete che con voi m'asseggia faròl se piace a costui che vo seco 280_529_000079 sì che vostr'arte a dio quasi e nepote da queste due se tu ti rechi a mente lo genesi dal principio convene prender sua vita e avanzar la gente e perché l'usuriere altra via tene per sé natura e per la sua seguace dispregia 280_529_000080 ch'' pensai che l'universo sentisse amor per lo qual e chi creda più volte il mondo in caos converso e in quel punto questa vecchia roccia qui e altrove tal fece riverso 280_529_000081 quivi si piangono spietati danni quivi e alessandro e dionisio fero che fè cicilia aver dolorosi anni e quella fronte c'ha 'l pel così nero e azzolino e quell'altro ch'è biondo e opizzo da esti 280_529_000082 noi eravamo ancora al tronco attesi credendo ch'altro ne volesse dire quando noi fummo d'un romor sorpresi 280_529_000083 in mezzo mar siede un paese guasto diss'elli allora che s'appella creta sotto il cui rege fu gia il mondo casto una montagna v'è che già fu lieta d'acqua e di fronde che si chiamò ilda 280_529_000084 pero ch'i' veggio la surger nuovo fummo del sabbione gente vien con la quale esser non deggio sieti raccomandato il mio tesoro nel qual io vivo ancora 280_529_000085 a tale imagine eran fatti quelli tutto che né sì alti né sì grossi qual che si fosse lo maestro felli già eravam da la selva rimossi tanto 280_529_000086 chi è quel grande che non par che curi lo incendio e giace dispettoso e torto sì che la pioggia non par che 'l marturi e quel medesmo che si fu accorto ch'io domandava il mio duca di lui gridò 280_529_000087 dentro dal monte sta dritto un gran veglio che tien volte le spalle inver dammiata e roma guarda come suo speglio la sua testa è di fin oro formata e puro argento son le braccia e 'l petto 280_529_000088 morte per forza e ferute dogliose nel prossimo si danno e nel suo avere ruine incendi e tollette dannose onde omicide e ciascun che mal fiere guastatori e predon tutti tormenta lo giron primo per diverse schiere 280_529_000089 però disse il maestro se tu tronchi qualche fraschetta d'una d'este piante e pensier c'hai si faran tutti monchi 280_529_000090 e chinando la mano a la sua faccia rispuosi siete voi qui ser brunetto e quelli oh figliuol mio non ti dispiaccia se brunetto latino un poco teco ritorna indietro e lascia andar la traccia 280_529_000091 e piange là dov'esser de giocondo puossi far forza nella deitade col cor negando e bestemmiando quella e spregiando e natura e sua bontade 280_529_000092 similemente a colui che venire sente il porco e la caccia alla sua posta ch'ode le bestie e le frasche stormire ed ecco due dalla sinistra costa nudi e graffiati fuggendo sì forte che della selva rompieno ogni rosta 280_529_000093 ma com'io dissi lui li suoi dispetti sono al suo petto assai debiti fregi or mi vien dietro e guarda che non metti ancor li piedi ne la rena arsiccia ma sempre al bosco ten i piedi stretti 280_529_000094 in tutte tue question certo mi piaci rispuose ma il bollor de l'acqua rossa dovea ben solver l'una che tu faci letè vedrai ma fuor di questa fossa là dove vanno l'anime a lavarsi quando la colpa pentuta è rimossa poi disse 280_529_000095 e perché men crucciata la divina vendetta di martelli o sol che sani ogni vista turbata tu mi contenti sì quando tu solvi che non men che saver dubbiar m'aggrata 280_529_000096 qual è quel toro che si slaccia in quella c'ha ricevuto gia 'l colpo mortale che gir non sa ma qua e là saltella vid'io lo minotauro far cotale 280_529_000097 ali hanno late e colli e visi umani piè con artigli e pennuto 'l gran ventre fanno lamenti in su gli alberi strani e 'l buon maestro 280_529_000098 ma la cosa incredibile mi fece indurlo ad ovra ch'a me stesso pesa ma dilli chi tu fosti sì che invece d'alcun'ammenda tua fama rinfreschi nel mondo su dove tornargli legge e 'l tronco 280_529_000099 d'ogni malizia ch'odio in cielo acquista ingiuria è 'l fine ed ogni fin cotale o con forza o con frode altrui contrista 280_529_000100 ormai è tempo da scostarsi dal bosco fa che di retro a me vegne li margini fan via che non son arsi e sopra loro ogni vapor si spegne fine del canto quattordicesimo 280_529_000101 e sì ver noi aguzzavan le ciglia come il vecchio sartor fa nella cruna cosi adocchiato da cotal famiglia fui conosciuto da un che mi prese per lo lembo e gridò qual maraviglia 1131_529_000000 indi tra l'altre luci mota e mista mostrommi l'alma che m'avea parlato qual era tra i cantor del cielo artista io mi rivolsi dal mio destro lato per vedere in beatrice il mio dovere 1131_529_000001 oh perpetui fiori de l'eterna letizia che pur uno parer mi fate tutti i vostri odori solvetemi spirando il gran digiuno che lungamente m'ha tenuto in fame 1131_529_000002 vedrassi la lussuria e 'l viver molle di quel di spagna e di quel di boemme che mai valor non conobbe né volle 1131_529_000003 prima cantando a sua nota moviensi poi diventando l'un di questi segni un poco s'arrestavano e taciensi 1131_529_000004 e parranno a ciascun l'opere sozze del barba e del fratel che tanto egregia nazione e due corone han fatte bozze 1131_529_000005 ma cristiani in ferma fede quel d'i passuri e quel d'i passi piedi che l'una de lo 'nferno un non si riede già mai a buon voler torno all'ossa e ciò di viva spene fu mercede 1131_529_000006 in questa quinta soglia de l'albero che vive de la cima e frutta sempre e mai non perde foglia spiriti son beati che giù prima che venissero al ciel fuor di grande voce si ch'ogne musa ne sarebbe opima 1131_529_000007 l'altra beatitudo che contenta pareva prima d'ingigliarsi a l'emme con poco moto seguitò la 'mprenta o dolce stella quali e quante gemme mi dimostraro la nostra giustizia effetto sia del ciel 1131_529_000008 ora conosce quanto caro costa non seguir cristo per l'esperienza di questa dolce vita e dell'opposta e quel che segue in la circunferenza di che ragiono per l'arco superno morte indugiò per vera penitenza 1131_529_000009 e avvegna ch'io fossi al dubbiar mio li quasi vetro a lo color ch'el veste tempo aspettar tacendo non patio ma de la bocca 1131_529_000010 ma tu che sol per cancellare scrivi pensa che pietro e paulo che moriron per la vigna che guasti ancor son vivi ben puoi tu dire 1131_529_000011 quando sarà digesta questo tuo grido farà come vento che le più alte cime più percuote e ciò non fa d'onor poco argomento 1131_529_000012 non perch'io pur del mio parlar diffidi ma per la mente che non può redire sovra se tanto s'altri non la guidi 1131_529_000013 come si vede qui alcuna volta l'affetto ne la vista s'elli è tanto che da lui sia tutta l'anima tolta 1131_529_000014 dintorno a questa vennero e fermarsi e fero un grido di sì alto suono che non potrebbe qui assomigliarsi né io lo intesi sì mi vinse il tuono 1131_529_000015 poscia trasse guiglielmo e rinoardo e il duca gottifredi la mia vista per quella croce e ruberto guiscardo 1131_529_000016 perch'ella che vedea il tacer mio nel veder di colui che tutto vede mi disse solvi il tuo caldo disio e io incominciai la mia mercede non mi fa degno della tua risposta 1131_529_000017 qual assai e qual poco sì come il sol che l'accende sortille e quietata ciascuna in suo loco la testa e il collo d'un'aguglia vidi rappresentare a quel distinto foco 1131_529_000018 ch'in te avrà sì benigno riguardo che del fare e del chieder tra voi due fia primo quel che tra gli altri è più tardo 1131_529_000019 ma quell'alma nel ciel che più si schiara quel serafin che 'n dio più l'occhio ha fisso alla dimanda tua non satisfara però che sì s'innoltra 1131_529_000020 ben veggio padre mio sì come sprona lo tempo verso me per colpo darmi tal ch'è più grave a chi più s'abbandona 1131_529_000021 e quinci appar ch'ogne minor natura è corto recettacolo a quel bene che non ha fine e sé con sé misura 1131_529_000022 di sua bestialitate il suo processo farà la prova sì ch'a te fia bello averti fatta parte per te stesso lo primo tuo refugio e il primo ostello sarà la cortesia del gran lombardo che 'n su la scala porta il santo uccello 1131_529_000023 che vuo' sedere a scranna per giudicar di lunghi mille miglia con la veduta corta d'una spanna certo a colui che meco s'assottiglia se la scrittura sovra voi non fosse da dubitar sarebbe a maraviglia 1131_529_000024 veggendo quel miracol più addorno e qual è 'l trasmutare in picciol varco di tempo in bianca donna quando 'l volto suo si discarchi di vergogna il carco 1131_529_000025 ma per colei che 'l chieder mi concede vita beata che ti stai nascosta dentro a la tua letizia fammi nota la cagion che sì presso mi t'ha posta e di' perché si tace in questa rota la dolce sinfonia di paradiso 1131_529_000026 la mente che qui luce in terra fumma onde riguarda come può là giùe quel che non pote perché il ciel l'assumma 1131_529_000027 quelli onde l'occhio in testa mi scintilla e di tutti lor grati sono i sogni colui che luce in mezzo per pupilla fu il cantor de lo spirito santo che l'arca traslatò di villa in villa 1131_529_000028 vedrassi al ciotto di ierusalemme segnata con un i la sua bontate quando 'l contrario segnerà un emme 1131_529_000029 di color d'oro in che raggio traluce vid'io uno scaleo eretto in suso tanto che nol seguiva la mia luce vidi anche per i gradi scender giuso tanti splendor 1131_529_000030 io veggio che tu credi queste cose perch'io le dico ma non vedi come sì che se son credute sono ascose fai come quei che la cosa per nome apprende ben ma la sua quiditate veder non può se altri non la prome 1131_529_000031 tutto suo amor laggiù pose a drittura perché di grazia in grazia dio li aperse l'occhio alla nostra redenzion futura ond'ei credette in quella e non sofferse da indi il puzzo più del paganesmo e riprendiene le genti perverse 1131_529_000032 ch'io pensai ch'ogne lume che par nel cielo quindi fosse diffuso e come per lo natural costume le pole insieme al cominciar del giorno si movon a scaldar le fredde piume 1131_529_000033 e come per sentire più dilettanza bene operando l'uom di giorno in giorno s'accorge che la sua virtute avanza sì m'accors'io che il mio girare intorno col cielo insieme avea cresciuto l'arco 1131_529_000034 così nel fiammeggiar del folgor santo a ch'io mi volsi conobbi la voglia in lui di ragionarmi ancora alquanto el cominciò 1131_529_000035 né per ambage in che la gente folle già s'inviscava pria che fosse anciso l'angel di dio che le peccata tolle ma per chiare parole e con preciso latin rispuose quello amor paterno chiuso e parvente del suo proprio riso 1131_529_000036 quei che dipinge lì non ha chi 'l guidi ma esso guida e da lui si rammenta quella virtù ch'è forma de li nidi 1131_529_000037 quali son le mie note a te che non le 'ntendi tal è il giudicio etterno a voi mortali poi si quetaro quei lucenti incendi de lo spirito santo ancor nel segno che fè i romani al mondo reverendi 1131_529_000038 e come suono al collo de la cetra prende sua forma e sì com'al pertugio de la sampogna vento che penetra così rimosso d'aspettare indugio quel mormorar de l'aguglia salissi su per lo collo come fosse bugio 1131_529_000039 parea ciascuna rubinetto in cui raggio di sole ardesse sì acceso che ne' miei occhi rinfrangesse lui 1131_529_000040 quelle tre donne lì fur per battesmo che tu vedesti dalla destra rota dinanzi al battezzar più di un millesmo oh predestinazion quanto remota è la radice tua da quelli aspetti che la prima cagion non veggion tota 1131_529_000041 di sotto al quale è consecrato un ermo che suole esser disposto a sola latria così ricominciommi il terzo sermo e poi continuando disse 1131_529_000042 cominciò colui che volse il sesto allo stremo del mondo e dentro ad esso distinse tanto occulto e manifesto non potè suo valor sì fare impresso in tutto l'universo che il suo verbo non rimanesse in infinito eccesso 1131_529_000043 per lui fia trasmutata molta gente cambiando condizion ricchi e mendici e portera'ne scritto ne la mente di lui e nol dirai 1131_529_000044 ecco le 'nsidie che dietro a pochi giri son nascose non vo' pero ch'a' tuoi vicini invidie poscia che s'infutura la tua vita via più là che 'l punir di lor perfidie 1131_529_000045 da indi sì come viene ad orecchia dolce armonia da organo mi viene a vista il tempo che sì t'apparecchia qual si partio ipolito d'atene 1131_529_000046 parea dinanzi a me con l'ali aperte la bella image che nel dolce frui liete facevan l'anime conserte 1131_529_000047 però ti son mostrate in queste rote nel monte e ne la valle dolorosa pur l'anime che son di fama note che l'animo di quel ch'ode non posa né ferma fede per essempro ch'aia la sua radice incognita ed ascosa né per altro argomento che non paia 1131_529_000048 e voi mortali tenetevi stretti a giudicar che noi che dio vedemo non conosciamo ancor tutti gli eletti ed enne dolce così fatto scemo perché il ben nostro in questo ben s'affina ché quel che vole iddio noi volemo 1131_529_000049 che si murò di segni e di martiri o milizia del ciel cu io contemplo adora per color che sono in terra tutti sviati dietro al malo essemplo 1131_529_000050 sì mentre ch'e' parlo sì mi ricorda ch'io vidi le due luci benedette pur come batter d'occhi si concorda con le parole mover le fiammette fine del canto ventesimo 1131_529_000051 vincendo me col lume d'un sorriso ella mi disse volgiti e ascolta che non pur nei miei occhi è paradiso 1131_529_000052 sapete come attento io m'apparecchio ad ascoltar sapete qual è quello dubbio che m'è digiuno cotanto vecchio 1131_529_000053 io veggio ben diss'io sacra lucerna come libero amore in questa corte basta a seguir la provedenza etterna ma questo è quel ch'a cerner mi par forte 1131_529_000054 venne cefas e venne il gran vasello dello spirito santo magri e scalzi prendendo il cibo da qualunque ostello 1131_529_000055 così per carlo magno e per orlando due ne seguì lo mio attento sguardo com'occhio segue il suo falcon volando 1131_529_000056 qual venne a climenè per accertarsi di ciò ch'aveva incontro a sé udito quei ch'ancor fa di padre figli scarsi tal era io e tal era sentito e da beatrice e dalla santa lampa che pria per me avea mutato sito 1131_529_000057 quivi al servizio di dio mi fé sì fermo che pur con cibi di liquor d'ulivi lievemente passava caldi e geli contento ne' pensier contemplativi 1131_529_000058 però che tutte quelle vive luci vie più lucendo cominciaron canti da mia memoria labili e caduci oh dolce amor che di riso t'ammanti quanto parevi ardente di que' flailli ch'avieno spirto sol di pensier santi 1131_529_000059 per che mia donna manda fuor la vampa del tuo disio mi disse sì ch'ella esca segnata bene de la interna stampa non perché nostra conoscenza cresca per tuo parlare ma perché t'ausi a dir la sete sì che l'uom ti mesca 1131_529_000060 con lui vedrai colui che 'mpresso fue nascendo sì da questa stella forte che notabili fier l'opere sue non se ne son le genti ancora accorte per la novella età che pur nove anni son queste rote intorno di lui torte 1131_529_000061 dunque vostra veduta che convene essere alcun de' raggi de la mente di tutte le cose son ripiene 1131_529_000062 quasi falcone ch'esce del cappello move la testa e con l'ali si plaude voglia mostrando e facendosi bello vid'io farsi quel segno 1131_529_000063 quasi congratulando a lor pasture fanno di sé or tonda or altra schiera sì dentro ai lumi sante creature volitando cantavano e faciensi or d or i or l in sue figure 1131_529_000064 di che facei questione cotanto crepa che tu dicevi un uom nasce alla riva dell'indo e quivi non è chi ragioni di cristo né chi legga né chi scriva 1131_529_000065 poi altre vanno via senza ritorno altre rivolgon a sé onde son mosse altre roteando fan soggiorno tal modo parve me che quivi fosse in quello sfavillar che insieme venne sì come in certo grado si percosse 1131_529_000066 di viva spene che mise la possa ne' prieghi fatti a dio per suscitarla si che potesse sua voglia esser mossa l'anima gloriosa onde si parla tornata ne la carne in che fu poco credette in lui che potea aiutarla 1131_529_000067 mentre ch'io era a virgilio congiunto su per lo monte che l'anime cura e discendendo nel mondo defunto dette mi fuor di mia vita futura parole gravi avvegna ch'io mi senta ben tetragono ai colpi di ventura 1131_529_000068 la contingenza che fuor del quaderno de la vostra matera non si stende tutta e dipinta nel cospetto etterno necessità però quindi non prende se non come dal viso in che si specchia nave che per torrente giù discende 1131_529_000069 e quel che vedi nell'arco declivo guiglielmo fu cui quella terra plora che piange carlo e federigo vivo ora conosce come s'innamora lo ciel del giusto rege e al sembiante del suo fulgor il fa vedere ancora 1131_529_000070 e vidi scender altre luci dove era il colmo dell'emme e lì quetarsi cantando credo il ben ch'a sé le move 1131_529_000071 poi come nel percuoter di ciocchi arsi surgono innumerevoli faville onde li stolti sogliono augurarsi resurger parver quindi piu di mille luci e salir 1131_529_000072 fecesi voce quivi e quindi uscissi per lo suo becco in forma di parole quali aspettava il core ov'io le scrissi 1131_529_000073 poi c'ha pasciuti la cicogna i figli e come quel ch'è pasto la rimira cotal si fece e si levai i cigli la benedetta imagine che l'ali movea sospinte da tanti consigli roteando cantava e dicea 1131_529_000074 non pò da sua natura esser possente tanto che suo principio non discerna molto di là da quel che l'è parvente 1131_529_000075 poscia che i cari e lucidi lapilli ond'io vidi ingemmato il sesto lume puoser silenzio agli angelici squilli udir mi parve un mormorar di fiume che scende chiaro giù di pietra in pietra mostrando l'ubertà del suo cacume 1131_529_000076 noi sem levati al settimo splendore che sotto 'l petto del leone ardente raggia mo misto giù del suo valore 1131_529_000077 in che una risplende e questo atto del ciel mi venne a mente come 'l segno del mondo e de' suoi duci nel benedetto rostro fu tacente 1131_529_000078 tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui e come è duro calle lo scendere e 'l salir per l'altrui scale e quel che più ti graverà le spalle sarà la compagnia malvagia e scempia 1131_529_000079 che la bellezza mia che per le scale de l'etterno palazzo più s'accende com'hai veduto quanto più si sale se non si temperasse tanto splende che 'l tuo mortal podere al suo fulgore sarebbe fronda che trono scoscende 1131_529_000080 e disse cose incredibili a quei che fier presente poi giunse figlio queste son le chiose di quel che ti fu detto 1131_529_000081 perché la voglia mia saria contenta d'intender qual fortuna mi s'appressa che saetta previsa vien più lenta così diss'io a quella luce stessa che pria m'avea parlato e come volle beatrice fu la mia voglia confessa 1131_529_000082 ficca di retro a li occhi tuoi la mente e fa di quelli specchi a la figura che 'n questo specchio ti sarà parvente qual savesse qual era la pastura del viso mio ne l'aspetto beato quand'io mi trasmutai ad altra cura 1131_529_000083 lì si vedrà la superbia ch'asseta che fa lo scotto e l'inghilese folle sì che non può soffrir dentro a sua meta 1131_529_000084 e s'io al ver son timido amico temo di perder viver tra coloro che questo tempo chiameranno antico la luce in che rideva il mio tesoro ch'io trovai lì si fé prima corusca 1131_529_000085 ma l'alta carità che ci fa serve pronte al consiglio che 'l mondo governa sorteggia qui sì come tu osserve 1131_529_000086 che saranno in giudizio assai men prope a lui che tal che non conosce cristo e tai cristian dannerà l'etiope quando 1131_529_000087 la parte in me che vede e pate il sole neelle aguglie mortali incominciommi or fisamente riguardar si vole perché d'i fuochi ond'io figura fommi 1131_529_000088 per la spietata e perfida noverca tal di fiorenza partir ti convene questo si vuole e questo già si cerca e tosto verrà fatto a chi ciò pensa là dove cristo tutto dì si merca 1131_529_000089 così un sol calore di molte brage si fa sentir come di molti amori usciva solo un suono di quella image ond'io appresso 1131_529_000090 e credendo s'accese in tanto foco di vero amor ch'a la morte seconda fu degna di venire a questo gioco l'altra per grazia che da sì profonda fontana stilla che mai creatura non pinse l'occhio infino alla prima onda 1131_529_000091 luce divina sopra me s'appunta penetrando per questa in ch'io m'inventro la cui virtù col mio veder congiunta mi leva sopra me tanto 1131_529_000092 giù per li gradi della scala santa discesi tanto sol per farti festa col dire e con la luce che mi ammanta 1131_529_000093 oh cara piota mia che sì t'insusi che come veggion le terrene menti non capere in triangol due ottusi cosi vedi le cose contingenti anzi che sieno in sé mirando il punto a cui tutti li tempi son presenti 1131_529_000094 ora conosce il merto del suo canto in quanto effetto fu del suo consiglio per lo remunerar ch'è altrettanto dei cinque che mi fan cerchio per ciglio colui che più al becco s'accosta la vedovella consolò del figlio 1131_529_000095 per esser giusto e pio son io qui essaltato a quella gloria che non si lascia vincere a disio e in terra lasciai la mia memoria sì fatta che le genti lì malvage commendan lei ma non seguon la storia 1131_529_000096 e ciò fa certo che il primo superbo che fu la somma d'ogne creatura per non aspettar lume cadde acerbo 1131_529_000097 e quella non ridea ma s'io ridessi mi cominciò tu ti faresti quale fu semelè quando di cener fessi 1131_529_000098 render solea quel chiostro a questi cieli fertilmente e ora è fatto vano sì che tosto convien che si riveli 1131_529_000099 e quel di portogallo e di norvegia lì si conosceranno e quel di rascia che male ha visto il conio di vinegia oh beata ungheria che non si lascia più malmenare e beata navarra che s'armasse del monte che la fascia 1131_529_000100 ma nondimen rimossa ogni menzogna tutta sua vision fa manifesta e lascia pur grattar dov'è la rogna che se la voce tua sarà molesta nel primo gusto vital nodrimento lascerà poi 1131_529_000101 poca vita mortal m'era rimasa quando fui chiesto e tratto a quel cappello che pur di male in peggio si travasa 1131_529_000102 che benché da la proda veggia il fondo in pelago nol vede e nondimeno elli ma cela lui l'esser profondo 1131_529_000103 chi crederebbe giù nel mondo errante che rifeo troiano in questo tondo fosse la quinta de le luci sante ora conosce assai di quel che 'l mondo veder non può de la divina grazia ben che sua vista non discerna il fondo 1131_529_000104 inizio del canto ventunesimo già eran li occhi miei rifissi al volto de la mia donna e l'animo con essi e da ogne altro intento s'era tolto 1131_529_000105 muore non battezzato e sanza fede ov'è questa giustizia che 'l condanna ov'è la colpa sua se ei non crede or tu chi se' 1131_529_000106 così da quella imagine divina per farmi chiara la mia corta vista data mi fu soave medicina e come a buon cantor buon citarista fa seguitar lo guizzo de la corda in che più di piacer lo canto acquista 1131_529_000107 tal fu negli occhi miei quando fui volto per lo candor della temprata stella sesta che dentro a sé m'avea ricolto 1131_529_000108 inizio del canto ventesimo quando colui che tutto il mondo alluma dell'emisfero nostro si discende che il giorno d'ogne parte si consuma lo ciel che sol di lui prima s'accende subitamente si fa parvente per molte luci 1131_529_000109 cotanto è giusto quanto a lei consuona nullo creato bene a sé la tira ma essa radiando lui cagiona quale sovresso il nido si rigira 1131_529_000110 l'altro che segue con le leggi e meco sotto buona intenzion che fè mal frutto per cedere al pastor si fece greco ora conosce come il mal debutto del suo bene operar non li è nocivo avvegna che sia il mondo indi distrutto 1131_529_000111 però ne la giustizia sempiterna la vista che riceve il vostro mondo com'occhio per lo mare entro s'interna 1131_529_000112 lume non è se non vien dal sereno che non si turba mai anzi è tenebra od ombra della carne o suo veleno assai t'è mo aperta la latebra che t'ascondeva la giustizia viva 1131_529_000113 che tu ingemme per ch'io prego la mente in che s'inizia suo moto e sua virtute che rimiri ond'esce il fummo che 'l tuo raggio vizia sì ch'un'altra fiata ormai s'adiri del comperare e vender dentro al templo 1131_529_000114 cuopron d'i manti loro i palafreni sì che due bestie van sott'una pelle oh pazienza che tanto sostieni a questa voce vid'io più fiammelle di grado in grado scendere e girarsi e ogni giro le facea più belle 1131_529_000115 vedrassi l'avarizia e la viltate di quei che guarda l'isola del foco ove anchise finì la lunga etate e a dare ad intender quanto è poco la sua scrittura fian lettere mozze che noteranno molto in parvo loco 1131_529_000116 tanto poss'io di quel punto ridire che rimirando lei lo mio affetto libero fu da ogne altro disire finché il piacere etterno che diretto raggiava in beatrice dal bel viso mi conteneva col secondo aspetto 1131_529_000117 e tutti i suoi voleri e atti buoni sono quanto ragione umana vede sanza peccato in vita o in sermoni 1131_529_000118 quale a raggio di sole specchio d'oro indi rispuose coscienza fusca o de la propria o de l'altrui vergogna pur sentirà la tua parola brusca 1131_529_000119 lì si vedrà tra l'opere d'alberto quella che tosto moverà la penna per che 'l regno di praga fia diserto lì si vedrà il duol che sovra senna induce falseggiando la moneta quel che morrà di colpo di cotenna 1131_529_000120 oh terreni animali oh menti grosse la prima volontà ch'è da sé buona da sé ch'è sommo ben mai non si mosse 1131_529_000121 oh diva pegasea che l'ingegni ai gloriosi e rendili longevi ed essi teco le cittadi e i regni illustrami di te sì ch'io rilevi le lor figure com'io l'ho concette paia tu possa in questi versi brevi 1131_529_000122 che di laude della divina grazia era contesto con canti quai si sa chi là su gaude poi 1131_529_000123 la colpa seguirà la parte offensa in grido come suol ma la vendetta fia testimonio al ver che la dispensa tu lascerai ogne cosa diletta più caramente e questo è quello strale che l'arco de lo essilio pria saetta 1131_529_000124 or voglian quinci e quindi chi rincalzi li moderni pastori e chi li meni tanto son gravi e chi di rietro gli alzi 1131_529_000125 le sue magnificenze conosciute saranno ancora sì che i suoi nemici non ne potran tener le lingue mute a lui t'aspetta e ai suoi benefici 1131_529_000126 conoscerebbe quanto m'era a grato ubbidire a la mia celeste scorta contrapesando l'un con l'altro lato dentro al cristallo che l vocabol porta cerchiando il mondo del suo caro duce sotto cui giacque ogni malizia morta 1131_529_000127 tra due liti d'italia surgon sassi e non molto distanti a la tua patria tanto che troni assai suonan più bassi e fanno un gibbo che si chiama catria 1131_529_000128 già si solea con le spade far guerra ma or si fa togliendo or qui or quivi lo pan che 'l pio padre a nessun serra 1131_529_000129 che cose son queste mi pinse con la forza del suo peso per ch'io di coruscar vidi gran feste poi appresso con l'occhio più acceso lo benedetto segno mi rispuose per non tenermi in ammirar sospeso 1131_529_000130 con la qual tu cadrai in questa valle che tutta ingrata tutta matta ed empia si farà contr'a te ma poco appresso ella non tu n'avrà rossa la tempia 1131_529_000131 poi che tacendo si mostrò spedita l'anima santa di metter la trama in quella tela ch'io le porsi ordita io cominciai come colui che brama dubitando consiglio da persona che vede e vuol dirittamente e ama 1131_529_000132 si partiranno i due collegi l'uno in eterno ricco e l'altro inope che poran dir li perse a vostri regi come vedranno quel volume aperto nel qual si scrivon tutti suoi dispregi 1131_529_000133 esso incominciò a questo regno non salì mai chi non credette in cristo né pria né poi ch'el si chiavasse al legno ma vedi molti gridan cristo cristo 1131_529_000134 ch'io vidi e anche udi' parlar lo rostro e sonar ne la voce e io e mio quand'era nel concetto e noi e nostro e cominciò 1131_529_000135 ma vince lei perché vuole esser vinta e vinta vince la sua beninanza la prima vita del ciglio e la quinta ti fa maravigliar perché ne vedi la regione degli angeli dipinta d'i corpi suoi non uscir come credi gentili 1131_529_000136 ne lo abisso de l'etterno statuto quel che chiedi che da ogne creata vista è scisso e al mondo mortal quando tu riedi questo rapporta sì che non presumma a tanto segno più mover li piedi 1131_529_000137 mostrarsi dunque in cinque volte sette vocali e consonanti e io notai le parti sì come mi parver dette 1131_529_000138 e quel che mi convien ritrar testeso non portò voce mai né scrisse incostro né fu per fantasia giammai compreso 1131_529_000139 e quel che presso più ci si ritenne si fé sì chiaro ch'io dicea pensando io veggio ben l'amor che tu m'accenne 1131_529_000140 o per parlare o per atto segnato e vidi le sue luci tanto mere tanto gioconde che la sua sembianza vinceva a gli altri e l'ultimo solere 1131_529_000141 giù per lo mondo sanza fine amaro e per lo monte del cui bel cacume li occhi de la mia donna mi levaro e poscia per lo ciel di lume in lume ho io appreso quel che s'io ridico a molti fia sapor di forte agrume 7372_6589_000000 e a ogni uscio l'indicazione dell'ufficio l'illustrissimo signor marchese non concedeva udienza se non nei giorni fissati e nelle ore fissate il mercoledì e il sabato dalle dieci alle undici e 7372_6589_000001 l'interno di un orologio tutto lucido e preciso usceri in livrea scale in marmo corridoi da potercisi specchiare con magnifiche guide illuminati a luce elettrica riscaldati a termosifone e per tutto tabelle sezione uno sezione due sezione tre 7372_6589_000002 è vero che sempre per paura che lo specchio fosse appannato dai fiati brutali della plebe o che il sostegno fosse scalzato con qualche spintone che lo mandasse a schizzar lontano soleva tenersi alquanto discosto 7372_6589_000003 ma anzi se ne compiacque assai e le approvò tutte e vi si sottomise con infiniti inchini e sorrisi di beatitudine era il regno dell'ordine quello 7372_6589_000004 e pian piano s'era messo a camminarci dentro non molto sicuro no anzi con l'animo sempre un po' sospeso e pericolante nell'aspettativa d'una qualche improvvisa violenza che glielo buttasse all'aria tutt'a un tratto sgarbatamente 7372_6589_000005 e ogni sera se ne tornava oppresso e sbuffante dalla passeggiata fino in fondo al viale all'uscita del paese dopo aver constatato che ancora dopo tanti mesi dal municipio non era venuto l'ordine di rimettere un vetro rotto all'ultimo lampione di quel viale 7372_6589_000006 erano già noti come vede lo interruppe freddamente il marchese e anzi se ella guarda più attentamente nella mia carta vedrà che ci son noverati molti altri furti che non si trovano nella sua denunzia 7372_6589_000007 gli alberetti affacciati di qua e di là dai muri di cinta che incassavano quella viuzza stretta e sassosa tra i campi pareva stessero a godersi la scena perché quelli di qua sapevano da qual parte del muro meo zezza s'era poc'anzi collato quelli di là 7372_6589_000008 di guatare meo zezza in un certo modo speciale quando costui sempre tutto fremente di calda bestialità festosa gli s'appressava e con un lustro sguajato negli occhi e nei denti accennava con le manacce paffute e pelose di toccarlo qua e là 7372_6589_000009 era dunque finto di vetro ah dio sì di vetro e dunque il marchese tenendo coperto quello vero non solo non lo aveva finora così terribilmente fissato e scrutato e minacciato ma neppure s'era curato di veder chi fosse entrato a parlargli 7372_6589_000010 ladro ladro andava ancora ripetendo aggirandosi per la stanza in maniche di camicia e tastando qua e là con dita ignare e malferme questo e quell'oggetto 7372_6589_000011 avrebbe pagato lui di sua borsa un operaio per dare una mano di vernice allo zoccolo dello sporto nella bottega di faccia al caffè rifatto nuovo e lasciato lì di legno grezzo 7372_6589_000012 la spalliera del seggiolone su cui stava seduto innanzi alla scrivania gli superava d'un palmo la testa inchinò appena il capo in risposta al profondo ossequio del visitatore con la mano gli fé cenno di sedere 7372_6589_000013 si voltarono le spalle e meo zezza prese di qua e don filiberto fiorinnanzi di là frementi ansimanti schizzando faville dagli occhi stirandosi il collo in su 7372_6589_000014 coi denari rubati a pretendere a imporre una considerazione che gli doveva assolutamente esser negata a trattare confidenzialmente a tu per tu con chi per nascita per età per educazione doveva essergli e restargli superiore 7372_6589_000015 ah dunque disse appena poté rinvenire dallo sbalordimento ah dunque a vostra signoria a vostra signoria illustrissima 7372_6589_000016 dove don filiberto fiorinnanzi si teneva prima nascosto e di qua e di là passeri cince e beccafichi quasi n'avessero avuto il segnale dagli alberetti in vedetta accompagnavano con un coro di sfrenata ilarità quell'aspra rissa sottovoce 7372_6589_000017 circa trent'anni fa il padre del marchese aveva rischiato tutti i suoi capitali nella grande impresa del prosciugamento delle paludi dell'irbio ed era morto prima di veder l'esito felice dell'impresa 7372_6589_000018 ma piena di gravità e di decoro e regger su ritto quel suo testone inteschiato e venoso sul lungo collo esilissimo per sostenere la rigida austerità del portamento 7372_6589_000019 poi poggiò un gomito sul bracciuolo e abbassò la fronte sulla palma nascondendovi un occhio l'altro occhio armato da una rigida caramella cerchiata di tartaruga don filiberto fiorinnanzi se lo vide piantare in faccia con una fissità così dura e ostile e persistente 7372_6589_000020 e poi qua non si poteva in nessun modo ammettere che fosse imbecille il padrone a cui meo zezza rubava si sapeva anzi a forni che il marchese di giorni decarpi amministrava i suoi vastissimi beni così esemplarmente 7372_6589_000021 sentendo parlare a quel modo il marchese se l'era tante volte rigirato sul petto quel bottone che esso alla fine gli s'era staccato e gli era rimasto tra le dita ma ormai 7372_6589_000022 alla fine sedette stanco morto appiè del letto e si mise a guardare la candela come se gli paresse strano che essa quietamente ardesse sul comodino da notte e lo invitasse come ogni sera ad andare a letto non si ricordava d'averla accesa 7372_6589_000023 santo dio era giunto finanche ad ammettere che si potesse rubare sì ma con una certa discrezione almeno per modo che il ladro salisse a poco a poco nella stima e nel rispetto della gente onesta 7372_6589_000024 ma egli doveva pure innanzitutto dichiarare l'animo e le ragioni che lo movevano a quella denunzia poi punto per punto avrebbe esposto i fatti 7372_6589_000025 don filiberto fiorinnanzi poteva supporre che dormisse alla fine alzò la fronte dal pugno disse permette e stese la mano a ricevere il foglio della denunzia 7372_6589_000026 quell'occhio severissimamente lo ammoniva a non dir cosa che non avesse prova e fondamento nei fatti e con inflessibile acume scrutava attraverso ogni parola che gli usciva con tremore dalle labbra senonché 7372_6589_000027 che ogni anno gli alunni delle scuole commerciali erano condotti dai loro professori a studiare il congegno di quell'amministrazione come un modello del genere 7372_6589_000028 si preparò in quei due giorni all'udienza raccogliendo come a un supremo cimento tutte le sue facoltà mentali un esordio breve perché certo il marchese non poteva aver tempo d'ascoltare parole che non si riferissero ai fatti 7372_6589_000029 che sentì gelarsi il sangue nelle vene e imbrogliarsi in bocca le parole del breve esordio con tanto studio preparato quell'occhio diffidava quell'occhio non credeva al disinteresse 7372_6589_000030 appena giunto si recò di filato all'amministrazione del marchese di giorni decarpi subito entrando si sentì compreso di tanta riverenza e ammirazione che non solo non si ebbe a male delle molte difficoltà che gli furono opposte per esser ricevuto dal signor marchese 7372_6589_000031 stordito stonato insensato addirittura dalla sede dell'amministrazione e dunque la conclusione l'aveva in mano un bottone della palandrana 7372_6589_000032 la tenuta era divisa in settori ogni settore con a capo un ministro comprendeva dieci poderi uno dei ministri era meo zezza 7372_6589_000033 il figliuolo giovanissimo ora si godeva in città la rendita d'una delle più estese e ubertose tenute del mezzogiorno d'italia non era mai venuto neppure una volta a visitarla è vero ma il merito dell'amministrazione era suo 7372_6589_000034 il panciotto in giù e ripetendo fra il tremolio delle labbra aride quello spia spia spia e questo ladro ladro ladro ultimi guizzi della fiammata 7372_6589_000035 s'era da un pezzo costituito esempio a tutti di compostezza e di misura nel trattar gli affari nelle discussioni che si facevano al circolo o nei caffè 7372_6589_000036 finì di spogliarsi si cacciò sotto le coperte ma per quella notte non poté chiudere occhio da molti anni dopo molte e intricatissime meditazioni credeva d'essere riuscito a darsi una spiegazione sufficiente di tutte le cose a sistemarsi insomma il mondo per suo conto 7372_6589_000037 zezza uomo non ci riguarda caro signore dirò di più è per noi anzi un vantaggio che egli sia così ladro o piuttosto così desideroso di arricchirsi mi spiego agli altri ministri che si tengono paghi più o meno al loro stipendio soltanto 7372_6589_000038 e forse non aveva neanche ascoltato nulla di quanto egli con tanta trepidazione gli aveva detto vengo signor marchese vengo ai fatti balbettò tutto smorto e smarrito 7372_6589_000039 rigido interito egli aveva schivato quei toccamenti e con una grave opaca durezza di sguardo nei grossi occhi sempre un po' ingialliti dalle continue bili che si pigliava gli aveva chiaramente significato che s'era accorto e sapeva 7372_6589_000040 era felice di mettere a servizio l'opera sua disinteressatamente contro quel ladro che con tanta pervicacia s'accaniva a imbrogliare un ordine di cose così meravigliosamente costituito la mattina del sabato dieci minuti prima dell'ora fissata si trovò nell'anticamera della segreteria particolare 7372_6589_000041 in tutti gli atti nel modo anche di vestire e di camminare e dio sa quanto doveva costargli tenere anche d'estate rigorosamente abbottonata quella sua palandrana vecchiotta sì 7372_6589_000042 come mai una così specchiata amministrazione non si rendeva conto dei furti continuati e così esorbitanti di quel cagliostro saltavano agli occhi di tutti e lui stesso lo zezza lui stesso con la sua espansiva spontaneità di bestia impudente quasi non ne faceva più mistero 7372_6589_000043 ma a chi e quando aveva lui denunziato i furti continuati di quel ladro non aveva mai aperto bocca con nessuno mai si era solamente contentato fino a poco tempo fa di fissarlo ecco sì 7372_6589_000044 per essere ammessi a quelle udienze bisognava farne domanda due giorni avanti riempiendo un modulo a stampa sul primo tavolino della seconda stanza della segreteria particolare al primo piano sezione uno secondo corridoio a destra 7372_6589_000045 che la sistemazione a mano a mano accogliendo quelle scuse e quelle attenuanti perdeva di rigidità s'ammolliva pencolava di qua e di là e don filiberto si vedeva da un altro canto costretto a darsi pena per tenerla su a furia di rincalzi ora da una parte ora dall'altra 7372_6589_000046 quando entrambi sentirono di essersi raschiata la gola e credettero d'aver ciascuno impresso su la grinta dell'altro indelebilmente il marchio d'infamia contenuto in quella parola tante volte e con tanta veemenza ripetuta 7372_6589_000047 forse avrebbe potuto immaginarsi che a una amministrazione come la mia questi fatti non potevano restare ignoti questi e altri com'ella ha potuto vedere ma a ogni modo io la ringrazio e me le professo gratissimo si stia bene caro signore don filiberto fiorinnanzi uscì 7372_6589_000048 e che si rivolgeva al visitatore come a chieder pietà don filiberto fiorinnanzi si sentì a un tratto crollare in fondo allo stomaco tutte le viscere sospese quell'occhio quell'occhio che gli aveva incusso tanto terrore era 7372_6589_000049 che esorbitano dalla mia amministrazione esorbitano già noi qua dobbiamo guardare e guardiamo zezza ministro come tale lo abbiamo trovato sempre ineccepibile 7372_6589_000050 spia un galantuomo perché s'accorge di un ladro che da tant'anni ruba a man salva e con le mani che ancora gli ballavano si mise a spazzolar la palandrana prima di riporla nell'armadio 7372_6589_000051 non gridarono non fecero chiasso a bassa voce anzi senza voce l'uno di fronte all'altro prima l'uno e poi l'altro si sputarono in faccia l'accusa spia 7372_6589_000052 per chi avesse fretta e non potesse aspettare quei giorni fissati c'era l'ufficio delle comunicazioni urgenti nello stesso piano nella stessa sezione primo corridoio a sinistra uscio terzo 7372_6589_000053 e su questo con un lapis turchino si mise a fare brevi segni di richiamo a mano a mano che leggeva in quella quand'ebbe terminato senza dir nulla porse a don filiberto fiorinnanzi il suo foglio segnato e quella carta tratta dallo stipo 7372_6589_000054 per salvare quella sua sistemazione dell'universo si metteva a escogitar scuse e attenuanti a quell'incuria a quella rilassatezza e ci riusciva alla fine ma con questo 7372_6589_000055 ma l'ira e lo sdegno si riaccesero in don filiberto fiorinnanzi appena varcata la soglia di casa spia lui si sentiva tutto insozzato da quella parola e si levò sbuffando la palandrana 7372_6589_000056 a che gli serviva più poteva bene andar per via con la palandrana sbottonata e anche svoltolata con le maniche alla rovescia e anche col cappello assettato sotto sopra sul capo l'universo ormai per don filiberto fiorinnanzi era tutto quanto e per sempre scombussolato 7372_6589_000057 già già vedo vedo riconobbe più che mai smarrito dallo stupore don filiberto ma dunque il piccolo marchese tornò ad appoggiare il gomito sul bracciuolo e a nascondersi con la mano l'occhio sano stanco e svogliato 7372_6589_000058 ecco sì mi faccia questa grazia miagolò il marchese e posando il pugno ora sulla scrivania vi appoggiò la fronte non si rimosse più da quella positura 7372_6589_000059 spia ebbene sì spia raccoglieva la sfida avrebbe steso una formale denunzia di tutti i furti perpetrati da colui in tanti anni 7372_6589_000060 ma pur sempre restava con tutto il corpo a far atto di volersi appressare e parare e moderare secondo i casi soffriva indicibilmente nelle dita vedendo qualcuno andar per via con la giacca sbottonata o col giro della cravatta fuori del colletto 7372_6589_000061 ladro e seguitarono così spia ladro come se non volessero più finire allungando ogni volta il collo come fanno i galli a pinzare e pigiando a mano a mano sempre più l'uno sull'i di spia l'altro sull'a di ladro 7372_6589_000062 voleva che il suo sguardo il suo mostrarsi a ogni bisogno fossero tacito ammonimento o muta riprensione specchio sostegno intoppo consiglio 7372_6589_000063 caro signore sospirò e che vuole che me n'importi la terribile fissità dell'occhio di vetro armato della caramella cerchiata di tartaruga fece un contrasto orribile con la stanchezza di questo sospiro sono cose seguitò 7372_6589_000064 era il primo iscritto e appena scoccate le dieci fu introdotto alla presenza del marchese era costui un omettino a cui la raffinata eleganza dell'abito non riusciva a togliere anzi accresceva una certa ispida acerbità campagnuola 7372_6589_000065 don filiberto perplesso imbalordito guardò l'uno e l'altra poi il marchese poi di nuovo il suo foglio e quella carta e s'accorse che in questa erano già esposti quasi con lo stesso ordine tutti i furti dello zezza ch'egli era venuto a denunziare 7372_6589_000066 e desse tempo a considerare che dopo tutto forse non è tanto ladro il ladro quanto imbecille chi si lascia rubare il caso di meo zezza era veramente grave in pochissimo tempo costui era saltato su 7372_6589_000067 no no ah no no disse don filiberto le comunicazioni ch'egli aveva da fare non erano tanto urgenti quanto gravi e voleva farle al marchese direttamente 7372_6589_000068 ma dunque fece ancora una volta come in un singhiozzo don filiberto oh dunque ripigliò alzandosi per licenziarlo il marchese io la ringrazio tanto a ogni modo caro signore dell'incomodo che ella ha voluto prendersi quantunque oh dio sì 7372_6589_000069 va su a prendere un modulo ma don filiberto fiorinnanzi non volle assolutamente permetterlo no no scusi che c'entra vado io vado io e risalì a riempire il modulo a stampa sul primo tavolino della seconda stanza della segreteria particolare al primo piano sezione uno secondo corridoio a destra 7372_6589_000070 lo scorse sbadatamente poi si cacciò una mano in tasca ne trasse un mazzetto di chiavi aprì un cassetto dallo stipo accanto alla scrivania ne prese una carta la pose accanto al foglio 7372_6589_000071 non preme affatto che i poderi rendano qualche cosa di più di quello che potrebbero rendere preme invece allo zezza perché oltre che a noi essi debbono rendere anche a lui e il risultato è questo che nessuno dei settori ci rende tanto quanto quello di cui zezza è ministro 7372_6589_000072 ci lavorò una decina di giorni quando alla fine ne venne a capo si chiuse più rigidamente che mai nell'austera palandrana e senza punto nascondersi con la denunzia sotto il braccio prese posto nella vettura che conduceva alla stazione ferroviaria e partì per la città 7372_6589_000073 a un certo punto il marchese si tolse la mano dalla fronte e scoprì l'altro occhio un languido melenso occhio svogliato un occhio che per così dire sbadigliava 7372_6589_000074 ma quasi gliela cancellavano del tutto sua moglie infatti non era più in quel punto la donna gelida arcigna scontrosa che per esser lasciata in pace lo aveva abilitato a cercarsi altrove quel calor d'affetto invano cercato in lei 7372_6589_000075 sua moglie era morta di parto da mezz'ora lasciando mal viva una povera bambina passarono più di tre mesi prima che il marchese don camillo righi si recasse a rivedere la sua amante e l'altra sua bambina 7372_6589_000076 una strana ansia lo prese di veder la creaturina che in quel momento entrava nella vita per lui ma due due in quella stessa notte signore iddio forse in quel punto stesso nel suo palazzo nasceva un'altra creaturina pur sua 7372_6589_000077 ma una povera creatura in pericolo che soffriva atrocemente per causa sua senza poter trovare a quelle sofferenze un compenso un conforto nell'amore e nella fedeltà di lui 7372_6589_000078 si vide davanti quel vecchietto imbarazzato e più che mai smarrito e provò istintivamente il bisogno di levarselo dai piedi andate andate gli ordinò dite così che se posso tra poco ora andate andate 7372_6589_000079 fin dal primo momento carla ebbe per lei affetto e cure più che materni tanto che don camillo stesso provò quasi rimorso per quell'altra bambina ch'era pur sua temendo non fosse trascurata troppo no che che dici milluccia per il momento non ha tanto bisogno di me 7372_6589_000080 ma vedrai fra qualche mese sembreranno proprio come gemelle e non sapremo più distinguere l'una dall'altra don camillo righi sapeva dell'indignazione che aveva cagionato a roma nei parenti e negli amici 7372_6589_000081 serviva difatti le più cospicue famiglie aristocratiche e borghesi ed era stata anche la sarta della marchesa righi ma s'era veduta così maltrattata da costei così contrariata anch'essa nei suoi gusti nei suoi suggerimenti che aveva giurato di vendicarsi 7372_6589_000082 so chi vi manda disse piano il marchese su che avete da dirmi signor marchese eccellenza la signora carla sss 7372_6589_000083 oh no no egli nella sciagura che lo aveva atterrato messo in guerra con tutti e con se stesso non poteva più fare a meno di quella donna fervida e forte risolvette d'allontanarsi per sempre da roma si sarebbe ritirato nelle sue terre di fabriano 7372_6589_000084 non tanto per il dispetto che ne aveva provato quanto per pietà di quel povero marchesino che con gli occhi le aveva sempre dimostrato d'esser d'accordo con lei d'esser una vittima anche lui di quella donna magra sgarbata insoffribile 7372_6589_000085 il marchesino già col piede alzato se lo trovò fra le gambe cadde anche lui al fracasso accorse una vecchia incuffiata con un lumetto in mano ma don camillo s'era già alzato e dava un calcio a quell'arnese di vimini maledetti impicci signor marchese è caduto s'è fatto male 7372_6589_000086 oh ma che hai figlio mio anche tua moglie ho saputo su su coraggio caro non è niente così sembrerà che abbia partorito tu due volte ahi ahi ahi ahi 7372_6589_000087 cadde a sedere su una poltrona e vi si contorse gli si raggomitolò tutto quasi per nascondersi a se stesso ira vergogna angoscia rimorso gli fecero tale impeto dentro che s'addentrò un braccio e squassò la testa fino a farsi uno strappo nella manica 7372_6589_000088 trovò carla che lo aspettava sicura del suo ritorno vestita di nero dapprima vedendola non se n'accorse nemmeno tanto gli parve naturale carla non cercò in alcun modo di confortarlo gli domandò soltanto notizie della piccina che don camillo aveva dato a balia 7372_6589_000089 né gli riusciva allora rintuzzar questo rimorso come tutte quelle considerazioni che in altro tempo a mente serena quando non si sentiva sopra come ora lo sdegno divino e la paura del castigo non solo bastavano a scusare innanzi agli occhi suoi la propria colpa 7372_6589_000090 registrazione di mirko lamberti novelle per un anno di luigi pirandello come gemelle un lampadino acceso sotto un ritratto di pio decimo rischiarava a malapena la stanzetta 7372_6589_000091 vedrà eh vedrà fra qualche ora gli disse però la levatrice più bella della mamma poco dopo rientrando nel suo palazzo il marchesino non poté più ricordarsi di ciò che gli aveva lasciato nella piazzetta solitaria di san salvatore in lauro 7372_6589_000092 nella vasta sala dal soffitto altissimo arredata di lugubri mobili antichi davanti a quella camera trovò l'ostetrico circondato da altri parenti della moglie accorsi da poco 7372_6589_000093 pregò carla d'accettare per suo amore quel rifugio si mise d'accordo con lei e la fece partire avanti con la bambina e quella vecchia zia dopo una ventina di giorni sistemato tutto partì anche lui per la campagna con la povera piccina senza madre 7372_6589_000094 ed egli era ancora qua l'ansia a questo pensiero diventò smania ancora ancora signor marchese don camillo accorse carla dal letto pallidissima abbandonata gli sorrise 7372_6589_000095 don camillo infatti la trovò in piedi discinta e maestosa coi magnifici capelli fulvi scomposti intorno al bel volto pallido carla marchese birbone 7372_6589_000096 e che fierezza non aveva voluto mai accettar da lui se non qualche regaluccio di poco conto come testimonianza d'affetto sono più ricca di te soleva dirgli cucio e mangio 7372_6589_000097 doglie stanche mormorò il medico s'andrà per le lunghe ma stia tranquillo marchese nessun pericolo don camillo tornava a rinchiudersi nello stanzino quando un servitore gli s'appressò per annunziargli piano che qualcuno chiedeva di lui 7372_6589_000098 da parecchi minuti le grida erano cessate in quel silenzio d'attesa angosciosa balenò a un tratto al marchese la speranza che il parto fosse avvenuto finalmente e uscì a precipizio dallo stanzino 7372_6589_000099 don camillo ebbe un brivido di tenerezza per tutte le fibre si nascose il volto con le mani e rompendo in singhiozzi le abbandonò il capo sul grembo 7372_6589_000100 no niente carla eh già ci siamo venga venga avanti dalla camera attigua tuonò la voce imperiosa di carla lasciatemi fare voglio passeggiare e passeggio 7372_6589_000101 tinina sì invece ma già vedi vedi come s'è fatta bella era rifiorita veramente in quei pochi giorni la povera bambina con la primavera che rideva e brillava nella campagna e tutte le finestre della villa piena di sole ancora messa accanto all'altra nel lettuccio comune pareva più piccina 7372_6589_000102 piano sissignore dice se può venire un momentino ora non posso non posso ditele che non posso rispose smaniosamente il marchese perché del resto che vuole 7372_6589_000103 fallo passare poi disse quel vecchietto entrò con la titubanza di un pollastro sperduto oppresso dalla ricchezza solenne e austera della casa e non sentendo più quasi i propri piedi sugli spessi tappeti si inchinava goffamente a ogni passo 7372_6589_000104 senti millo gli disse quella tua povera piccina senza mamma se tu volessi sai avrei latte per due e gli occhi le brillarono subito in lagrime 7372_6589_000105 tre balie in pochi giorni se vedessi uno scheletrino non so più che fare mi sono dimostrati tutti d'un cuor duro d'un cuor nero i parenti di lei 7372_6589_000106 e ristretto contratto in sé come se gli abbajassero dal ventre anche a lui quelle doglie alzava gli occhi pieni di spasimo e d'avvilimento al ritratto di sua santità 7372_6589_000107 non posso dare ascolto a nessuno rispose il marchese seccato chi è un vecchietto non so ha da parlare a vostra eccellenza dice di cosa grave e che preme don camillo ebbe un gesto di stizza comprendendo da chi gli veniva quell'ambasciata 7372_6589_000108 s'imbatté però subito in due cameriere che s'avviavano in fretta alla camera della gestante ancora gli risposero di sì col capo senza voltarsi e via 7372_6589_000109 non ancora ho voluto aspettare che tu disponessi la vecchia zia la recò com'era bella ah com'era bella questa invece di rallegrarsene don camillo si mise a piangere pensando all'altra là misera orfana digraziata carla gli cinse lievemente il collo con un braccio 7372_6589_000110 gli posò le mani su le spalle appoggiò la fronte madida sulla fronte di lui attese un momento così niente è passata asciugati la fronte scusami e levami un dubbio marchese le hai detto un maschio a tua moglie non capisco che ti facesse un maschio 7372_6589_000111 spregiudicata e franca con l'esuberanza d'una vitalità indiavolata talvolta anche indiscreta nella furia di fare il bene sincera veemente affettuosa gli aveva comunicato un fuoco un fervore di cui non si sarebbe mai sentito capace 7372_6589_000112 ah mamma muoio quanto soffro mamma mia quanto soffro e non poterci far nulla gli era sembrata anche bella in quel momento così trasfigurata dall'orrenda tortura 7372_6589_000113 femmina sai troverai il maschietto di là va dammi un bacio e scappa caro il righi si chinò a baciarla appassionatamente ma prima di scappare a casa volle veder la bambina se ne pentì vide un mostriciattolo ancor tutto paonazzo che incuteva ribrezzo 7372_6589_000114 la notizia scandalosa ch'egli aveva dato ad allevar la figliuola alla propria amante ma voleva che venissero qua tutti a vedere quelle due piccine l'una accanto all'altra e l'amore e le cure di quella madre per esse imbecilli 7372_6589_000115 sorse in piedi ma come si domandò di nuovo carla le doglie dunque ha sbagliato dio che rovina che rovina che rovina gli sovvenne a un tratto che il medico di là gli aveva detto che per la moglie c'era tempo 7372_6589_000116 don camillo avrebbe forse seguito quel muto augusto consiglio paterno se avesse avuto la coscienza tranquilla se un certo rimorso cioè non gli avesse accresciuto la pena per gli spasimi che in quel momento sopportava la moglie 7372_6589_000117 la pietà non le poteva bastare e difatti poc'anzi ella lo aveva scacciato dalla camera irritata non reggendo più a vederselo davanti così compunto e afflitto e s'era invece stretta forte forte alla madre nicchiando 7372_6589_000118 il quale col bonario sorriso indulgente dell'ampia faccia pacifica pareva consigliasse calma e rassegnazione calma e rassegnazione al marchesino figlio d'una sua vecchia guardia nobile guardia nobile ora anche lui del suo santo successore 7372_6589_000119 figurati m'hanno lasciato solo intanto ho paura che anche quest'altra balia non abbia latte abbastanza lei espresse il desiderio di rivedere la bambina l'avete battezzata 7372_6589_000120 tutto andrà bene con l'aiuto di dio che aiuto di dio scattò don camillo questo è il diavolo la marchesa di là s'interruppe scosse le mani strizzò gli occhi ah tutt'e due castigo di dio la moglie e l'amante nello stesso tempo castigo di dio ma come si provò a domandare riaprendo gli occhi 7372_6589_000121 bizzarra nei modi e nel linguaggio pure in quel momento che differenza uggito oppresso contrariato in tutto e per tutto dalla moglie egli solo a vedere questa donna ecco si sentiva subito rianimato un altro che donna 7372_6589_000122 in cui il marchese don camillo righi s'era ritirato per non udir le grida della moglie soprapparto ma gli arrivavano pur lì quelle grida strazianti e don camillo era costretto a turarsi forte gli orecchi con tutt'e due le mani 7372_6589_000123 un quarto d'ora dopo era nella vecchia piazzetta solitaria salì a sbalzi la scala la porta all'ultimo piano era accostata fatti pochi passi nella saletta d'ingresso al buio don camillo inciampò in un fantoccio da sarta all'inciampare un altro fantoccio dietro a quello gli cadde in testa 7372_6589_000124 e scappò a rintanarsi nello stanzino semibujo con la testa tra le mani come se temesse proprio di perderla quella sua povera testa le gambe lì gli mancarono 7372_6589_000125 e da un anno e mezzo il marchesino righi amato da carla si sentiva proprio un altr'uomo un ululo lungo quasi ferino scosse don camillo da queste riflessioni balzò in piedi udì la voce della levatrice che diceva di là fatto zitta brava padre dunque ecco già padre 7372_6589_000126 ma no non le ho detto niente ti farà una femmina puoi esserne certo va' esci un momentino ora e non ti spaventare l'avrai subito da me il maschio contaci subito subito sì vedo che hai premura don camillo sorrise senza volerlo e si ritirò nella stanzetta attigua 7458_6589_000000 che mortificazione dovevano averne tutt'intorno i vecchi e onesti mobili volgari e i poveri libri nella stanzetta quasi buia e in disordine 7458_6589_000001 fu una subitanea conversione della festa più d'uno accorse alla saletta a prendere altre ceste e a recarle in processione 7458_6589_000002 già ma ma questo fulmine a ciel sereno già io purtroppo cioè purtroppo no non ho da recarmelo a colpa diciamo ma sì 7458_6589_000003 lavorando un po' da sarta un po' dando lezioni particolari ed era riuscita a conseguire il diploma di professoressa egli ammirato di tanta costanza di tanta forza d'animo pregando brigando aveva potuto procacciarle un posto a roma 7458_6589_000004 pervenuto in via milano vide in fondo davanti al portone in cui abitava la reis una frotta di curiosi suppose che fosse tardi che già nell'atrio ci fossero le carrozze per il corteo nuziale 7458_6589_000005 il professor gori scattò in piedi urlando lasciate mi proverò io non ne posso più ma appena si presentò allo specchio diede in tali escandescenze che quella poverina si spaventò 7458_6589_000006 il professor gori rimase muto per un pezzo l'impaccio irritante che gli cagionava quel discorso così tutto sospeso in prudenti reticenze 7458_6589_000007 e vuoi ora che per causa sua vada a monte che fai tu di male coraggio cesara ci sono qua io lascia a me la responsabilità di quello che fai va' va' a vestirti va' a vestirti figliuola mia senza perder tempo 7458_6589_000008 del suo stato della vecchia mamma che non poteva lasciar sola e sopra tutto del facile malignare della gente 7458_6589_000009 non devi piangere perché non è ora di piangere questa per te tagliò corto il professore tu sei rimasta sola figliuola mia e devi aiutarti da te 7458_6589_000010 sul lettino bianco rigidamente stirato il cadavere della madre con un'enorme cuffia in capo dalle tese inamidate 7458_6589_000011 e perché no s'era interposto felicissimo il professor gori e la reis aveva accettato e ora il matrimonio si celebrava a dispetto dei parenti del signor 7458_6589_000012 toglierti prima di tutto codesti pezzetti di carta dai capelli oh dio gemette la fanciulla sovvenendosene e portandosi subito le mani tremanti ai capelli 7458_6589_000013 alla fine il commesso si compiacque di dire ecco questa sì non potremmo trovar di meglio creda pure signore 7458_6589_000014 ebbene bastava un atto di volontà in qualcuno costringere quella povera fanciulla caduta lì per terra ad alzarsi condurla trascinarla anche così mezzo sbalordita a concludere quelle nozze per salvarla dalla rovina 7458_6589_000015 tutta quella rigidità della morta gli parve di parata come se quella povera vecchina si fosse stesa da sé là su quel letto con quella enorme cuffia inamidata per prendersi lei a tradimento la festa preparata per la figliuola e quasi quasi al professor gori 7458_6589_000016 e da accogliere con lo stesso riguardo per la scucitura segreta col quale era proferito a sforzarlo un po' a non tenerlo così composto e sospeso con tutti i debiti riguardi c'era pericolo che 7458_6589_000017 perché so che lei è un gentiluomo caro signor grimi migri prego migri migri e comprenderà che non è lecito né onesto sottrarsi all'estreme esigenze d'una situazione come questa 7458_6589_000018 cose che capitano pare e tre o quattro volte quantunque senza speranza era tornato a insistere invano alla fine aveva pregato lui il professor gori lo aveva anzi scongiurato d'interporsi 7458_6589_000019 ma se non ho più tempo urlò esasperato il professore andrò così per castigo così vuol dire che non porgerò la mano a nessuno lasciatemi andare 7458_6589_000020 e allora va benone era più stretta delle altre quel giovanotto un po' risentito concesse strettina è ma può andare se volesse aver la bontà di guardarsi allo specchio 7458_6589_000021 no no andrea no gli gridarono subito parecchie voci di qua di là ma il gori le sopraffece avanzandosi verso il migri 7458_6589_000022 che sciagura già così di colpo esclamò il gori come se non ci fosse veramente la volontà di dio concluse la vecchia signora 7458_6589_000023 domandò con simulata premura si sente male la signorina si sente benone gli rispose il professore guardandolo con tanto d'occhi anzi ho il piacere d'annunziare a lor signori che ho avuto la fortuna di persuaderla a vincersi per un momento 7458_6589_000024 che fare andar su parato a quel modo tornare indietro raccattò il mazzo poi imbalordito lo porse al portinaio mi facci piacere me lo tenga lei ed entrò 7458_6589_000025 risero tutti senza volerlo a quel razzo inatteso di nuovo genere mentre il professore con un gran sospiro di liberazione seguitava 7458_6589_000026 codeste sono violenze quelle che consiglia il caso o l'interesse le dico che non è possibile in queste condizioni sopravvenne per fortuna lo sposo 7458_6589_000027 ma sa il matrimonio non si fa più come la povera signora la madre morta esclamò il gori stupefatto guardando il portone questa notte improvvisamente 7458_6589_000028 gli rispose un coro di commiserazioni per la sposa il professor gori se ne sentì all'improvviso come sferzare e domandò irritatissimo dov'è potrei vederla 7458_6589_000029 venne la tentazione di gridarle su via si alzi mia cara vecchia signora non è il momento di fare scherzi di codesto genere 7458_6589_000030 non gli avesse suscitato tanta irritazione egli nella consueta ampiezza dei suoi comodi e logori abiti giornalieri di fronte alla sciagura di quella morte improvvisa 7458_6589_000031 e rimase a metà oh dio la marsina già la marsina per le nozze castigata così a comparire ora davanti alla morte 7458_6589_000032 si chinò per sollevarla per strapparla da quel letto ma come stese le braccia pestò rabbiosamente un piede gridando non me n'importa niente 7458_6589_000033 ma io non permetterò mai gridò più forte di lui troncandogli la parola la vecchia signora non permetterò mai che mio figlio faccia il suo dovere e una buona azione domandò pronto il gori compiendo lui la frase questa volta 7458_6589_000034 ed era fuori della grazia di dio già il solo pensiero che una cosa di così poco conto potesse mettere in orgasmo un animo come il suo alieno da tutte le frivolezze e oppresso da tante gravi cure intellettuali 7458_6589_000035 dello sposo e non poteva in coscienza non poteva bastava il sacrifizio della marsina ma un mazzolino intanto sì ecco 7458_6589_000036 ma è credibile proruppe con un gemito rabbioso il professore provandosi ad alzar le braccia si recò a guardare un profumato biglietto d'invito sul cassettone 7458_6589_000037 arrivate in dono per il matrimonio e si fece all'uscio del salotto per chiamare lo sposo e liberarlo dai parenti inviperiti che già l'attorniavano signor migri signor migri una preghiera guardi quegli accorse 7458_6589_000038 brava così incalzò il professore poi andar di là a indossare il tuo abitino di scuola metterti il cappellino e venire con me dove che dice al municipio figliuola mia 7458_6589_000039 cesara reis stava per terra caduta sui ginocchi e tutta aggruppata ora presso il lettino su cui giaceva il cadavere della madre non piangeva più 7458_6589_000040 bastava a irritarlo l'irritazione poi gli cresceva considerando che con questo suo animo potesse prestarsi a indossar quell'abito prescritto da una sciocca consuetudine per certe rappresentazioni di gala 7458_6589_000041 io dispongo tutto di là per la cerimonia ora stesso no no come potrei gridò cesara ripiegandosi sul letto della madre e affondando il capo tra le braccia disperatamente impossibile professore per me è finita lo so 7458_6589_000042 diventò furibondo scucita scucita soltanto lo rassicurò subito accorrendo la vecchia serva se la cavi gliela ricucio 7458_6589_000043 perché la signorina reis così bella così modesta così virtuosa se non l'istitutrice diventasse la seconda madre delle sue bambine 7458_6589_000044 si celebrava quella mattina il matrimonio d'una sua antica allieva a lui carissima cesara reis la quale per suo mezzo con quelle nozze otteneva il premio di tanti sacrifizii durati negli interminabili anni di scuola 7458_6589_000045 ecco già fece il professor gori conoscendo i meriti la modestia della signorina reis ah ottima figliuola nessuno lo nega riconobbe subito riabbassando le palpebre la vecchia signora e noi creda siamo oggi dolentissimi 7458_6589_000046 ogni qual volta vedeva un merlettino bianco come quello gli si riaffacciava alla memoria chi sa perché l'immagine d'un tal pietro cardella merciaio del suo paesello lontano afflitto da una cisti enorme alla nuca 7458_6589_000047 perché gli chiese perché figliuola mia ma alzati prima ti dico che non mi posso calare santo dio le rispose il gori cesara si alzò 7458_6589_000048 si sarebbe abbandonato senz'altro come un imbecille alla commozione a un inerte compianto della sorte infelice di quella povera fanciulla 7458_6589_000049 diceva proprio così i diuturni dolori d'una bellezza a cui i diuturni dolori avevano dato la grazia d'una soavissima mestizia una cara e dolce nobiltà 7458_6589_000050 non sarebbe la parola io semplicemente voleva dare un'istitutrice alle mie nipotine compì la frase la vecchia signora con voce cavernosa benissimo così difatti sarebbe stato giusto 7458_6589_000051 gli venne di sbuffare si trattenne a tempo e sospirò come uno stupido eh già povera figliuola 7458_6589_000052 gli rispose il fratello simulando indifferenza ma non so era qui poco fa sarà andato forse a prepararsi ah esclamò allora il gori 7458_6589_000053 per me se cesara vuole vuole vuole gridò il gori dominando col suo vocione le disapprovazioni degli altri ecco finalmente una parola che parte dal cuore lei dunque venga corra al municipio gentilissimo signore 7458_6589_000054 andrea migri così soprappreso guardò prima il gori poi gli altri e infine rispose esitante ma 7458_6589_000055 il gori la guardò fatalità crudele poi guardando in giro per il salotto domandò è il signor andrea 7458_6589_000056 regnò per cinque minuti il silenzio il professore e tutta la stanza intorno parvero sospesi come in attesa del giudizio universale fatto eh sospirò quella 7458_6589_000057 ci penso da un'ora mi creda dicevo grimi mitri griti e non m'è venuto in mente migri scusi io sono il professor fabio gori si ricorderà quantunque ora mi veda in piacere 7458_6589_000058 in verità corresse il professore inchinandosi questa volta con trepidante riguardo per la marsina scucita in verità ecco combinato no non 7458_6589_000059 forse intimi della famiglia stavano costernati attorno a un signore nel quale al gori guardando bene parve di riconoscere lo sposo trasse un respiro di sollievo e gli s'appressò premuroso signor grimi migri prego ah già migri 7458_6589_000060 subito lo sposo le corse incontro la raccolse tra le braccia pietosamente tutti tacevano il professor gori con gli occhi lucenti di lagrime pregò tre di quei signori che seguissero con lui gli sposi per far da testimoni e s'avviarono in silenzio 7458_6589_000061 come la manica della marsina si sarebbe staccata così anche si sarebbe aperta e denudata l'ipocrisia di tutti quei signori 7458_6589_000062 la vecchia signora sollevò le palpebre gravi sonnolente mostrando un più aperto e l'altro meno gli occhi torbidi ovati quasi senza sguardo 7458_6589_000063 precipitato proruppe una delle zitellone diciamo improvvisato cercò d'attenuare il migri ora questa grave sciagura sopravviene fatalmente come 7458_6589_000064 decida lei mi lascino dire si tratta di questo ho indotto di là la signorina reis a farsi forza a vincersi considerando la gravità della situazione in cui caro signore lei l'ha messa e la lascerebbe 7458_6589_000065 poi si rivolse al commesso non ne ha più altre con sé ne ho portate su dodici signore questa sarebbe la dodicesima la dodicesima a servirla 7458_6589_000066 s'inchinò goffamente oh dio daccapo la marsina e curvo come tirato da dentro volse un altro sguardo attorno quasi per accertarsi se mai qualcuno avesse avvertito il crepito di quella maledettissima scucitura sotto l'ascella 7458_6589_000067 il migri gl'indicò un uscio nel salottino di là si serva e il professor gori vi si diresse furiosamente 7458_6589_000068 se ne sentì irritare come per una cosa veramente assurda stupida e crudele soperchieria della sorte che no perdio non si doveva a nessun costo lasciar passare 7458_6589_000069 e così dicendo condusse la fanciulla fino all'uscio della sua cameretta sorreggendola per le spalle poi riattraversò la camera mortuaria e serrò l'uscio 7458_6589_000070 non farmi calare perché non posso calarmi alzati da te subito via su su fammi il piacere senza volerlo forzata da quella concitazione la giovane si scosse dal suo abbattimento e guardò quasi sgomenta il professore 7458_6589_000071 marsina stretta di solito il professor gori aveva molta pazienza con la vecchia domestica che lo serviva da circa vent'anni quel giorno però per la prima volta in vita sua gli toccava d'indossar la marsina 7458_6589_000072 rallegrandosi improvvisamente le nozze dunque si faranno lo stesso no che dice mai scattò la vecchia signora stupita offesa oh signore iddio con la morta in casa ooh 7458_6589_000073 come sospesa in uno sbalordimento grave e vano tra i capelli neri scarmigliati aveva alcune ciocche ancora attorte dalla sera avanti in pezzetti di carta per farsi i ricci 7458_6589_000074 la madre il fratello le zitellone gl'invitati rimasti nel salotto ripresero subito a dar sfogo alla loro indignazione frenata per un momento all'apparire di cesara 7458_6589_000075 rientrò nella stanzetta la vecchia serva che aveva accompagnato fino alla porta il commesso zitta le impose subito il professore provate se vi riesce a finir di strozzarmi con questa cravatta 7458_6589_000076 non vide altro in prima il professor gori entrando in preda a quell'irritazione crescente di cui nello stordimento e nell'impaccio non riusciva a rendersi esatto conto con la testa che già gli fumava anziché commuoversene 7458_6589_000077 doveva tornarci per forza ora per quella manica da restituire insieme con la marsina al negoziante da cui l'aveva presa a nolo la firma che firma ah già sì doveva apporre la firma come testimonio dove 7458_6589_000078 s'interruppe infuriato e sbuffante si cacciò una mano sotto la manica del soprabito afferrò la manica della marsina e con uno strappo violento se la tirò fuori e la lanciò per aria 7458_6589_000079 e soffocare in sé il cordoglio siamo qua tutti tutto è pronto basterà mi lascino dire basterà che uno di loro lei per esempio sarà tanto gentile 7458_6589_000080 no no non piangere ora abbi pazienza figliuola dà ascolto a me tornò a guardarlo quasi atterrita questa volta col pianto arrestato negli occhi e disse ma come vuole che non pianga 7458_6589_000081 sentì per un momento il bisogno d'astrarsi da quell'oppressione e anche dal fastidio che nell'intontimento in cui era caduto gli dava il merlettino bianco che orlava il collo della casacca nera della vecchia signora 7458_6589_000082 come se qualcuno al suo entrare fosse scappato via o come se d'un tratto si fosse troncata un'intima e animatissima conversazione 7458_6589_000083 ma il professor gori durante il tragitto pensando a ciò che in quel momento certo si diceva di lui in quel salotto rimase come intronato 7458_6589_000084 ma stentava a sorgere in lui quell'atto di volontà che con tanta evidenza sarebbe stato contrario alla volontà di tutti quei parenti come cesara però senza muovere il capo senza batter ciglio levò appena una mano ad accennar la sua mamma lì distesa dicendogli 7458_6589_000085 il professore restò lì come un ceppo possibile la madre la signora reis e volse in giro uno sguardo ai radunati come per leggere ne' loro occhi la conferma dell'incredibile notizia 7458_6589_000086 che le contornavano la faccia piatta giallastra quasi di cartapecora mamma il professor gori sai quello che aveva combinato il matrimonio di andrea 7458_6589_000087 s'annodò furiosamente la cravatta nascose sotto il pastrano la vergogna di quell'abito e via alla fin fine però doveva esser contento che diamine 7458_6589_000088 il gori cercando di farsi quanto più piccolo gli fosse possibile girò lo sguardo per il salotto e rivolgendosi a uno degli invitati col dito sulla bocca pregò piano piano mi saprebbe dire di grazia dove sia andata a finire quella tal manica della mia marsina 7458_6589_000089 sì per dar tempo ecco un differimento s'impone per il lutto e e così si potrà pensare riflettere da una parte e dall'altra 7458_6589_000090 mi lascino spiegare gridò il professor gori che dominava tutti con la persona perché questo matrimonio non si farebbe per il lutto della sposa è vero ora se la sposa stessa 7458_6589_000091 già impacciato per conto suo il professor gori si fermò poco oltre l'entrata si guardò attorno perplesso si sentì sperduto quasi in mezzo a un campo nemico 7458_6589_000092 nessuno rispose al suo saluto quasi che il lutto la gravità del momento non consentissero neppure un lieve cenno del capo alcuni 7458_6589_000093 aggiunse rivolgendosi a uno degli invitati mi farà il piacere di correre con una vettura al municipio e di prevenire l'ufficiale dello stato civile che un coro di vivaci proteste interruppe a questo punto il professore scandalo stupore orrore indignazione 7458_6589_000094 grazie tante squittì il professore basta lo spettacolo che sto offrendo a lei e alla mia signora serva quegli allora pieno di dignità inchinò appena il capo e via con le altre undici marsine 7458_6589_000095 dopo alcuni giorni se l'era veduto tornar davanti afflitto imbarazzato cesara reis non aveva voluto accettare il posto d'istitutrice in considerazione della sua età 7458_6589_000096 piacendo a lei signor migri si potrebbe senz'alcuno apparato zitti zitti in una vettura chiusa correre al municipio celebrare subito il matrimonio lei non vorrà spero negarsi ma dica dica lei 7458_6589_000097 vede professore il professore ebbe uno scatto eh sì cara sì le rispose con una concitazione quasi astiosa che stordì la sua antica allieva ma tu alzati 7458_6589_000098 in marsina e uno dei testimoni sarò io come volevi tu lascia di qua la tua povera mamma non pensare più a lei per un momento non ti paja un sacrilegio lei stessa la tua mamma lo vuole da' ascolto a me va' a vestirti 7458_6589_000099 lo capisci che devi aiutarti da te ora sì ora prendere tutto il tuo coraggio a due mani stringere i denti e far quello che ti dico io che cosa professore niente 7458_6589_000100 indirettamente per combinazione diciamo ho contribuito il migri lo interruppe con un gesto della mano e si alzò permetta che la presenti a mia madre onoratissimo si figuri 7458_6589_000101 come resti senza più il posto senza più nessuno vuoi dar colpa a tua madre della tua rovina non sospirò tanto povera donna questo tuo matrimonio 7458_6589_000102 e sbuffò di nuovo il convegno era per le otto in casa della sposa in via milano venti minuti di cammino ed erano già le sette e un quarto 7458_6589_000103 il mazzo di fiori gli cadde di mano si chinò per raccattarlo ma sentì la scucitura della marsina allargarsi sotto l'ascella 7458_6589_000104 grimi o griti o mitri che vi si erano opposti accanitamente e che il diavolo se li porti via tutti quanti concluse sbuffando ancora una volta il grosso professore 7458_6589_000105 il professor gori entrò con molta titubanza e impacciatissimo in un negozio di fiori dove gli misero insieme un gran fascio di verdura con pochissimi fiori e molta spesa 7458_6589_000106 il professor gori via facendo si mise a pensare alla strana combinazione per cui quel matrimonio s'effettuava sì ma come si chiamava intanto lo sposo quel ricco signore vedovo 7458_6589_000107 e che tutta questa gente stesse lì per assistere alla sfilata avanzò il passo ma perché tutti quei curiosi lo guardavano a quel modo la marsina era nascosta dal soprabito forse le falde 7458_6589_000108 professore che dice dico al municipio allo stato civile e poi in chiesa perché codesto matrimonio s'ha da fare s'ha da fare ora stesso o tu sei rovinata vedi come mi sono conciato per te 7458_6589_000109 egli doveva soltanto alla manica di quella marsina stretta la bella vittoria riportata quel giorno sul destino perché se quella marsina con la manica scucita sotto l'ascella 7458_6589_000110 interpretiamo il sentimento di quella poverina tutti questi fiori alla morta mi aiuti prese due ceste e rientrò così nel salotto reggendole trionfalmente diretto alla camera mortuaria lo sposo lo seguiva compunto con altre due ceste 7458_6589_000111 si guardò dietro no non si vedevano e dunque che era accaduto perché il portone era socchiuso il portinaio con aria compunta gli domandò va su per il matrimonio il signore sì signore invitato 7458_6589_000112 fuori della grazia di dio per quella marsina stretta aveva invece trovato nell'irritazione l'animo e la forza di ribellarvisi e di trionfarne 7458_6589_000113 fu condotto davanti alla vecchia signora che ingombrava con la sua enorme pinguedine mezzo canapè vestita di nero con una specie di cuffia pur nera sui capelli lanosi 7458_6589_000114 e chissà con qual voce con quale espressione gli aveva dette queste cose la birichina bella figliuola la reis e di quella bellezza che a lui piaceva maggiormente d'una bellezza a cui i diuturni dolori non per nulla il gori era professore d'italiano 7458_6589_000115 finanche cesara ne sorrise ma il gori che s'era in certo qual modo confortato dicendo a se stesso che in fin dei conti non sarebbe più tornato lì tra quella gente non poté riderne 7458_6589_000116 era pur quello stesso che gli cagionava la sua marsina stretta e scucita sotto l'ascella scucito allo stesso modo gli sembrò quel discorso 7458_6589_000117 egli se ne andrà non tornerà più mi abbandonerà ma io non posso non posso il gori non cedette 7458_6589_000118 sbrigata in fretta l'altra funzione in chiesa gli sposi e i quattro testimoni rientrarono in casa furono accolti con lo stesso silenzio glaciale 7458_6589_000119 come scusi lei sarebbe il fratello carlo migri a servirla favorirmi grazie somigliantissimo perbacco mi scusi signor gri migri 7458_6589_000120 prese per un braccio quell'invitato a cui s'era rivolto la prima volta lo accompagnò fino alla porta nella saletta d'ingresso vide una gran quantità di magnifiche ceste di fiori 7458_6589_000121 per la ragazza sola ormai aggiunse la madre con la voce cavernosa le male lingue eh già riprese il fratello e poi gli affari era un matrimonio 7458_6589_000122 e quel colletto in cui si sentiva impiccato e quello sparato che gli strabuzzava già tutto sgualcito dal panciotto e quella cravattina bianca inamidata e pendente a cui ancora doveva fare il nodo e non sapeva come 7458_6589_000123 che buttai all'aria poc'anzi e ravvolgendosela poco dopo entro un giornale e andandosene via quatto quatto si mise a considerare che dopo tutto 7458_6589_000124 non si doveva darla vinta al destino che favoriva così iniquamente l'ipocrisia di tutti quei signori radunati nell'altra stanza no no era tutto preparato tutto pronto quei signori là erano venuti in marsina come lui per le nozze 7458_6589_000125 e sbuffava il professore e fulminava con gli occhi la domestica che piccola e boffice come una balla si beava alla vista del grosso padrone in quell'insolito abito di parata senz'avvertire la sciagurata 7458_6589_000126 rivedendo però sul lettino il cadavere della madre si coprì il volto con le mani e scoppiò in violenti singhiozzi non s'aspettava di sentirsi afferrare per le braccia e scrollare e gridare dal professore più che mai concitato no 7458_6589_000127 si provò a salire a balzi la scala e riuscì per la prima branca soltanto all'ultimo piano maledetto pancione non tirava più fiato 7458_6589_000128 così era nato quel matrimonio la reis povera figliuola rimasta orfana a quindici anni aveva eroicamente provveduto al mantenimento suo e della vecchia madre 7458_6589_000129 e giunse al municipio che pareva ubriaco tanto che non pensando più alla manica della marsina che s'era strappata si tolse come gli altri il soprabito professore ah già perbacco se esclamò e se lo ricacciò di furia 7458_6589_000130 il professor gori tornò prima a fulminar con uno sguardo la serva per impedire che ripetesse dipinta dipinta poi si guardò la marsina in considerazione della quale senza dubbio quel commesso gli dava del signore 7458_6589_000131 oh echeggiarono miagolando le due zitellone con orrore prepararsi per partire spiegò il migri doveva partire oggi stesso con la sposa per torino abbiamo le nostre cartiere lassù a valsangone dove c'è tanto bisogno di lui 7458_6589_000132 fortuna che la povera vecchia mamma di là in mezzo ai fiori non poteva più ascoltare questa brava gente che si diceva proprio indignata per tanta irriverenza verso la morte di lei 7458_6589_000133 i fiori alla morta benissimo i fiori alla morta poco dopo cesara entrò nel salotto pallidissima col modesto abito nero della scuola i capelli appena ravviati tremante dello sforzo che faceva su se stessa per contenersi 7458_6589_000134 bisogna esser più forti della sciagura che colpisce quella povera figliuola e salvarla può restar sola così senza aiuto e senz'alcuna posizione ormai lo dica lei no questo matrimonio si farà nonostante la sciagura e nonostante abbiano pazienza 7458_6589_000135 e e partirà così domandò il gori per forza se non oggi domani l'abbiamo persuaso noi spinto anzi poverino qui capirà non è più prudente né conveniente che rimanga 8582_7877_000000 e spesso quando parla tutto affannato si spunta come può la barbetta ispida sale e pepe più sale che pepe divenuta a furia di tagliare come una bella virgola sul primo mento ne ha tre o quattro di menti quell'ometto lì e tante altre virtù che non vi dico 8582_7877_000001 e tanto il marchese quanto la moglie e la figliuola sono divenute tre vittime di lui impossibile ribellarglisi se il marchese talvolta arrischia qualche discorsetto un po' vivace è subito richiamato all'ordine 8582_7877_000002 e lui lui subito si voltava a salutarci con larghi e ripetuti gesti che ci pareva invocassero disperatamente ajuto carlino sgro da due anni aveva lasciato roma per milano e non s'era più fatto vivo con nessuno di noi 8582_7877_000003 credo che dopo tant'anni povero marchese paia anche a lui che gli sia morta sul serio la fidanzata in quel giorno ma certe volte si sente girar l'anima 8582_7877_000004 tirocinio da una settimana vedevamo carlino sgro per il corso per via nazionale per via ludovisi passare in botte di galoppo accanto a un enorme mammifero in gonnella 8582_7877_000005 come salvarlo ma volando a san marcello perdio a denunziare il ratto alla questura o piuttosto assaltando là senz'altro la carrozza e strappando a viva forza la vittima dalle braccia di quell'orribile mostro 8582_7877_000006 non si scherza noi abbiamo acquistato un titolo serio data l'onestà di michelangelo una vecchia amicizia come questa nostra che dura già da otto mesi costa sudori di sangue 8582_7877_000007 la grande pompea naturalmente non se lo lasciò scappare considerando però la propria corporatura e prevedendo che a lungo andare egli per troppa abbondanza avrebbe forse perduto l'appetito 8582_7877_000008 ah cari miei mi vengono i brividi a pensarci perché parliamo sul serio adesso io sono innamorato innamorato innamorato di quella ragazza 8582_7877_000009 insomma via egli sposò la montroni per scrupolo di coscienza non che avesse minimamente da ridire sulla condotta di lei badiamo 8582_7877_000010 e un po' anche il marchese colli che abita con loro il marito è un bell'uomo aitante nella persona con una magnifica barba bionda compitissimo e pieno di dignità anzi di gravità quasi diplomatica 8582_7877_000011 piano vi dirò anche chi è medea ma vi faccio notare che voi senza saperlo mi avete aggredito con volgari e sanguinosi insulti è inutile povera gente bisogna vivere a milano 8582_7877_000012 vecchia canaglia mummia inglese orangutàn figlio di nouma hawa eccetera eccetera veramente carlino sgro pare una scimmia e pare un inglese 8582_7877_000013 e che mi sono sempre guardato bene dal turbare la pace l'armonia che regnano sovrane tra lei e il suo legittimo consorte l'ho accompagnata qua a roma per affari o meglio per preparare una certa sorpresa che non vi posso dire alla nostra piccola medea 8582_7877_000014 vedo disse carlino sgro addoloratissimo che voi malignate amici miei vi compatisco ah che vuol dire non vivere a milano 8582_7877_000015 come esclamò ma quella è la montroni signori miei non conoscete la montroni ci guardammo tutti negli occhi nessuno di noi conosceva la montroni solo carinèi domandò 8582_7877_000016 siamo in cinque cari miei un'infunata da mandare per grazia alla forca già pompea la madre l'avete intraveduta non è niente bisognerebbe che conosceste il padre cioè il marito di pompea 8582_7877_000017 ebbene signori michelangelo castiglione è d'una onestà d'una illibatezza da fare spavento si vendica stando ai patti scrupolosissimamente 8582_7877_000018 una scimmia perché non ci ha colpa ha la bocca per lo meno quattro dita sotto al naso un inglese perché biondo con gli occhi ceruli e perché nessun inglese al mondo ha mai vestito e camminato più inglesemente di lui 8582_7877_000019 gli saltammo al collo tutti quanti insieme baciandolo dove ci veniva fatto alle spalle sul petto sulle braccia sulla nuca fino a lasciarlo per un pezzo boccheggiante come un pesce 8582_7877_000020 abbiamo chiesto un'udienza al santo padre ce l'ha imposta michelangelo prima di partire e carlino sgro scappò via a gambe levate 8582_7877_000021 non capirete certo neppure che cosa possa voler dire vecchio amico di casa veramente per capirlo bisognerebbe che conosceste bene quella casa ma lo so io e gli altri quattro disgraziati che sono in tirocinio con me a milano 8582_7877_000022 ma con l'aggravante d'un fidanzamento fantastico con carlotta che sarebbe una non meno fantastica sorella di pompea crudelmente rapita dalla morte a soli diciott'anni 8582_7877_000023 amici miei se io non divento al più presto vecchio amico di casa castiglione montroni vecchio amico di mamma pompea sono perduto per me non c'è più speranza né salute medea ha già compiuto quattordici anni 8582_7877_000024 pompea montroni la cantante sgro indignato e stizzito diede una spallata 8582_7877_000025 discutevamo ancora al circolo sul partito da prendere quand'ecco fresco e sorridente carlino sgro davanti a noi 8582_7877_000026 pompea voleva prima ballare anche lei ma quelli del piano di sotto si sono ribellati per fortuna così abbiamo una sola dama medea instancabile facciamo a turno 8582_7877_000027 non avevano che due mesi di tempo perché di sette mesi come sapete si può nascere benissimo onestamente michelangelo castiglione era un genitore a spasso 8582_7877_000028 non sapendo più oltre resistere a una siffatta oppressione colli ha comperato ultimamente a nome di michelangelo non so più quante azioni d'una nuova società industriale per la produzione del carburo di calcio 8582_7877_000029 uno come castiglione evidentemente a cui però il marchese si spera dopo aver sofferto un così lungo supplizio non porrà per patto d'essere tanto onesto comincerà allora la vera lotta lotta accanita fra noi cinque che facciamo il tirocinio di vecchi amici di casa 8582_7877_000030 v'ho detto di buoni natali di bella reputazione e presero lui a patto però che facesse il galantuomo il padre di famiglia intemerato e irreprensibile il custode geloso della illibatezza della propria casa 8582_7877_000031 casa castiglione montroni signori è a milano tra le più rispettabili e rispettate pompea montroni è donna esemplare forse non c'è bisogno di dirlo perché non ridete via io lo ammetto non è più tanto bella 8582_7877_000032 le lunghe piume nere del cappellaccio che pareva un nido di corvi le svolazzavano al vento tutta la gente si fermava a mirare con occhi spalancati a bocca aperta 8582_7877_000033 chi lo crederebbe si mostrò stupito della profonda costernazione in cui noi tutti eravamo stati per lui un'intera settimana 8582_7877_000034 capirete bene che a lui non par vero di poter fare l'onest'uomo sul serio ci ha preso un gusto matto il suo amor proprio ne gongola c'ingrassa 8582_7877_000035 secondo me è l'uomo più straordinario che viva di questi tempi in europa straordinario per la serietà con cui si vendica di ciò che gli hanno fatto fare dovete sapere che or saranno circa vent'anni pompea montroni andò a cantare a parma nella gioconda 8582_7877_000036 faceva dunque ora è sfiatata carlino sgro atteggiò la faccia di fierissimo disprezzo e rispose 8582_7877_000037 e vuole che ella almeno prima sposi onestamente per davvero ora riflettete data questa condizione di cose chi sarà il marito 8582_7877_000038 chi è il marchese colli datemi tempo santo dio e vi dirò tutto lasciatemi intanto premetter questo che se io ammiro pompea montroni la ammiro diciamo così in blocco 8582_7877_000039 e tanto ha fatto tanto ha detto che è riuscito a ficcarlo nel consiglio d'amministrazione signori miei michelangelo castiglione esercita ora la sua esosa feroce onestà anche in quel consiglio d'amministrazione 8582_7877_000040 vi fece furore si sa e il marchese colli mino colli la vide dalla barcaccia e se innamorò poi la vide in camerino e non si spaventò 8582_7877_000041 ora d'improvviso rieccolo a roma in quella turbinosa apparizione che aveva del tragico e del carnevalesco 8582_7877_000042 basta prima che la figliolina venisse al mondo l'una e l'altro dopo molte lagrime da parte di lei e molte promesse da parte di lui si misero d'accordo per trovarle un onesto genitore 8582_7877_000043 come io non vorrei che suo marito domani chiudesse la porta in faccia a me vecchio amico di casa così medea non potrebbe permettere che la chiudessi io in faccia a quegli altri quattro vecchi amici di casa anche loro vecchi amici di mamma pompea 8582_7877_000044 vi basta sì o no se non vi basta vi dirò tutta la miseria mia sappiate che da circa otto mesi io sono per lei in tirocinio di vecchio amico di casa 8582_7877_000045 non è stata mai bella va bene così ma non l'avete veduta sul palcoscenico dove faceva una magnifica figura lo afferma il marchese colli e mi pare che possa bastare 8582_7877_000046 e non c'è cristi deve smettere accucciarsi e abbozzare ma c'è ben altro sapete fino a qual punto è arrivato michelangelo per lui il marchese colli non è che un vecchio amico di casa montroni presso a poco come siamo noi 8582_7877_000047 adagio adagio aspettate dico quattordici perché la mamma deve averne ancora per forza trent'otto non capite niente perdio ma ne ha già per lo meno diciannove la quattordicenne medea 8582_7877_000048 a questo annunzio ci levammo tutti in piedi indignati e coprimmo carlino sgro di vituperi egli protese le mani si cacciò la testa tra le spalle come una tartaruga e gridò 8582_7877_000049 omero come sapete non descrive la bellezza di elena la lascia argomentare da quel che dicono i vecchi di troja quando la vedono apparire sulle mura se non sbaglio 8582_7877_000050 ne volete una prova che ora è perbacco le dieci e mezzo lasciatemi scappare alle undici devo andare a prendere pompea 8582_7877_000051 non si spaventò perché la vanità di ricco nobiluccio di provincia gliela fece vedere anche lì da vicino come la vedevano gli amici della barcaccia gli amici che allora lo invidiavano e lo stimavano l'uomo più fortunato del mondo 8582_7877_000052 così per prudenza ci siamo ritirati e tu vecchio scimmione gli gridammo hai il coraggio di scarrozzarti per il corso quella carcassa sfiatata e non ti vergogni 8582_7877_000053 trovò subito in sé da mettergli a disposizione una figliuola piccolina niente di male piccolino difatti lui ma panciutello tutto panciutello anche nella faccia 8582_7877_000054 ah inflessibile su questo punto michelangelo non avrebbe potuto assolutamente tollerare che sua moglie seguitasse a offrirsi in pascolo all'ammirazione del pubblico 8582_7877_000055 e non sa tenersi di sbuffare mentre michelangelo con gli occhi socchiusi tentennando il capo sospira geme la nostra buona carlotta la nostra impareggiabile carlottina 8582_7877_000056 ha cercato e credo che cerchi tuttora di smontare in qualche modo quel mostro d'onestà ma non ci riesce michelangelo non transige 8582_7877_000057 credo che si sia fatta apposta un po' di radura sul cranio perché una leggera calvizie in certi casi e per certe professioni è veramente indispensabile 8582_7877_000058 più di questo ahimè non possiamo fare o intoppiamo negli occhiacci dell'altro papà meno legittimo se vogliamo ma forse più naturale bisogna essere ragionevoli il marchese colli si è sacrificato per quella ragazza 8582_7877_000059 i suoi colleghi consiglieri lo vedono e basiscono non respirano più egli si è già imposto e vedrete che la fama di questa sua onestà diventerà presto popolare lo faranno consigliere comunale 8582_7877_000060 lo eleggeranno deputato e io non dispero di vederlo col tempo anche ministro del regno d'italia sarà una fortuna per la patria 8582_7877_000061 tanto carino se vedesse corto di braccia corto di gambe s'adopera con queste e con quelle a camminare porta adesso le lenti sulla punta del nasetto a becco 8582_7877_000062 ma abbiamo una piccola palpitazione di cuore un disturbetto cardiaco che non è nulla rassicuratevi ma che potrebbe diventare grave dio liberi e anche sì anche fatale ci hanno detto i medici se seguitiamo a rimanere nell'arte e a cantare 8582_7877_000063 ma celebre perdio soprano di cartello dite sul serio o siete della papuasia non la ricordate più nella gioconda era il nostro cavallo di battaglia l'amo come il fulgor del creato faceva tremare la scala e il san carlo 8582_7877_000064 intanto egli salva per lo meno una volta al giorno quella società del carburo di calcio potete immaginarvi se il marchese e tutti noi ne siamo convinti e se lo incoraggiamo a più non posso in questa sua provvidenziale opera di salvataggio 8582_7877_000065 per la sola ragione ch'ella era una cantante ecco e se la montroni vi susurra in un orecchio ch'ella smise di cantare per il disturbo cardiaco il marito dichiara apertamente invece che egli lo pose per patto prima di sposare 8582_7877_000066 molto impensierito della diffusione del malcostume per opera della stampa quotidiana proibisce alla moglie e alla figliuola la lettura dei giornali la piccola medea è stata educata secondo le rigide massime di condotta che a lui 8582_7877_000067 a girovagare di città in città e che la figliuola crescesse in quel mondo teatrale di cui egli sente tuttora un istintivo orrore il povero marchese colli ponendo i patti tutto poteva aspettarsi tranne quest'ira di dio 8582_7877_000068 nel mondo dell'arte la montroni vera e rara eccezione ma che volete l'educazione ricevuta in casa i rigidi costumi della sua famiglia non gli avrebbero consentito di farla sua moglie 8582_7877_000069 fin dalla più tenera infanzia furono inculcate nella nobile casa paterna non c'è mica bisogno d'entrare con lui in qualche dimestichezza per sapere ch'egli non avrebbe mai e poi mai sposato una cantante se non gli fosse capitata la disgrazia d'averne una figliuola 8582_7877_000070 per farlo rinvenire gli rovesciammo subito addosso una tempesta di domande insieme con gli epiteti più graziosi con cui eravamo soliti d'accoglierlo ogni sera al circolo quand'egli stava a roma 8582_7877_000071 non vi potete figurare con che aria d'importanza e che cipiglio vi dica inserendo due dita tra i bottoni del panciotto caldo quest'oggi si chiama michelangelo di casato castiglione nientemeno 8582_7877_000072 medea non è soltanto bella è anche buona squisitamente buona piena d'ingegno e d'una leggiadria incomparabile perché non la sposo quanto siete ingenui non ve l'ho detto siamo in cinque 8582_7877_000073 non sono omero voi non siete vecchi di troia ma vi giuro che medea è centomila volte più bella di elena e vi prego d'argomentare similmente quella sua divina indescrivibile bellezza dal vedermi ora andare attorno per le vie di roma con questa filuca di mammina sua 8582_7877_000074 noi amici quasi sgomenti nel vedercelo passar davanti gli lanciavamo ogni volta un grido affettuoso o lo chiamavamo per nome tendendogli le braccia 8582_7877_000075 da circa un mese difatti oppresso dal lavoro egli ha preso l'abitudine di uscir di casa anche di sera a fare una giratina per sollievo ne ha tanto bisogno pover'uomo 8582_7877_000076 vi prego di credere che la nostra voce è ancora divinamente bella più divinamente bella di quando facevamo andare in visibilio le platee del mondo intero e ci staccavano i cavalli dalla vettura 8582_7877_000077 qualcuno di noi finse di mostrarsene seriamente impensierito senza dubbio carlino era in pericolo dovevamo salvarlo a ogni costo da quel mostro che lo aveva rapito e se lo trascinava chi sa a qual bufera infernale 8582_7877_000078 avete veduto i ragazzi di scuola quando il maestro esce per un momento dalla classe dopo due o tre ore di lezione così siamo noi appena egli volta le spalle per poco non ci buttiamo le braccia al collo ballare balliamo davvero il marchese colli salta al pianoforte e attacca un galoppo 8582_8842_000000 nessuno lo riconosceva più matteo sinagra quello lì non si riconosceva più neanche lui stesso per dire la verità e quella mattina finalmente 8582_8842_000001 in questo galoppino uscito or ora di casa né lui si sentiva né gli altri lo riconoscevano e dunque chi era lui 8582_8842_000002 sì perché era stato anche abbastanza fortunato lui fino a tre anni fa non gli era mai riuscito nulla difficile né mai s'era fermato un momento perplesso se fare o non fare una tal cosa se prendere questa o quella via 8582_8842_000003 via via via non si vergognava un morto ancora in piedi a cuccia là al cimitero tolto di mezzo l'ingombro di questo morto alla vedova alle due orfanelle avrebbero pensato i parenti 8582_8842_000004 s'era gettato con gaia fiducia a tutte le imprese s'era incamminato per tutte le vie ed era andato sempre avanti superando ostacoli che forse per gli altri sarebbero stati insormontabili fino a tre anni fa 8582_8842_000005 coperta di velluto rosso anche d'infima qualità con borchie e maniglie dorate a dir poco quattrocento lire 8582_8842_000006 sta in attesa anche lui della morte povero pignocco e in quell'attesa ecco qua provvisoriamente dorme sopra i tanti morti che dormono per sempre sotto 8582_8842_000007 oh e che roba è questa niente pignocco uno che deve andar sotto chiama chiama che gli apparecchino il letto giú alla meglio senza tanti riguardi 8582_8842_000008 non solo perché aveva perduto tutto il suo non solo perché s'era ridotto in quella misera avvilente condizione di galoppino con l'abito stinto il cappello spelato le scarpe sdrucite no no 8582_8842_000009 e guarda con occhi nuovi le cose che non sono piú per lui che per lui non hanno piú senso gli alberi oh guarda erano cosí gli alberi erano questi 8582_8842_000010 se l'è colto e se l'è offerto da sé per tutte le corone che i parenti e gli amici non gli offriranno è qua ancora sopra la terra 8582_8842_000011 andando coi suoi piedi a uccidersi economicamente al cimitero davanti al cancelletto della sua gentilizia di modo che con pochissima spesa lí stesso dopo l'accesso del pretore 8582_8842_000012 come nessuno che stia nella vita può berla è aria come aria non respiro per vivere tutta questa infinita avvolgente delizia mica la possono avere gli altri morti che se ne vanno per quella via in carrozza 8582_8842_000013 quella gaia fiducia gli era crollata e insieme eran crollate le imprese finora sostenute con mezzi e atti di cui ora improvvisamente e quasi con sgomento non si sapeva piú render conto egli stesso 8582_8842_000014 è proprio per i morti una dimora invidiabile questo cimitero lontano dal paese i vivi ci vengono di raro 8582_8842_000015 matteo sinagra lo sa perfettamente che è un morto un morto vecchio anche un morto di tre anni che ha avuto tutto il tempo di votarsi d'ogni rimpianto della vita perduta 8582_8842_000016 ma da ora soltanto no perdio da tre anni così da tre anni era morto da ben tre anni 8582_8842_000017 un altro che ancora non viveva che bisognava imparasse a vivere se mai una nuova vita meschina affliggente da dieci lirette al giorno 8582_8842_000018 un sasso erano cosí i sassi erano questi sí eccolo un piccolo frantume di roccia un pezzo di terra viva di tutta questa terra viva un frantume dell'universo 8582_8842_000019 cosí alieno e sereno e felice coi suoi piedi alla sua fossa come a una festa col fiorellino all'occhiello ecco l'entrata del cimitero 8582_8842_000020 ma non pensano all'orribile ingombro del corpo che resta lí duro sul letto uno o due giorni e ai fastidii e alle spese dei vivi che pur piangendogli attorno debbono liberarsene 8582_8842_000021 piú tardi verso sera allorché prima di chiudere il cancello si recherà in giro a fare un'ultima ispezione troverà un ingombro nero in quel vialetto là in fondo 8582_8842_000022 s'era trovato all'improvviso a tu per tu con un altro se stesso ch'egli non conosceva affatto in un altro mondo che gli si scopriva adesso per la prima volta attorno duro ottuso opaco inerte 8582_8842_000023 aveva avuto l'impressione strana che tutte le cose a un tratto proprio gli si fossero votate d'ogni senso tutta la vita gli si fosse fatta vana 8582_8842_000024 poi aveva considerato la rovina non sua solamente ma anche del padre e del fratello della seconda moglie che gli avevano affidato grossi capitali 8582_8842_000025 forse si sveglierà tra poco allo scoppio secco della rivoltella ma forse neppure è cosí piccola la rivoltella e lui dorme cosí profondamente 8582_8842_000026 poi una buona mancia a chi lo avrebbe lavato e vestito da morto bel servizio spesa per la papalina di seta e per le pantofole di panno 8582_8842_000027 ci saranno sí e no un centinaio di gentilizie senz'alcuna pretesa d'arte cappellette con un altarino il cancelletto e un po' di fiori attorno 8582_8842_000028 e ne valeva la pena matteo sinagra il vero matteo sinagra era morto morto assolutamente tre anni fa 8582_8842_000029 bisognerebbe svegliare pignocco dirgli eccomi qua sono dei tuoi sono venuto da me co' miei piedi per far risparmiare un po' di soldi ai miei parenti ma è questa la cura che tu ti prendi di noi 8582_8842_000030 ma forse il suocero e il cognato pur soffrendo gravi danni si sarebbero rialzati la sua rovina invece era totale 8582_8842_000031 questo gli avevano detto con la piú ingenua crudeltà gli occhi di quell'amico incontrato per caso quella mattina ritornato in paese dopo circa sei anni d'assenza questo amico non sapeva nulla della sciagura di lui 8582_8842_000032 ora è leggero leggero una piuma ha ritrovato se stesso è entrato nella sua qualità d'ombra di se stesso 8582_8842_000033 zitto rincantucciato in un angolo era rimasto a guardar le smanie e le lacrime della moglie disperata come un insensato tutto barba e tutto capelli 8582_8842_000034 era stato un amico un caro amico del buon tempo a chiarirgli la situazione chi era piú lui nessuno 8582_8842_000035 tutto cosí da un giorno all'altro gli s'era cangiato oscurato anche l'aspetto delle cose e degli uomini 8582_8842_000036 e un sapore nuovo ha l'aria che gli entra nei polmoni una soavità di refrigerio su le labbra nelle narici l'aria ah l'aria che delizia la respira ah la beve ora come non l'ha mai bevuta di là nella vita 8582_8842_000037 ancora è lunga la via ma egli già potrebbe fermarsi qui è nell'eternità vi cammina vi respira in un'ebbrezza divina ignota ai vivi 8582_8842_000038 un carro di prima classe con cavalli bardati e impennacchiati cocchiere e staffieri in parrucca i suoi parenti non lo avrebbero preso di certo per lui ma uno di seconda sí almeno per gli occhi del mondo 8582_8842_000039 in prima era rimasto quasi con quello stordimento che il silenzio cagiona a coloro che vivono in mezzo a un fracasso di macchine allorché d'un subito vengono fermate 8582_8842_000040 e gli occhi quegli occhi erano rimasti a mirarlo con tale espressione di smarrimento e insieme di pietà e di ribrezzo ch'egli tutt'a un tratto s'era veduto in essi morto assolutamente morto senza piú neanche un briciolo in sé di quella vita che matteo sinagra aveva avuto 8582_8842_000041 e chissà quant'altre piccole spese imprevedibili tutto questo matteo sinagra avrebbe fatto risparmiare ai parenti 8582_8842_000042 tutt'a un tratto chi sa come chi sa perché quella specie d'estro che per tanti anni lo aveva assistito e spinto innanzi àlacre e sicuro gli s'era spento 8582_8842_000043 muoversi e perché perché uscire di casa inutile ogni atto ogni passo inutile anche parlare 8582_8842_000044 è una cosa davvero divertente un godimento inaudito un morto che se ne va da sé co' suoi piedi piano piano con tutto il comodo al suo destino 8582_8842_000045 i morti la fanno in carrozza chiusi e saldati in una doppia cassa di zinco e di noce egli cammina respira può volgere il collo di qua e di là a guardare ancora 8582_8842_000046 matteo sinagra entra e saluta il vecchio custode che sta seduto davanti all'uscio della sua casetta a destra dell'entrata con lo scialle bigio di lana su le spalle ed il berretto gallonato sul naso ehi pignocco pignocco dorme 8582_8842_000047 e zitto zitto in punta di piedi matteo sinagra senza svegliare pignocco s'introduce è ancora presto per andare a dormire vagherà per i vialetti fino a sera curiosando da morto s'intende 8582_8842_000048 s'era messo a fare il galoppino per conto di quella piccola banca agraria il cappello spelato l'abito stinto le scarpe sdrucite e un'aria d'allocco che consolava 8582_8842_000049 e ancora stava lí in piedi camminava respirava guardava ma come se non era piú niente se non era piú nessuno con quell'abito addosso di tre anni fa con quelle scarpe di tre anni fa ancora ai piedi 8582_8842_000050 avrebbero potuto cacciarlo dentro a quattro assi nude senza neanche dargli una spazzolata e calarlo giú dove riposavano da un pezzo il padre la madre la prima moglie e i due figliuoli che n'aveva avuti 8582_8842_000051 eccolo qua in tasca verrà con lui e quel fiorellino ma sí anch'esso qua qua all'occhiello di questo morto che se ne va da sé 8582_8842_000052 quella via che conduce al cimitero a farla cosí da morto per l'ultima volta senza ritorno gli si rappresenta in un modo nuovo che lo riempie d'una gioia di liberazione che è veramente già fuori della vita oltre la vita 8582_8842_000053 non era piú veramente nessuno perché non c'era piú niente in lui fuorché l'aspetto e pur esso tanto cangiato irriconoscibile di quel matteo sinagra ch'egli era stato fino a tre anni fa 8582_8842_000054 ma sí di certo anche lui tutte le sciocchezze che si fanno di solito senz'accorgersene con molta leggerezza e grande facilità 8582_8842_000055 e quei monti laggiú perché quei monti azzurri con quella nuvola bianca sopra le nuvole che cose strane e là in fondo il mare era cosí quello è il mare 8582_8842_000056 ma è proprio come se fosse venuto da sotto dopo tre anni per curiosità di vedere che effetto fanno sul poggio queste tombe gentilizie queste aiuole questi vialetti inghiaiati queste croci nere e queste corone di latta nel campo dei poveri un bell'effetto veramente 8582_8842_000057 ecco non aveva ormai da pensare ad altro matteo sinagra la vita gli s'era tutt'a un tratto come votata d'ogni senso quasi non ricordava piú con precisione ciò che vi avesse fatto 8582_8842_000058 mi vuoi portami con te un sasso un sasso della via e perché no matteo sinagra si china lo raccatta lo pesa nella mano 8582_8842_000059 finché non era venuto sulle furie il cognato a cacciarlo fuori a spintoni dopo averlo fatto tosare a viva forza c'era da fare qualche cosa 8582_8842_000060 un'altra ventina di passi e il morto sarà a casa sua niente lagrime ci viene da sé con passo svelto e con quel fiorellino all'occhiello 8582_8842_000061 spesa per le quattro torce da accendere ai quattro angoli del letto mancia ai becchini che avrebbero portato a spalla il feretro fino al carro e poi dal carro alla fossa spesa per una corona di fiori almeno una santo dio 8582_8842_000062 tesi stirati attuffati nel bujo d'una cassa neanche i vivi la possono avere i vivi che non sanno che cosa voglia dire goderla dopo cosí una volta e per sempre eternità viva presente fremente 8582_8842_000063 s'ha un bel dire fa bene ai morti pensare che un vivo vegli sul loro sonno e stia in faccende sopra la terra che gli ricopre sonno sopra sonno sotto troppo sonno 8582_8842_000064 oh via che cura povero pignocco che bisogno di custodia hanno i morti quando ha annaffiato qua e là qualche aiuola quando ha acceso in questa e in quella gentilizia qualche lampadino che non fa lume a nessuno 8582_8842_000065 per risparmio di spese ai parenti è venuto da sé e anche per il piacere di vedersi cosí prima morto tra i morti a casa sua arrivato a destino in buona salute con gli occhi aperti in perfetta coscienza 8582_8842_000066 da guadagnare dieci lirette al giorno mettendosi per galoppino a servizio d'una piccola banca agraria che s'era aperta or ora che stava a covare lí su quella sedia fuori fuori non bastava il danno arrecato finora 8582_8842_000067 i morti hanno l'aria di credere che il forte sia perdere la vita e che tutto sia finito con essa per loro senza dubbio 8582_8842_000068 lasciagli in tasca il sasso che si è seccato anch'esso di stare al sole su la strada e lasciagli anche il fiorellino all'occhiello che è la sua civetteria di morto in questo momento 8582_8842_000069 e matteo sinagra resta a contemplar quel sonno dell'unico vivo fra tanti morti e in qualità di morto ne prova dispiacere una certa irritazione 8582_8842_000070 sapendo quanto costa questa liberazione in un caso come il suo cioè di morte in buona salute i signori morti volontari potrebbero far due passi fino al cimitero e andare a riporsi tranquillamente da sé 8582_8842_000071 s'era chiuso in casa schiacciato non tanto dal peso della sciagura quanto dalla coscienza dell'irrimediabilità del guasto misterioso avvenuto così fulmineamente nel congegno della sua vita 8582_8842_000072 fanno un bel vedere questi cipressi di guardia al cancello oh è una casa modesta in vetta a un poggio tra gli olivi 8582_8842_000073 voleva anche vivere con la moglie e le due piccine alle spalle delle sue vittime fuori fuori ecco qua era uscito di casa da alcuni giorni 8582_8842_000074 poi lasciamo la banda municipale che se ne poteva far di meno ma col paio di dozzine di ceri per l'accompagnamento delle orfanelle del boccone del povero che vivevano di questo cioè delle cinquanta lire che si davano loro per accompagnare tutti i morti della città 8582_8842_000075 duecentocinquanta lire prezzo di tariffa la cassa poi se pure d'abete e non di noce o di faggio nuda nuda non l'avrebbero certo lasciata sempre per gli occhi del mondo 8582_8842_000076 passando per via non lo aveva riconosciuto matteo ma come sei tu matteo sinagra dicono ma come 8582_8842_000077 quando ha spazzato le foglie morte dai vialetti che altro gli resta da fare non fiata nessuno lí dentro il ronzío delle mosche allora e il lento stormire degli smemorati olivi sul poggio lo persuadono a dormire 8582_8842_000078 e allora appena quell'amico non sapendo piú trovare una parola uno sguardo un sorriso da rivolgere a quest'ombra gli aveva voltato le spalle 13211_8906_000000 forse voi non siete vissuta lungo tempo nel fondo del mare no certo disse alice e forse non siete stata mai presentata a un gambero 13211_8906_000001 vociò il grifone a squarciagola ritornate a terra di nuovo e e questa è la prima figura disse la falsa testuggine abbassando la voce tutt'a un tratto e le due bestie che pur dianzi saltavano follemente si sdraiarono meste silenziose e guardarono alice 13211_8906_000002 volete voi volete volete voi ballare volete voi volete co gamberi danzare che male gli rispose il candido nasello di là c'è un'altra sponda cè un suolo assai più bello 13211_8906_000003 spiegateci ciò disse la falsa testuggine no no prima le avventure sclamò il grifone impaziente le spiegazioni sono lungaggini nojose così alice cominciò a raccontar loro i casi suoi sin dal momento che incontrò il coniglio bianco 13211_8906_000004 nel lor giardino in fretta mangiavano un pasticcio l'ostrica e la civetta perchè recitarci tutte coteste sciocchezze interruppe la falsa testuggine se non ce le spiegate è una vera babelle di confusione 13211_8906_000005 astro di sera e chi sarà lo sciocco che a te preferirà sia pesce o caccia s'ei di te può comprarne anche un baiocco per lavarsi lo stomaco e la faccia 13211_8906_000006 e battendo il tempo con le zampe davanti mentre la falsa testuggine cantava adagio adagio e mestamente nasel disse a lumaca cammina un po' più lesta ché un porcellin di mare la coda mi calpesta 13211_8906_000007 nel mar scaraventati co gamberi saremo rispose la lumaca oimè gli è un pò lontano a me non piace un ballo cotanto ardito e strano 13211_8906_000008 non so dove sia tavo disse la falsa testuggine ma se voi li avete veduti spesso sapete che cosa sono lo credo lo credo rispose alice raccorgendosi 13211_8906_000009 e ripeteteci la canzona piemontese trenta quaranta oh come queste bestie comandano e fanno recitar le lezioni pensò alice sarebbe lo stesso per me che fossi a scuola 13211_8906_000010 ve ne potrei raccontare cominciando da stamane disse alice assai timidamente ma è inutile raccontarvi quelle di ieri perchè ieri io era tutt'altra persona oh 13211_8906_000011 mentre il vento portava sempre più debolmente alle loro orecchie l'eco fuggevole delle parole soavi e malinconiche canto all'astro di sera 13211_8906_000012 alice non rispose ma sedette con la faccia nascosta fra le mani pensando se mai le cose tornassero una volta al loro corso naturale vorrei che me lo spiegaste domandò la falsa testuggine non sa spiegarlo disse il grifone cominciate la seconda strofa 13211_8906_000013 continuate la seconda strofa replicò il grifone con impazienza comincia bianca la sera alice non osava disubbidire benchè fosse sicura che la reciterebbe tutt'al rovescio e disse con voce tremante bianca la sera appare 13211_8906_000014 grazie tante è una bella contraddanza disse alice lieta che fosse finita e poi quel canto curioso del nasello mi piace tanto a proposito dei naselli disse la falsa testuggine 13211_8906_000015 le miche di pane sparirebbero nel mare ma essi hanno però la coda in bocca e la ragione è questa e quì la falsa tartaruga sbadigliò e chiuse gli occhi 13211_8906_000016 la falsa testuggine sospirò profondamente e con voce talvolta soffocata da singhiozzi cantò così astro di sera o verdeggiante e ricca zuppa che fumi in concava zuppiera 13211_8906_000017 foche testuggini di mare salmoni e simili poi quando avete tolti via della spiaggia i polipi viscosi e ciò fa perdere molto tempo interruppe il grifone voi fate un avant deux 13211_8906_000018 e disse è curioso davvero è curioso come la curiosità sclamò il grifone è uscito fuori tutto diverso soggiunse la falsa testuggine dopo averci riflettuto sopra 13211_8906_000019 possiamo farla senza gamberi sapete chi canterà cantate voi disse il grifone io ho dimenticate le parole e cominciarono a ballare gravemente intorno ad alice pestandole i piedi quando le si avvicinavano troppo 13211_8906_000020 scambiate i gamberi e ritornate en place continuò il grifone e poi capite continuò la falsa testuggine voi scaraventate i i gamberi urlò il grifone saltando come un matto nel mare con tutta la vostra forza 13211_8906_000021 ciò non di meno si levò e cominciò a ripeter quel canto ma la sua testolina era tanto piena di gamberi e di contraddanze che non sapea che si dicesse e i versi usciron fuori assai male 13211_8906_000022 essi sono voi ne avete veduti non è vero sì rispose alice li ho veduti spesso a tavo e inghiottì il resto della parola 13211_8906_000023 son trenta e son quaranta il gambero già canta m'han troppo abbrustolito mi voglio inciprïare in faccia a questo specchio mi voglio spazzolare e voglio rivoltare e piedi e naso in su 13211_8906_000024 a proposito di piedi continuò la falsa testuggine come poteva egli rivoltarli e col naso per giunta è la prima posizione nel ballo disse alice ma era talmente imbarazzata con quell'argomento che non vedeva il momento di mutar soggetto 13211_8906_000025 ma bentosto cominciò a sentire un poco di paura che le due bestie le si erano appiccicate ai fianchi slargando gli occhi e spalancando le bocche però in pochi istanti la piccina si riebbe dal timore 13211_8906_000026 ma cotesto costì gli è diverso da quello ch'io recitava quando era bimbo disse il grifone non l'ho mai sentito prima osservò la falsa testuggine ma gli è sciocco 13211_8906_000027 dall'adria alla dalmazia faremo un salto audace oh non temer carina sta quieta e vivi in pace volete voi volete volete voi ballare volete voi volete co gamberi danzare 13211_8906_000028 indi nuotate dietro a loro strillò il grifone fate una capriola nel mare gridò la falsa testuggine saltellando mattamente qua e là scambiate di nuovo i gamberi 13211_8906_000029 i suoi uditori si mantennero quieti sino a che ella giunse alla ripetizione del guglielmo tu sei vecchio da lei fatta al bruco e siccome le parole le uscivano tutte diverse dal vero originale la falsa testuggine diè fuori uno de suoi sospironi 13211_8906_000030 hanno la coda in bocca e son tutti coperti di pan grattato v'ingannate in quanto al pan grattato soggiunse la falsa testuggine 13211_8906_000031 ognuno avendo un gambero per cavaliere gridò il grifone eh già disse la falsa testuggine voi fate un avant deux poi un 13211_8906_000032 ei pare ch'abbia un osso a traverso della gola disse il grifone e si accinse a scuoterla e a batterle la schiena finalmente la falsa testuggine ricoverò la voce e con le lagrime che gli colavano sulle guancie riprese il discorso 13211_8906_000033 vieni vieni gridò il grifone e prendendo alice per mano fuggì con lei senza aspettar la fine del coro che processo domandò alice tutta affannata mentre fuggiva ma il grifone rispose soltanto vieni e scappava più lesto 13211_8906_000034 debb'essere una gran bella contraddanza cotesta disse timidamente alice ne vorreste avere un saggio domandò la falsa testuggine mi piacerebbe di molto disse alice animo dunque facciamo la prima figura disse la falsa testuggine al grifone 13211_8906_000035 vorrei che ella ci recitasse qualche cosa ora dìlle che cominci e guardò il grifone pensando ch'egli avesse autorità sopra alice levatevi disse il grifone 13211_8906_000036 oh sì una canzona se la falsa testuggine vorrà cantarcela rispose alice ma con tanta premura che il grifone gridò con una voce di bestia offesa ah chi può spiegare i gusti altrui compare cantaci la canzona della zuppa di testuggine 13211_8906_000037 e così si attaccarono la coda in bocca e così non potettero distaccarsela più e questo è quanto grazie disse alice davvero è interessante non ne seppi mai tanto intorno a naselli presto fateci un racconto delle vostre avventure disse il grifone 13211_8906_000038 ditegliela voi la ragione chiese al grifone la ragione è la seguente disse il grifone essi vollero andare a ballo co' gamberi e così furono buttati nel mare e così fecero il capitombolo molto al di là 13211_8906_000039 capitolo dieci la falsa testuggine die' fuori un gran sospiro e passò il rovescio d'una natatoia sugli occhi riguardò ad alice e cercò di parlare ma per qualche istante i singhiozzi glielo impedirono 13211_8906_000040 in te rapito il cucchiaion si ficca e ne riempie una scodella intiera astro di sera deliziosa zuppa in te il mio pan s'inzuppa e di te canto o zup pa canto all'astro di sera canto la tua bontà civile zuppa 13211_8906_000041 già gamberi e testùdi sen vengono a fidanza e aspettano il segnale per cominciar la danza volete voi volete volete voi ballare volete voi volete co gamberi danzare che gioja che delizia innanzi e indietro andremo 13211_8906_000042 bis il coro gridò il grifone e la falsa testuggine si preparava a ripeterlo quando s'udì una voce in distanza comincia il processo 13211_8906_000043 astro di sera deliziosa zuppa in te il mio pan s'inzuppa e di te canto o zup pa canto all'astro di sera canto la tua bonta ci vile zuppa 13211_8906_000044 sì ma fareste meglio di smettere disse il grifone e alice fu lieta di terminare quella filastrocca vogliamo provare un'altra figura della contraddanza dei gamberi continuò il grifone o preferireste invece una canzona dalla falsa testuggine 13211_8906_000045 alice stava per dire una volta gustai ma inghiottì la frase e disse no mai voi non potete farvi una idea della bellezza d'una contraddanza de' gamberi no davvero rispose alice ma ch'è mai la contraddanza de' gamberi